29 novembre 2013

Ho visto un uomo solo

Pubblico un brano-poesia della mia band (Perdirvi) che racconta la solitudine di un uomo, che può essere la solitudine di tanti, uomini, donne, giovani e anziani, in un mondo dove i personalismi, gli individualismi, i populismi, le arroganze, stanno impoverendo tutti...mentre una piccola parte si arricchisce a dismisura.
Ovviamente il brano è una poesia che ognuno può interpretare a modo suo, noi quando la cantiamo e la suoniamo, sappiamo per chi e a chi è dedicata, che non è un populista e un miliardario.

Oggi ho visto un uomo che parlava solo
Oggi ho visto un uomo che vagava solo
Oggi ho visto un uomo era solo in mezzo a cento

L’ho visto lanciare un grido muto per un mondo sordo
L’ho visto lanciare un grido muto per un mondo sordo

Il suo sguardo era fiero ma spento
Il suo bacio era stretto nel cemento
Il suo abbraccio era legato da uno straccio

L’ho visto bruciare silenzioso all’ombra della sua cenere
L’ho visto bruciare silenzioso all’ombra della sua cenere

L’hanno internato giovane reo delle sue rogne
Ne uscirà guarito vecchio con le ossa dentro al fosso

Una luce brilla perenne nel suo video
Il suo mondo splende senza un difetto
Oggi questo uomo corre solo al progresso
Oggi questo pazzo non è mai stato cosi solo
Ti occupi di tutto ma di te che cosa ascolti

Ci stai stretto tra i tuoi pezzi che oramai sono suoi
Oggi ho fatto un giro con un mio amico che ho capito che era dio
Angelo Gentilini "Perdirvi"

26 novembre 2013

Gianni Cuperlo mi convince sempre di più

Roma, 24 novembre 2013. Gianni Cuperlo: “Se ti proponi di cambiare tutto, nel centrosinistra e nel Paese, non lo fai come secondo lavoro, perché noi siamo la sinistra non il volto buono della destra, perché serve un partito non un comitato elettorale. Devi dire dove vuoi portare questo Paese e questo partito. Io non voglio riportarlo da dove siamo venuti, ma vorrei portarlo dove non siamo mai riusciti ad andare. In parte per paura delle nostre stesse convinzioni, perché la sinistra ha pagato lo smarrimento delle sue idee e dei suoi valori, ha pagato una subalternità ai suoi avversari. Ora dobbiamo cambiare spezzando rendite, pensando un sistema economico diverso che dovrà fondersi a un’altra etica del pubblico e del mercato. Se tra noi c’è chi pensa che la via, dopo vent’anni, sia privatizzare le ferrovie e la Rai, prelevare 4 miliardi dalle pensioni fino a 3.500 euro lordi, abolire l’articolo18, tenersi la riforma Fornero e con il sindaco d’Italia passare da un regime parlamentare a una Repubblica presidenziale, io dico che quel disegno è radicalmente sbagliato. E se qualcuno dice che l’Italia è ridotta così per colpa dei sindacati, partiti, pensionati, io dico che è una dichiarazione insopportabile”.
Claudio Sardo, l’Unità: “ Per Cuperlo il cambiamento è anzitutto rottura dello schema liberista e dei suoi derivati. E’ liberazione della sinistra dalla subordinazione politica e culturale, cui è stata costretta dall’egemonia della destra”.
Curzio Maltese, la Repubblica: “ Gianni Cuperlo incarna i valori del socialismo classico, una storia lunga. Scrive meglio di quanto parla, come i leader di una volta , e il suo documento congressuale è uno dei migliori mai letti. E’ un autentico figlio del popolo, per quanto non ne abbia l’aria, e di conseguenza disprezza ogni forma di populismo. Il suo problema che in Italia nessuno legge nulla, tantomeno i documenti politici, e il Paese va pazzo per i miliardari populisti”.

 Angelo Gentilini

22 novembre 2013

Percorsi e piste ciclabili...e non solo.

Purtroppo da anni si intensificano le segnalazioni e gli articoli sull'uso della bicicletta e sulla necessità di piste e percorsi ciclabili che ripercorrano il modello in uso negli altri paesi europei. Io, sempre da anni, ho scritto dei post su queste dinamiche e li ripropongo  perchè sono sempre attuali, nei dati e come indirizzo tecnico operativo. Vedi sotto i link.
Angelo Gentilini

09 settembre 2009


Dove Andremo in Bicicletta???


La bici, il ciclismo, i corridori, gli allenamenti, le corse ed ora le salutari passeggiate sono parte della mia vita.
Ancora oggi mentre pedalo, per fortuna, penso e ragiono un po’ su tutto in generale, ed è proprio l’esercizio armonico e rotondo della pedalata che mi apre gli spazi e i paesaggi.
Ogni anno rientro dalle ferie con certezze e interrogativi.Perché il nostro territorio non investe nei cosiddettipercorsi ciclabili extra-urbani!??
E’ sufficiente portare a confronto dei dati in km… per capire in fretta che in Italia, in generale, siamo molto in difetto con gli altri paesi europei. Ciò nonostante girando l’Italia si scopre che avanzano progetti e percorsi, alcune associazioni hanno perfino proposto il recupero e la trasformazione delle vecchi linee ferroviarie dismesse, in percorsi ciclabili.
Ma… si fatica a fare il salto culturale, ambientale, paesaggistico, sportivo e del vivere il tempo libero.
Sicuramente qualche politico locale può obiettare che nel circondario imolese vi sono tot.. km… di piste ciclabili. OK concordo, ma sono un’altra cosa da quello che sto dicendo e solo per non dilungarmi evito elementi tecnici a supporto.

20 novembre 2013

Il Compagno Berlinguer la pensava cosi

“Non c'è bisogno di aspettare l'intervento della magistratura. Di fronte a fatti così gravi, che ledono il prestigio delle istituzioni, sarebbe doveroso da parte dei ministri coinvolti rassegnare le proprie dimissioni e avere il gusto, lo stile, di ritirarsi dalla politica e cambiare mestiere” ( Enrico Berlinguer )
Tribuna Politica, 15 dicembre 1981, a proposito dei ministri del Governo coinvolti nello scandalo P2.


19 novembre 2013

Primarie PD..."io resto coerente"

Nazionale e Regione. Renzi vince la sfida tra gli iscritti Pd con il 46,7%: l’8 dicembre si cambia l’Italia. Cuperlo conquista il 38,4: risultato oltre ogni previsione, la sfida è tutta aperta. Civati è al 9,2 mentre Pittella è fuori dalle primarie. Polemica sul «risultato bulgaro» pro Renzi a Salerno, inoltre in questa occasione si registra che la maggioranza dei notabili e cammellati del partito si sono schierati pro-Renzi (Veltroni, Fassino, Franceschini per arrivare fino a Bassolino e tanti altri). Si evidenzia anche che,Imola a parte, nella provincia di Bologna, Cuperlo è al 51,9%, contro il 35,4% di Renzi, e che gli ex- Margherita sono schiacciati su Renzi, mentre gli ex-DS si sono divisi tra i 4 candidati in corsa, ora rimasti in 3. Nel totale in Emilia Romagna ha vinto Cuperlo con 43,6%, poi Renzi 42,3%, Civati 12,9% e Pittella 1,2%.

Imola. Matteo Renzi vince nelle votazioni degli iscritti del Pd di viale Zappi per decidere chi saranno i tre sfidanti alle primarie per scegliere il segretario nazionale del partito l'8 dicembre. Ecco i risultati: Renzi 746 voti con 46,1% seguito da Gianni Cuperlo con 676 voti (41,8%) che lasciano a grande distanza Pippo Civati con 177 preferenze corrispondenti al 10,8% e in fondo solamente con le briciole Pittella con 21 voti e l'1,3%. Il successo di Renzi non era scontato perché per la prima volta nel territorio del circondario i maggiorenti del partito, e pure i giovani, si sono spaccati quasi a metà fra i sostenitori di Renzi (il sindaco di Imola Daniele Manca, il suo vice Roberto Visani, il segretario Pd Marco Raccagna, il consigliere provinciale Gabriele Zaniboni e Pierpaolo Mega con gli entusiasti) e quelli di Cuperlo (gli on. Daniele Montroni e Bruno Solaroli, l'ex deputato Massimo Marchignoli e la capogruppo in Regione Anna Pariani oltre alla segretaria dei Giovani democratici Francesca Degli Esposti) mentre per Civati c'era solamente un pezzo della giunta di Castel San Pietro con in testa in sindaco Sara Brunori e l'assessore Sauro Dal Fiume.

Io resto coerente e fedele all'analisi politica che occorre rinforzare la sinistra, in Italia e nel contesto d'insieme europeo. Forse non è ben presente a tutti che abbiamo delle immani sfide da sostenere contro dei poteri del mondo globalizzato e che, su questo, siamo in forte ritardo. Sotto ci sono i link dei post che ho scritto precedentemente su Cuperlo, Renzi e Bersani. La coerenza nell'azione politica se è prodotta da un'attenta analisi è lungimirante e può portare lontano e dei risultati. Ma come è possibile contrastare delle forze potentissime con gente che cambia ad ogni stagione???
Leggi..."Con Gianni Cuperlo per rilanciare la sinistra"
Leggi..."Le responsabilità politiche di Matteo Renzi"
Leggi..."Domenica 2 dicembre, io sto con Bersani"
Angelo Gentilini




18 novembre 2013

Imola: Il punto Fiom sulla Filomarket

In riferimento all'articolo “Un'ombra cala sulla Filomarket, a rischio 40 dipendenti”, pubblicato da Il Resto del Carlino di Imola, la Fiom territoriale ritiene necessario fare alcune doverose precisazioni, in un momento così critico per l'occupazione. «Con l'accordo raggiunto sono stati evitati 81 licenziamenti, la perdita di una storica impresa imolese e il recupero da parte dei lavoratori di tutti i loro crediti, che non avrebbero percepito a causa del fallimento della FM – puntualizza Stefano Pedini, segretario generale della Fiom-Cgil territoriale -. Il titolo e il contenuto dell'articolo danno un'informazione distorta in una fase così critica per l'economia del territorio e soprattutto mancano di rispetto ai lavoratori di quell'azienda che in queste settimane e giorni hanno vissuto e vivono una situazione fortemente drammatica. Senza un nuovo partner, la Filoservice non avrebbe le forze e le risorse per proseguire le attività e tutti gli 81 lavoratori sarebbero entrati nella procedura fallimentare e quindi licenziati». L'accordo prevede che entro breve subentri un nuovo soggetto imprenditoriale, presente sul territorio regionale, che garantirà la continuità delle produzioni e la relativa occupazione all'interno del circondario imolese. Ad oggi sono stati assunti 40 lavoratori, altri due rientreranno a settembre 2014. I restanti 38 usufruiranno della cassa integrazione straordinaria per procedura concorsuale fino a marzo 2014, che potrà essere prorogata fino a settembre 2014, visti gli impegni assunti da  Filoservice. A loro è riconosciuto il diritto di precedenza per 48 mesi in caso di future assunzioni ed è stata pattuita una somma aggiuntiva al fine di integrare l'ammortizzare sociale che percepiranno. «E' stata una trattativa difficile – conclude Pedini –, ma riteniamo che l'accordo raggiunto, con tutti i suoi limiti, getti le basi per il rilancio di questa azienda così da garantire la ricollocazione del personale in cassa integrazione».
A.G. da info Fiom Cgil Imola


15 novembre 2013

FLM...un'idea e un senso da riconsiderare

Da diverso tempo negli incontri e riunioni sindacali, a vari livelli e rappresentanza, si rivendica la necessità dell'unità tra i lavoratori e lavoratrici salariati, giovani precari e pensionati. Accade spesso che viene portato ad esempio la FLM, il suo ruolo, il suo spirito, che non era solo unità d'azione, ma per gran parte della sua operatività significò la vera unione tra tutti i metalmeccanici italiani. Io penso che, avendone fatto parte, eravamo avanti a tutti nel modello sindacale e nella gestione della rappresentanza e che quella fosse la via da seguire anche dalle altre categorie. Ma come si sa l'Italia è sempre stato un paese in balia dei venti e anche le buone idee hanno faticato e faticano tuttora ad avanzare. Resta stabile e costante che a pagare la parte più salata del conto, da sempre, sono i soliti noti, lavoratori e pensionati , impotenti e più deboli perchè sono disuniti, come del resto lo sono anche i giovani e gli studenti.
Da Wikipedia:.................................La Federazione lavoratori metalmeccanici (FLM) è il nome con cui agli inizi degli anni settanta si unirono la Fiom, la Fim e la Uilm, le federazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici aderenti, rispettivamente, alle confederazioni CGIL, CISL e UIL. L'unione avvenne nell'ambito di quella confederale, ovvero la Federazione CGIL, CISL, UIL, di cui fu la più riuscita integrazione a livello categoriale. L'unificazione non fu mai organica, ma, almeno negli anni Settanta, fu qualcosa di più di un semplice patto di unità di azione. In un certo senso, la Flm, di fronte alle esitazioni e agli arresti del processo unitario a livello confederale, ebbe l'ambizione di rappresentare la punta avanzata e uno stimolo verso un più elevato grado di unità sindacale. Quando nacque formalmente nel 1973, la FLM era già una realtà che si era costruita negli anni Sessanta attraverso memorabili lotte e conquiste sindacali, culminate nell'autunno caldo del 1969. La FLM esercitò negli anni Settanta una certa egemonia su tutto il movimento sindacale e fu anche in grado di incidere sugli equilibri politici. Nel dicembre 1977, contro il parere delle confederazioni e dello stesso PCI (che appoggiava dall'esterno il governo), la Flm organizzò un'enorme manifestazione a Roma, che contribuì alla crisi del governo Andreotti III. Con gli anni Ottanta, tuttavia, i rapporti unitari si fecero sempre più labili e la Flm entrò in crisi: nel 1983 le diverse confederazioni firmarono il contratto nazionale, ma con motivazioni separate; nel febbraio 1984 si ebbe la rottura per il decreto sulla scala mobile (il cosiddetto "decreto di San Valentino", 14 febbraio). La sigla Flm sopravvisse per qualche tempo, soprattutto a livello di attività internazionale. Ma, alla fine, la separazione si consumò e Fim, Fiom e Uilm si accontentarono di una semplice unità d'azione, non di rado interrotta da rotture su questioni non marginali.
Angelo Gentilini

11 novembre 2013

Imola: "Sciopero e manifestazione"

BannerScioperoGenerale14novembre
La legge di stabilità va cambiata. Lavoratori e pensionati continuano ad essere penalizzati. Per questa ragione Cgil, Cisl e Uil hanno indetto 4 ore di sciopero che nel territorio imolese sono state proclamate per giovedì 14 novembre nella mattinata (per i turnisti le ultime 4 ore del turno), con manifestazione nella galleria del centro cittadino di Imola, a partire dalle ore 9.30.
«Per favorire crescita e occupazione occorre una decisa svolta – affermano Elisabetta Marchetti, segretaria generale della Cgil di Imola, Danilo Francesconi, segretario generale aggiunto della Cisl metropolitana, e Giuseppe Rago, coordinatore Uil Imola –. La legge di stabilità, invece, non mette in campo risorse adeguate per ridurre la tassazione su lavoro e imprese, né taglia la spesa pubblica improduttiva e i costi della politica. Con questo sciopero chiediamo che il lavoro venga messo al centro delle politiche del governo, proprio a partire dalla legge di stabilità, che va radicalmente modificata per tentare di uscire dalla recessione e tornare a crescere».
Ridurre le tasse a lavoratori, pensionati e imprese è il primo punto inserito nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil, che al Parlamento chiedono anche di rifinanziare subito la cassa integrazione, dare certezze ai lavoratori esodati, rivalutare le pensioni, riqualificare il sistema dei servizi, riformare le istituzioni e la pubblica amministrazione, riducendone costi e inefficienze e valorizzando le molte risorse professionali esistenti.
A.G. da info Cgil Imola.it

08 novembre 2013

Si deve redistribuire anche il lavoro

Rilancio un post pubblicato il 23 settembre 2011 che evidenzia che i lavoratori italiani lavorano di più e guadagnano meno. Sto rilanciando diversi post scritti e pubblicati alcuni anni fa per far capire che i problemi, da tempo, sono conosciuti e chiari. La crisi che stiamo vivendo, e che da tanti non è capita, è strutturale e di sistema, e si può superare con una forte redistribuzione della ricchezza e del lavoro esistente. Si deve rivalutare il tutto, dall'ambiente, ai trasporti. all'agricoltura, al welfare, alla sanità, alla scuola, al sistema industriale, alla legalità fiscale ed economica, alla giustizia...ecc..ecc..Se analizziamo i dati, noti da tempo, come non ci si può interrogare e ci si deve interrogare: "Come mai nei paesi dove le cose stanno andando un tantino meglio i lavoratori e lavoratrici dipendenti lavorano di meno e guadagnano di più???". Inoltre è da sfatare anche che il welfare, i diritti e le tutele sociali, in questi paesi siano minori che in Italia, perchè anche in questa direzione gli altri spendono in percentuale più di noi e se gli stipendi italiani sono bassi è ovvio che poi avremo delle pensioni basse........Allora svegliamoci!!!!!
Angelo Gentilini

23 settembre 2011

Gli italiani lavorano di più e prendono meno

Il nostro Paese detiene un doppio record fra gli stati del G7
In base ai dati dell'Ocse, le nostre retribuzioni 'reali' sono le più basse a fronte di un monte ore che è uguale solo a quello degli Stati Uniti, ma superiore alle 'formiche' giapponesi e nettamente più alto dei colleghi francesi.

Roma, 15 settembre 2011 - Sono quelli che lavorano di più, ma anche quelli con le retribuzioni più basse. E’ un doppio record nel G7, quello che spetta ai lavoratori italiani, in base ai dati dell’Ocse, proposti nel rapporto 2011 sull’occupazione, presentato oggi a Parigi. 
Rispetto ai colleghi degli altri paesi del G7, infatti, i lavoratori italiani - a parità di potere d’acquisto - hanno ottenuto nel 2010 una retribuzione media di 32.657 dollari, notevolmente meno di tedeschi e francesi (entrambi oltre 38 mila dollari) e lontanissimi da canadesi (41.961 dollari), britannici (44.008) e americani (52.607). Solo i giapponesi, con una media di 33.900 dollari (ma una retribuzione ‘reale’ di 47.398 dollari) si avvicinano agli italiani, che al contrario dominano la classifica delle ore realmente lavorate.
In questo caso infatti, il dato del nostro Paese è esattamente identico a quello Usa (1778 ore l’anno) ma di molto superiore a quello degli altri membri del G7. Superate le ‘formiche’ giapponesi (ferme a 1733 ore), i lavoratori italiani distaccano canadesi (1702), britannici (1647) e francesi (1562).
In fondo alla classifica, i tedeschi, con 1419 ore effettivamente lavorate. Più degli italiani, a livello Ocse, lavorano solo polacchi, cechi, estoni, ungheresi, cileni, greci, messicani e turchi. Oltre ai recordman, i sud-coreani, irraggiungibili con 2.193 ore l’anno. Da questa statistica, comunque, emerge la progressiva e generalizzata riduzione in tutte le principali economie: infatti, se nel 1994 i lavoratori di Seul toccavano quota 2640 ore (+447) i ‘pigri’ tedeschi sgobbavano in media 128 ore in più l’anno. Per gli italiani, invece, la riduzione e’ stata appena di 79 ore.


05 novembre 2013

Il tetto agli stipendi d'oro

Ritengo molto positivo l'intensificarsi delle sensibilità e delle azioni sulle problematiche redistributive della ricchezza fissando un tetto agli stipendi dei top manager. Lo scorso sabato 19 ottobre il sindaco di Imola, Daniele Manca, ha firmato l'adesione al disegno di legge di iniziativa popolare con il quale la Fiba (bancari Cisl) propone di fissare un tetto alle retribuzioni dei manager delle società per azioni quotate in borsa. Ciò nonostante io ritengo che, pur proponendo delle cifre significativamente inferiori ( tetto di 294 mila euro per la parte fissa e in aggiunta altri 294 mila euro per la parte variabile, per un tetto massimo che arriva a 588 mila euro annui) all'attuale realtà, sia opportuno ragionare su compensi un tantino inferiori a queste cifre. In riferimento a ciò allego sotto un pezzo che ho scritto e pubblicato il 5 marzo 2013, inoltre si deve insistere anche sui costi della politica, per una questione etica, morale e ad esempio dei cittadini. Sul versante dei politici si sta notificando che il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è al primo posto in classifica sui soldi incassati facendo politica. Infatti in 60 anni di attività politica ha guadagnato 13,6 milioni di euro, che portano ad una media annuale pari a 226.650 euro, che non è niente male!!!
 Angelo Gentilini

05 marzo 2013


Stipendi da 1 a 10 per stare meglio tutti

Negli ultimi decenni c’è stato un aumento vertiginoso delle disuguaglianze economiche, create "in primis" dagli abusi del capitalismo finanziario e dalle crescenti disparità salariali che contribuiscono a sollevare problemi sociali e poca mobilità nella spesa corrente da parte dei ceti medio-bassi. Giustamente si chiede ai politici di dare l’esempio abbassando gli stipendi e i vitalizi, ma solo questo non è sufficiente per riequilibrare la bilancia economica perché ci sono altre migliaia di cittadini che ricoprono ruoli pubblici e privati che hanno delle retribuzioni e dei premi da paperon de paperoni. Io credo che serva una rivisitazione generale, obiettiva e oggettiva, compreso anche una riorganizzazione e una non sovrapposizione dei ruoli tra pubblico e privato. In linea con le proposte del Movimento Occupy Wall Street la forbice giusta sulle retribuzioni sarebbe da 1 a 10. Se consideriamo 1 uguale al minimo di 1.500 euro al mese, in un anno si arriva più o meno a 20.000 euro e in 40 anni a 800.000 mila euro. In progressione nel rispetto delle competenze e responsabilità si può arrivare al tetto massimo di 10 uguale a 15.000 euro al mese , che porta più o meno a 200.000 mila euro all’anno. Cosi facendo si evince che in 4 anni il soggetto 10 accumula 800.000 euro pari a quanto accumula in 40 anni il soggetto 1. Se escludiamo il principio dell’avidità, che sarebbe anche un peccato, a me sembrano proporzioni molto dignitose e rispettose, anche perché vanno considerati gli interessi finanziari che incassano i soggetti della parte alta delle scala che hanno delle cifre in esubero da investire sempre in relazione ai 20.000 euro annui del soggetto 1. Sono 7 i miliardi di euro che si possono recuperare dal versante pensioni se si applicasse un tetto di 6.000 euro netti al mese e sarebbero tanti altri i miliardi di euro da ridistribuire dalla voce retribuzioni se si adottasse questo metodo. Sono anche un paradosso insostenibile le cifre che girano per i premi di risultato e le liquidazioni faraoniche sempre elargite a manager e dirigenti pubblici e privati, soldi su soldi sempre in poche tasche. Le risorse derivanti da un equa ripartizione della ricchezza sono indispensabili come motore per la crescita perché aumenterebbe il potere di acquisto dei ceti medi-bassi a sostegno della domanda interna ed inoltre si potrebbero avere risorse aggiuntive per investire nella scuola, ricerca, giovani, welfare, ambiente, futuro. In conclusione voglio ricordare che il peggio della crisi, dovuto ad un riassetto strutturale economico e produttivo mondiale, deve ancora arrivare e arriverà quando il mondo del lavoro manifatturiero, che produce il Pil, non sarà più sostenibile con il solo aiuto tampone degli ammortizzatori sociali. Perciò se la politica non trova la forza etica e morale per perseguire questi obiettivi e percorsi di armonizzazione delle risorse e della ricchezza, sarà il popolo a farlo autonomamente quando oltre la cinghia non resta più niente da tirare.
Angelo Gentilini

02 novembre 2013

Italia...primato in truffa, evasione, elusione.

La crisi ha fatto aumentare il trasferimento delle ricchezze verso i paradisi fiscali. E l’Italia è il paese europeo ad avere il primato di evasione fiscale. Secondo le stime di Tax Research in Italia, negli ultimi tempi, a conferma di altre inchieste, sono stati evasi o elusi 180 miliardi di euro. Le tasse perse in Europa sono pari a circa mille miliardi di euro. La crisi, come riporta il Sole 24 Ore, ha accelerato lo spostamento dei capitali verso i paesi dov’è possibile sfruttare una tassazione inferiore, e una protezione sul proprio patrimonio mobiliare sicuramente superiore. Come rimarca uno studio del Boston Consulting Group, nei tre principali paradisi fiscali che si trovano in Europa, Lussemburgo, Montecarlo e Svizzera, sono custodite somme che arrivano a 8.500 miliardi di euro, una cifra pari al Pil di Germania, Francia e Italia, e poco distante dalla metà dell’intera ricchezza lorda prodotta dalla Ue. Secondo le stime di Boston Consulting Group, che tengono conto solo delle ricchezze mobiliari e non di case o yacht acquisiti in questi paradisi fiscali, la crisi ha accelerato il processo di trasferimento dei capitali. Nel 2011 soldi evasi ed elusi spostandoli all’estero verso i lidi protetti dell’offshore, è cresciuta del 6 per cento. E la tendenza è destinata a rafforzarsi nei prossimi anni. Il paradiso fiscale preferito è la Svizzera, con 2.200 miliardi di dollari, seguita da Hong Kong e Singapore. Il Lussemburgo è all’ottavo posto con 700 miliardi di dollari, preceduto dalle varie isole, britanniche o caraibiche (Isole Vergini, Cayman, Antigua), che negli ultimi decenni si sono specializzate nelle società di comodo create per non pagare le tasse. Anche l’Irlanda e la Gran Bretagna si collocano in una posizione alta della classifica.
L’evasione fiscale, come rimarca il Sole 24 Ore,  è ormai un fenomeno di massa. Se fino a qualche decennio fa lo spostamento delle ricchezze nei lidi offshore era una peculiarità dei super ricchi, ora è sempre più diffusa anche nelle fasce medio-alte. Uno studio di un’organizzazione francese ha evidenziato come le 50 maggiori imprese europee abbiano filiali, in modo assolutamente non proporzionato alle loro dimensioni, nei paesi dove la tassazione è più favorevole, come Irlanda, Paesi Bassi o Lussemburgo, solo per citare gli Stati membri dell’Ue. Lo studio ha inoltre rimarcato come colossi del sistema creditizio continentale quali Deutsche Bank o Société Générale realizzino una percentuale significativa dei loro profitti in poche filiali concentrate in paradisi offshore come Hong Kong o le isole di Labuan della Malesia.
A.G. (da... www.gadlerner.it)