Oggi 28 novembre, a Roma migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi e dei settori pubblici sfileranno per rivendicare il diritto al rinnovo dei contratti nazionali, dopo sei anni di blocco della contrattazione.
Alla manifestazione partecipa anche una delegazione di Fp e Flc Cgil di Imola.
Oltre 25 sigle, in rappresentanza di scuola, sanità, funzioni centrali, servizi pubblici locali, sicurezza e soccorso, università, ricerca, privato sociale, per rivendicare unitariamente il contratto collettivo nazionale. Manifesteranno anche tutti coloro che sono stati colpiti dalla politica dei tagli del Governo, a partire dai medici, in lotta contro la riduzione di risorse al fondo sanitario nazionale, che mette pesantemente in discussione il diritto alla salute dei cittadini.
Il sostanziale blocco della contrattazione di tutto il pubblico impiego, che si riverbera anche sui contratti del privato che gestisce servizi pubblici, oltre a colpire milioni di lavoratori privandoli di una retribuzione adeguata, è funzionale al restringimento del perimetro pubblico e del sistema di welfare del nostro Paese, unica garanzia dell’universalità dei diritti sociali (salute, istruzione, sicurezza, previdenza), e quindi colpisce indirettamente tutti i cittadini, lavoratori e pensionati. La Corte Costituzionale ha definito illegittimo non rinnovare i contratti del pubblico impiego. Sono passati sei mesi, ma il Governo non dà ancora attuazione a quella sentenza. Non è più tollerabile il sacrificio dell’articolo 39 della Costituzione, ovvero l’esercizio del diritto alla contrattazione. Il Governo immagina che la convocazione dell’Aran e i 300 milioni messi a disposizione con la Legge di stabilità 2016 per il prossimo triennio siano la risposta sufficiente alla sentenza della Corte. Il sindacato la pensa diversamente: sono misure largamente inadeguate, visti i sei anni di blocco contrattuale alle spalle. ( http://www.cgilimola.it/ )
Il sostanziale blocco della contrattazione di tutto il pubblico impiego, che si riverbera anche sui contratti del privato che gestisce servizi pubblici, oltre a colpire milioni di lavoratori privandoli di una retribuzione adeguata, è funzionale al restringimento del perimetro pubblico e del sistema di welfare del nostro Paese, unica garanzia dell’universalità dei diritti sociali (salute, istruzione, sicurezza, previdenza), e quindi colpisce indirettamente tutti i cittadini, lavoratori e pensionati. La Corte Costituzionale ha definito illegittimo non rinnovare i contratti del pubblico impiego. Sono passati sei mesi, ma il Governo non dà ancora attuazione a quella sentenza. Non è più tollerabile il sacrificio dell’articolo 39 della Costituzione, ovvero l’esercizio del diritto alla contrattazione. Il Governo immagina che la convocazione dell’Aran e i 300 milioni messi a disposizione con la Legge di stabilità 2016 per il prossimo triennio siano la risposta sufficiente alla sentenza della Corte. Il sindacato la pensa diversamente: sono misure largamente inadeguate, visti i sei anni di blocco contrattuale alle spalle. ( http://www.cgilimola.it/ )
Angelo Gentilini, da info Cgil Imola.