30 settembre 2016

Domani a Milano si assegna il Mondiale bici scatto fisso.

Rockstar Games presenta Red Hook Criterium, il campionato di bici a scatto fisso su strada, che dopo le tappe in AmericaInghilterra e Spagna arriva in Italia, per la gara che assegnerà il titolo mondiale. Red Hook Criterium, è una competizione unica nel suo genere, la gara prevede l’utilizzo di bici a scatto fisso, le stesse utilizzate nei velodromi, lungo tracciati urbani molto corti e tecnici.  A Milano ci si giocherà tutto, in funzione di una classifica che vede al comando l’americano Colin Strickland (Allez-Allez Specialized), seguito dal compagno di squadra Aldo Ino Ilesic e dall’italiano Ivan Ravaioli(Team Cinelli Chrome) campione in carica della Red Hook Criterium. Quinto l’altro italiano Daniele Callegarin (Ridewill Oscar Cycling). Molto aperta anche la categoria femminile, con la statunitense AshDuban (Affinity Cycles) al comando, davanti alla britannica KeiraMcVitty (Why be normal?) e la campionessa in carica AinaraElbusto (Conor WRC). Quarta e quinta Vittoria Reati (La Classica Racing Team) e JasmineDotti (Ridewill Oscar Cycling). David Trimble, Race Director dichiara: "Questo è il settimo anno a Milano ed è sempre una gara speciale. Sarà il capitolo finale di un campionato combattuto e una bellissima vetrina per le centinaia di atleti italiani che vi parteciperanno. L’anno scorso Ivan Ravaioli ha vinto il campionato a Milano e quest’anno ha ancora la possibilità matematica di ripetersi. Nella gara femminile Vittoria Reati e Jasmine Dotti sono entrambe a pochi passi dal titolo". La prima Red Hook Criterium si è corsa a Brooklyn, nell’omonimo quartiere, nel 2008, sbarcando a Milano due anni dopo per estendersi negli anni successivi a Barcellona e poi a Londra, nel 2005, trasformando la gara nell’appuntamento Criterium più importante al mondo...  
www.corrieredellosport.it/ciclismo/red hook criterium Milano
Altre info tecniche: redhookcrit.com/milano-no-7
Angelo Gentilini, da www.corrieredellosport.it /// /redhookcrit.com

29 settembre 2016

Raggiunta un'intesa sulle pensioni.

Dopo quattro mesi di confronto abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa con il governo sulle pensioni. "Erano dieci anni che non ci riuscivamo e per questo penso che oggi sia un giorno importante. Finalmente si danno risposte ai pensionati e ai pensionandi con interventi sulla quattordicesima, sulla no tax area, sui lavori usuranti, sui lavoratori precoci e sulle ricongiunzioni onerose". Così il segretario generale Ivan Pedretti dalla sua pagina facebook al termine dell'incontro con il governo.  "Nessuno ci ha regalato niente e questa intesa è il frutto della nostra determinazione e della lotta dei pensionati e dei lavoratori. Non portiamo a casa tutto e ci vorrà ancora del tempo per riuscire a fare a pieno quello che vorremmo. Ma penso che quello di oggi sia davvero un buon punto di partenza. Per il sindacato e per le persone che ogni giorno cerchiamo di rappresentare". 
PENSIONI, COSA PORTIAMO A CASA
Per i pensionati: NIENTE TASSE. Chi ha un reddito fino a 8.100 euro l'anno non le pagherà più, né quelle nazionali né quelle locali. PIU' SOLDI ALLE QUATTORDICESIME. Saranno aumentate per chi ha un reddito mensile fino a 750 euro. E le riceveranno per la prima volta anche tutti quelli che hanno un reddito mensile fino a 1.000 euro.
Per i pensionandi: IN PENSIONE PRIMA. Anticipo pensionistico (Ape) sperimentale per 2 anni. Chi è distante dall’età di vecchiaia fino a 3 anni e 7 mesi  potrà andare in pensione prima grazie a un prestito pensionistico. Per le fasce più disagiate è previsto un anticipo pensionistico gratuito (Ape social). Per definire tali fasce però governo e sindacati continueranno a lavorare nei prossimi giorni. 
RICONGIUNZIONI GRATUITE: Non si pagherà più per riunificare i contributi versati in diverse casse previdenziali. 
PRECOCI VIA DAL LAVORO: I lavoratori che hanno 12 mesi di contributi anche non continuativi prima del compimento dei 19 anni che sono disoccupati senza ammortizzatori sociali, in condizione di salute che determinano una disabilità e occupati in alcune attività particolarmente gravose potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. La definizione della platea dei lavoratori interessati sarà oggetto di ulteriori approfondimenti tra governo e sindacati nei prossimi giorni.
NUOVI LAVORI USURANTI: Potrà andare in pensione anticipata di 12 o 18 mesi anche chi ha svolto mansioni usuranti per almeno 7 anni degli ultimi 10 di lavoro. Anche in questo caso la platea degli interessati sarà definita nei prossimi giorni da governo e sindacati. 
Che cosa succede ora?: Il governo dovrà inserire tutte queste misure nella prossima legge di stabilità che verrà approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre 2016. Inoltre, nell’intesa firmata oggi si stabilisce che il confronto con le parti sociali continuerà e affronterà diverse materie tra cui, in particolare, quella del sistema di rivalutazione delle pensioni per cui si sancisce il ritorno a quello precedente al blocco Monti-Fornero. 
Clicca per leggere tutto il testo dell'intesa: www.spi.cgil.it/pensioni intesa raggiunta 
Altre info sul verbale condiviso: rassegna.it/pensioni-governo-e-sindacati-firmano-un-verbale-condiviso
Angelo Gentilini, da info Spi Cgil Nazionale - Roma, 28 settembre 2016 

28 settembre 2016

La crisi e il post-capitalismo.

Paul Mason, con il suo Post-capitalismo, è in Italia. Leggilanotizia.it e Net Left insieme alla fondazione Claudio Sabattini hanno voluto organizzare un primo incontro per entrare nel merito  della sua proposta. L'appuntamento è per venerdì 30 settembre, ore 17,30, alla Cgil di Bologna, in via Marconi 67/2, e interverranno, oltre all'autore, Sergio Bellucci, Riccardo Bellofiore e Francesco Garibaldo. Parlare di post-capitalismo è un'occasione, un bisogno o una necessità? Da qualunque di queste affermazioni si parte si possono dipanare mille discussioni, mille soluzioni, mille opzioni politiche. A seconda del giudizio che si dà della fase storica, infatti, si possono spingere gli eventi, costruire conflitti, dare “senso” al proprio impegno politico e sociale, sempre pensando di stare operando per una società più giusta, più equa o addirittura, più libera. Ma solo chi comprende il vero senso della fase potrà traguardare la propria azione per produrre un aumento del grado di libertà del fare umano. Molti hanno parlato della crisi del 2008 come di una crisi sistemica, ma poi non ne hanno fatto discendere tutte le conseguenze, con un retro-pensiero che ci consegna una sfera della politica che, consciamente o inconsciamente, pensa di “ricostruire” equilibri economici e sociali o produrre conquiste nuove, restando con la stessa cultura, le stesse proposte, spesso le stesse persone. Proviamo a ricapitolare. La sinistra, in particolare quella europea, si trova ad un bivio della sua storia. Questo bivio si è prodotto con l'esaurimento delle condizioni (produttive, lavorative, distributive e istituzionali) che aveva duramente lottato per conquistare. La sua crisi non nasce, come vorrebbe la vulgata prodotta dal mainframe massmediatico (interessato alla costruzione di un disincanto totale, quel crogiuolo entro il quale far corrodere idee, lotte, capacità di costruzione di senso alternativo, strutture organizzate o slanci movimentistici, per piegare in permanenza i comportamenti sociali al mero consumo) dal “tradimento di qualche gruppo dirigente della sinistra”, ma dall'esaurirsi delle letture che di questi fenomeni, intrinseci del capitalismo, avevano fatto le varie sinistre nel '900. Tutte..... Clicca il link per leggere tutto: www.leggilanotizia.it/dalla-crisi-al-postcapitalismo 
Angelo Gentilini, da www.leggilanotizia.it 

27 settembre 2016

Diritti e mancate dirette TV delle gare ciclistiche italiane.

Caro Presidente della Federciclismo… no, non tu, Renato, spostati dal centro della scena. Ci rivolgiamo al prossimo Presidente della Federciclismo, quello che tra qualche mese potrebbe sedere al tuo posto; consci che se invece sarai tu a restare sul cadregone della FCI, nulla cambierà rispetto al passato. Quindi, dicevamo: caro Presidente della Federciclismo, non le pare giunto il momento per il movimento italiano di prendere di petto una questione che, essendo nel 2017 ancora tale e quale al 2007, al 1997, al 1987 e via scalando decenni, è da considerare ormai ridicola più ancora che dannosa? Ci riferiamo al fatto che la gran parte delle gare italiane non godano della trasmissione in diretta televisiva. Un elenco mai finito di corse storiche e bellissime, cariche di contenuti e pronte a un grande rilancio, se solo si trovasse la chiave giusta. Molte, come lei saprà bene, hanno già chiuso i battenti, le risparmiamo il doloroso elenco (che sarebbe comunque per forza di cose incompleto). La globalizzazione del ciclismo e l’espansione planetaria del calendario hanno rappresentato un setaccio durissimo per le corse italiane. Quelle (sin poche) che hanno capito l’antifona, si sono spostate alla ricerca di date più libere, e il periodo di settembre-ottobre potrebbe essere il nostro nuovo eldorado: Trittico Lombardo, gare toscane (Sabatini e il neo-ri-nato Giro di Toscana), emiliane (Pantani, Emilia e Beghelli) e piemontesi (MiTo e Piemonte) sono un meraviglioso avvicinamento all’ultima Monumento di stagione, il Lombardia. Ora però – notaio alla mano – c’è da pensare all’eredità che gli attuali organizzatori lasceranno una volta che si faranno da parte (diversi di loro sono in là con gli anni): abbiamo già sperimentato come una corsa, privata del proprio patron storico, sia spesso a rischio chiusura. Non possiamo più permetterci altre defezioni. Cosa fa la differenza tra un evento ciclistico amatoriale, o di nicchia, o carbonaro, e un evento ciclistico tout court? La diretta televisiva. Che passi dalla tv, dal satellite, dallo streaming, da dove le pare. Ma da lì non si scappa: se non vai in diretta, si può dire che non esisti, perché con i mezzi di oggi è possibile che tu abbia un pubblico non recintato nei confini nazionali, ma sparso per il pianeta. È l’altra faccia della globalizzazione, quella positiva, diciamo. Qui da noi si ragiona invece come se fossimo ancora all’orticello dei tempi di Moser e Saronni o Bugno e Chiappucci, quando il “mercato” interno bastava a soddisfare la richiesta degli investitori, e tutto si autososteneva anche senza le dirette televisive. Non è più quel mondo. Gli organizzatori italiani devono pagare per le riprese tv, e baciare il terreno su cui camminano gli esponenti Rai se quelle riprese vanno in differita ad orari accettabili (pur se sempre ballerini, ma questo è un altro discorso). In questo modo però, non essendoci la diretta, tutto il possibile pubblico al di là delle Alpi non verrà mai raggiunto dalle immagini della gara, perché – a parte qualche manciata di fedelissimi – chi va a recuperare su YouTube (o canali limitrofi) la registrata di una semiclassica italiana, magari sapendo già pure il nome del vincitore? Regalando agli eredi un evento ciclistico tout court (e quindi in diretta), gli organizzatori di oggi avranno aperto una polizza sulla durata della loro amata creatura. Vi pare poco? Ma dice: la Rai non ha le risorse per produrre le dirette di tutte le gare. Va benissimo. 25 anni fa non aveva neanche le risorse per produrre in maniera decente il Giro, poi la corsa rosa passò a Fininvest e la bruciante concorrenza ci ha condotti all’eccellente copertura che tutt’oggi la tv di stato riserva alla gara più importante del nostro calendario e a tutto il ciclismo di vertice (il Tour, le classiche, i Mondiali). Ora, se in Italia non ci sono competitor della Rai in grado (o con la voglia) di accollarsi l’investimento, nulla ci vieta di guardare altrove. Prendiamo ad esempio Sporza: tv belga che offre in maniera certosina tantissimo ciclismo, e alla quale noi – se fossimo al suo posto, caro Presidente della FCI – faremmo un discorsetto, non prima d’aver messo intorno a un tavolo tutti gli organizzatori, ovviamente. Le regaliamo, cara signora Sporza, i diritti televisivi di questo pacchetto di bellissime gare, a patto che lei ceda poi i diritti di ritrasmissione in Italia, e con la libertà di venderli altrove, dove le pare. In cambio, i nostri esimi organizzatori, inviteranno tutte le squadre belghe che potranno (ad esempio, l’anno prossimo le Professional del suo paese potrebbero salire da due a quattro), e si impegneranno comunque ad avere una startlist di livello internazionale (quel che abbiamo visto nelle gare degli ultimi giorni). Che dice, facciamo la prova per un paio d’anni? Vaste programme, tanto per usare una citazione abusata. Ma se non ci pensa lei a queste cose, caro Presidente della Federciclismo, chi ci dovrebbe pensare? Se non è lei a unire, amalgamare, rafforzare il nostro movimento, chi potrà essere? Poi magari si scoprirà (tramite Sporza – che abbiamo citato giusto per fare un esempio – o altri canali esteri interessabili) che c’è effettivamente un mercato per queste corse, che si può ancora fare del buon marketing territoriale (per la gioia delle amministrazioni locali), e che l’accresciuto pubblico internazionale stimolerà nuovi inserzionisti pubblicitari a investire. Secondo noi val la pena di fare un tentativo: ne riparliamo tra qualche mese, Presidente? 
Angelo Gentilini, da www.cicloweb.it/gare-italiane-i-diritti-tv-regaliamoli-a-sporza 

26 settembre 2016

29 settembre 1906 - 2016, la Cgil celebra i 110 anni.

Lo scorso 9 aprile, in tutta Italia, è partita la raccolta firme per trasformare la Carta dei Diritti universali del lavoro in una proposta di Legge di iniziativa popolare che la trasformi nel Nuovo Statuto dei Lavoratori, la nostra risposta concreta ai cambiamenti del diritto del lavoro che si sono sovrapposti in questi anni indebolendo sempre di più i lavoratori. Il 29 settembre prossimo chiuderemo la campagna per la raccolta firme con una grande festa di piazza nella stessa giornata in cui si celebra la nascita della Cgil. Il prossimo 29 settembre quindi, vieni anche tu a piazza del Popolo per celebrare con noi i 110 anni di sfide della Cgil per i lavoratori e l'avvio della nuova sfida, riportare il diritto del lavoro al suo spirito originario, la difesa della parte debole, il lavoratore! www.cgil.it/29-settembre-festa-della-cgil-suoi-110-anni 
Approfondisci la storia Cgil: Nel congresso che si svolge a Milano dal 29 settembre al 1º ottobre del 1906 le Camere del lavoro, le Leghe e le Federazioni decidono di confluire in una unica organizzazione e fondano la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL). Sono presenti all'atto di nascita delegati di quasi 700 sindacati locali, in rappresentanza di oltre 250.000 iscritti. Il primosegretario generale eletto è Rinaldo Rigola. Qui inizia, formalmente, la centenaria storia della CGIL..... wikipedia.org/wiki/Storia della CGIL 
Altre memorie storiche: La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) è il più antico sindacato italiano.Venne costituito con il Patto di Roma nel 1944, come continuazione della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) nata nel 1906 e sciolta durante il ventennio fascistaIn seguito nel 1950 da due sue scissioni interne nacquero la CISL e la UIL... wikipedia.org/CGIdL 
Angelo Gentilini, da info Cgil e wikipedia.

23 settembre 2016

Domenica manifestazione a Cà di Guzzo.

Clicca il link sotto per vedere tutto il programma della giornata, che inizia alle ore 8.30 con la camminata:
www.anpiimola.it/26 settembre 2016 manifestazione Cà di Guzzo..
Angelo Gentilini, da info Anpi Imola.

22 settembre 2016

Alla resa dei conti i furbetti del Jobs Act.

La decisione della Procura di Modena di indagare i quattro dirigenti della Ges.Car (gruppo Cremonini) e del Pm, che ha chiesto il processo, sono i primi atti che confermano quanto denunciato dalla Cgil Emilia Romagna, unitamente alle categorie regionali e territoriali, a partire dalla Flai (Alimentaristi) e dalla Filt (Trasporti), nei mesi di maggio e giugno dello scorso anno. Il tutto ruotava attorno agli sgravi fiscali (fino a € 8,000 all'anno per 3 anni) concessi alle imprese che rendevano stabile l'occupazione, generandone della “nuova” con l'unica condizione che il lavoratore non avesse un contratto a tempo indeterminato nel corso degli ultimi sei mesi. Diverse aziende intimavano o proponevano ai lavoratori, stabilmente occupati anche con contratti a tempo indeterminato, di licenziarsi (magari con un piccolo incentivo) per poi essere riassunti il giorno successivo da una nuova azienda (che lavorava negli stessi cantieri e svolgeva le stesse attività) ma questa volta assunti con un contratto a termine di sei mesi, con l'impegno che al termine dei sei mesi sarebbero stati tutti assunti a tempo indeterminato a tutele crescenti (senza i diritti vigenti prima dell'entrata in vigore del Jobs Act, a partire dall'art.18). Trascorsi i sei mesi le aziende, generalmente tutte “nuove”, assumevano gli stessi lavoratori e chiedevano di accedere ai famosi sgravi fiscali, senza aver creato alcuna nuova occupazione. Secondo noi una truffa ai danni dello Stato “giocata” sulla pelle dei lavoratori. Tant'è che lo stesso Ministro Poletti dovette emettere una circolare per impegnare gli organismi preposti al controllo a verificare sul campo quanto stava accadendo. Non solo la Ges.Car ma anche altre realtà presenti in Regione furono segnalate da parte nostra agli organismi competenti. La decisione della Procura permette di far luce su un “fenomeno” che, per l'ennesima volta, la dice lunga sullo stato di una parte dell'imprenditoria del nostro Paese, alimentato da norme legislative che rischiano di favorirlo. Chi decide di competere sull'abbattimento dei costi fa leva su norme come quelle che introducono la decontribuzione o la detassazione a pioggia, o la depenalizzazione del reato di intermediazione di manodopera, o della “liberalizzazione” dei licenziamenti come quelle presenti nel Jobs Act. E' contro questo sistema che da anni ci stiamo battendo come Cgil Emilia Romagna, spesso in una clamorosa solitudine, chiedendo a tutte le istituzioni e parti sociali di fare fronte comune per ridare dignità al lavoro e qualità alle nostre produzioni. E' in questo sistema che trova terreno fertile chi opera nell'illegalità e nella competizione sleale, tutta giocata sulla pelle di chi lavora, a partire dagli appalti e dalla costituzione di cooperative spurie. Per queste ragioni confidiamo sul fatto che vengano messe in campo tutte le azioni di contrasto in grado di ripristinare legalità, diritti, buon lavoro e uno sviluppo socialmente sostenibile. In tal senso il lavoro degli organismi preposti al controllo e all'eventuale repressione, unitamente alla promulgazione nella nostra Regione di una legge su legalità e appalti rivolta al sistema economico pubblico e privato, troveranno nella Cgil sostegno e partecipazione. 
Angelo Gentilini, da info Cgil, Flai, Filt Emilia Romagna.

21 settembre 2016

L'intervista a Vincenzo Colla, Cgil Emilia Romagna.


Oggi i metalmeccanici si fermano un'ora contro le morti sul lavoro.

Giovedì 15 settembre la tragedia di Piacenza in un’azienda di logistica, il venerdì a distanza di poche ore una dall’altra la morte di un lavoratore all’Ilva di Taranto e quella di un lavoratore dell’Atac, azienda dei trasporti romana. Dall’inizio dell’anno 500 lavoratori sono morti mentre lavoravano. È un dato inaccettabile, che rappresenta una situazione drammatica. Queste morti non sono mai la conseguenza della fatalità, ma sempre della mancanza di rispetto delle imprese per le procedure e le regole di sicurezza e, in generale, della inadeguatezza dei sistemi di prevenzione tali da assicurare effettive garanzie per i lavoratori. Questa realtà è la conseguenza di un clima e di comportamenti che valutano la vita e il lavoro e le condizioni in cui si svolge come variabili dipendenti dagli interessi dell’impresa e del profitto. I subappalti e la precarietà lavorativa peggiorano le condizioni di lavoro e aumentano le pressioni sui singoli lavoratori. Per i lavoratori metalmeccanici un contratto nazionale che affronti queste tematiche vuole dire porre argine a questa situazione perché si rendono più forti i lavoratori nella difesa dei propri diritti e di una condivisa e diffusa cultura della sicurezza. Fim, Fiom, Uilm riconfermano il loro impegno per garantire un lavoro sicuro e con diritti e dichiarano la loro contrarietà a qualsiasi intervento che peggiori le norme sulla sicurezza. Il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto che nessuno può cancellare. Per l’insieme di queste ragioni Fim, Fiom e Uilm proclamano per tutto il settore metalmeccanico un’ora di sciopero mercoledì 21 settembre (ultima ora di lavoro o nelle modalità decise dalle Rsu). All’Hydrocontrol si terrà anche un presidio con assemblea davanti ai cancelli dell’azienda, dalle 12 alle 14.30. (Fim Cisl- Fiom Cgil- Uilm Imola)
Angelo Gentilini, da info www.cgilimola.it 

20 settembre 2016

Confusione organizzativa altro che "Buona scuola".

Con dispiacere anche quest’anno assistiamo ad una confusione organizzativa che mette in difficoltà tutto il sistema scolastico ed in modo particolare gli studenti. Non può questo Governo riempirsi la bocca di slogan e far credere che la sua riforma rappresenti un miglioramento sostanziale della scuola ed assistere allo stesso tempo, ormai da settimane, ad un continuo guazzabuglio di convocazioni per il personale Ata e docenti per permettere alla scuola di poter anche solo aprire i portoni il primo giorno. Non è possibile che gli Uffici Scolastici siano sguarniti di personale, perché è con il loro lavoro che si permette la buona riuscita dell’avvio dell’anno scolastico. Il primo giorno di scuola, importante per la vita degli studenti, ci siamo ritrovati con scuole del nostro territorio, come in tutta Italia, con il personale non totalmente assegnato e quindi con riduzioni in alcuni casi dell’orario. Un esempio è l’Istituto comprensivo di Borgo Tossignano, costretto ad effettuare nella scuola media per i primi 3 giorni un orario di 3 ore giornaliere per mancanza di personale. Tutto questo non per colpa dei Dirigenti scolastici e neppure degli Uffici scolastici, ma a causa di una normativa farraginosa che scaturisce da persone che hanno poca conoscenza delle dinamiche della scuola. Inserire infatti nella riforma L. 107, cosiddetta “Buona Scuola”, la chiamata diretta del dirigente scolastico ha ulteriormente peggiorato la situazione in quanto, oltre a essere umiliante per il lavoratore, ha scaturito errori e contraddizioni che come FLC avevamo già previsto al momento dell’emanazione della normativa. Oggi è il quarto giorno di scuola e ancora non è stato assegnato alle scuole tutto il personale Ata, sia amministrativi che collaboratori scolastici, e questo causa difficoltà nella gestione delle aperture dei plessi e nella sorveglianza agli alunni. Ogni ordine di scuola, che per effetto delle lungaggini del Ministero e delle procedure complesse alle quali vengono sottoposti, si trovano a non avere la certezza del personale attualmente assegnato, creando un disagio notevole alla scuola ed ai ragazzi. Inoltre, non sono stati assegnati ancora tutti gli insegnanti di sostegno che devono seguire i ragazzi con particolari difficoltà. I lavoratori, oltre a essere in continuo movimento nelle scuole di tutta Italia, si vedono assegnare il ruolo o posto a tempo indeterminato nell’ambito territoriale e quindi con la chiamata diretta del Dirigente scolastico, che ogni 3 anni può decidere di “non aver più bisogno” delle capacità del docente e rimetterlo all’interno di questo contenitore territoriale. Sempre i lavoratori della scuola vengono sottoposti a continue normative che decidono al posto del contratto nazionale, scaduto da oltre 6 anni, che il dirigente scolastico assegni bonus premiali ai docenti meritevoli, in base a criteri formulati da un comitato di valutazione, ma che nessuno ha la possibilità di verificare in quanto non vengono neppure pubblicati i nominativi e le quote di premio. Come Flc Cgil abbiamo promosso un referendum proprio su questi aspetti della “buona scuola”, che di buona scuola non hanno proprio nulla, e abbiamo continuato la nostra lotta con diffide e ricorsi per contrastare queste procedure che non vanno certo a migliorare il funzionamento della scuola. Purtroppo quando un governo decide per legge e non ascolta nessuno, lavoratori e parti sociali, poi ci si ritrova in queste condizioni catastrofiche. (Mirella Collina Segretaria Flc Cgil Imola)
Angelo Gentilini, da info www.cgilimola.it 

19 settembre 2016

La ricerca tradita, parliamone seriamente.

"LA RICERCA TRADITA"
LUNEDÌ 19 SETTEMBRE 2016 ALLE 21:10
A PresaDiretta, nell’inchiesta LA RICERCA TRADITA parla il mondo della scienza italiana. Quando capiremo che non si può uscire dalla crisi se non si sostiene la scienza con investimenti pubblici? E se la trasmissione vi piace date una mano con la petizione. Cerchiamo di raggiungere le 100.000 firme. 
Diamoci una mossa!!! www.change.org 
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Da circa 30 anni si sono aperte delle voragini socio-politiche-culturali, dove si sono abilmente infilati i trasversali poteri speculativi finanziari che ci stanno affossando ancor di più. Da tempo era giunto il momento di rialzare la testa, ma considerato che non si è ancora fatto, è bene ragionarci in fretta e farlo per noi stessi e per i nostri ragazzi.
Buona giornata Angelo Gentilini.

17 settembre 2016

Il legame concreto di Ciampi alla Cgil.

Quello tra il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e la Cgil è stato un rapporto lungo e consolidato. Secondo un numero consistente di indicazioni biografiche, nel 1946 si iscrive alla confederazione e ne conserva la tessera fino al 1980, partecipando attivamente, anche mentre ricopriva la carica di Capo della Stato, alla vita della confederazione. Questo il suo messaggio del 7 febbraio 2002 in occasione del 14° congresso della Cgil: “Ringrazio i delegati al 14° Congresso nazionale della Confederazione generale italiana del lavoro per il messaggio che mi hanno inviato in apertura dei lavori. Un saluto che ho particolarmente apprezzato per il riferimento al mio impegno a garanzia dell’unità nazionale e per la promozione della coesione sociale. La funzione di un grande sindacato come la Cgil è essenziale nello sviluppo della vita democratica del paese, ne costituisce un fattore fondamentale per l’edificazione e la conservazione di uno stato che, nello spirito dei principi e nel rispetto delle norme della nostra Costituzione, pone in cima ai suoi valori la tutela del lavoro, la promozione di effettiva e concreta solidarietà, anche territoriale, la crescita culturale. È stata sempre mia ferma convinzione che l’azione delle forze sociali, pur nella salvaguardia di forme di contrapposizione che trovano piena cittadinanza nell’ordinamento repubblicano, possa trarre grande giovamento da una pratica assidua del dialogo. La linea programmatica che la Cgil si dà, affermando di non essere animata da ‘alcuna pregiudiziale volontà di produrre artatamente tensioni sociali’, e il richiamo alla funzione dell’Europa nel mondo, esprimono un’alta concezione del ruolo del sindacato in una democrazia moderna. A tutti i delegati presenti a Rimini, il mio cordiale saluto con un fervido augurio di buon lavoro”. Tre anni più tardi, l'11 novembre 2005, scrive di nuovo alla Cgil in occasione del convegno di apertura delle celebrazioni per il 100° anniversario della Confederazione: “Il Centenario della Cgil è oggi occasione per ripercorrere un lungo cammino di emancipazione sociale e di crescita civile sempre ispirato ai principi della dignità della persona, della solidarietà e dello sviluppo della democrazia. Il convegno di apertura delle celebrazioni è dedicato alla nostra carta fondamentale e ai diritti sociali e del lavoro che ne rappresentano la straordinaria novità e vitalità. La storia della Cgil richiama al costante impegno per la costruzione del patto intergenerazionale, del legame di solidarietà e di equità fra le generazioni. Con la consapevolezza delle proprie tradizioni e delle sue radici storiche ed ideali il sistema sindacale deve oggi affrontare le sfide poste dal mercato aperto e globale, conservando quel ruolo di confronto, di dialogo e di mediazione che contribuisce a garantire uno sviluppo condiviso e sostenibile. Sentimenti di apprezzamento per l’importante attività della Cgil e di augurio di buon lavoro giungano a Lei, egregio Segretario Generale, al Presidente dell’Associazione per il centenario, alle autorità, agli illustri relatori ed a tutti i presenti”. Il presidente emerito non fa mancare il suo saluto, l'anno successivo (marzo 2006), in apertura del XV congresso nazionale della Cgil: “Un appuntamento solenne di confronto e di riflessione. Dal momento della sua nascita la Cgil ha intrecciato il suo impegno alla storia della nazione esercitando un’azione costante per il consolidamento della democrazia, l’avanzamento delle forze del lavoro e la coesione sociale. Riaffermare e difendere i diritti individuali e collettivi, di fronte alle sfide poste dalle nuove tecnologie e dall’apertura dei mercati, è la strada su cui proseguire per la costante attuazione dei valori di equità e di giustizia sociale su cui si fonda la nostra Carta costituzionale. Certo che la Cgil e l’intero movimento sindacale sapranno concorrere a realizzare una civiltà del lavoro sempre più matura, aperta al rinnovamento e al progresso, invio a Lei, egregio segretario generale, agli illustri relatori, alle autorità e a tutti i presenti un cordiale augurio di buon lavoro”. 
Angelo Gentilini, da www.rassegna.it  

15 settembre 2016

La nuova proposta Cgil per creare lavoro.

PREMESSA: "Il carattere strutturale e di lungo periodo della crisi, la profonda depressione sociale ed economica che ancora attanaglia il Paese, richiedono una terapia shock che mobiliti energie e risorse straordinarie creando ottimismo reale senza limitarsi ad invocarlo o prescriverlo. Si tratta di creare direttamente lavoro (PRODUZIONE DI LAVORO A MEZZO DI LAVORO) per far ripartire la crescita; si tratta di ridurre la disoccupazione giovanile e quella femminile (quale spreco delle possibilità potenziali del Paese) intaccando il serbatoio di inattività (specie giovanile e femminile) che era un problema di fondo del Paese ancora prima della crisi. L’idea generale è quella di creare NUOVA DOMANDA (aumento dell’occupazione, del monte salari, dei consumi e degli investimenti) promuovendo, contemporaneamente, NUOVA OFFERTA (nuovi settori di attività economica, nuovi consumi collettivi, nuove professionalità, ecc.) per lo sviluppo futuro. Costruendo una politica che risponda ai bisogni sociali insoddisfatti, riduca le differenze territoriali, qualifichi le attività pubbliche, crei nuove attività economiche anche di mercato. Una politica contro la disuguaglianza al centro della quale sta la questione femminile e l’emergenza di quella giovanile. Non ci si dica che queste proposte sono impossibili. Tutte le volte che sono state attivate hanno funzionato. Si può citare il “New Deal” americano, il “Piano Beveridge” inglese, le politiche del centrosinistra dei primi anni ’60 (in buona parte sollecitate dal Piano del lavoro della CGIL del 1950), la legge per l’occupazione giovanile numero 285 del 1978. Ci si dica, piuttosto, perché non le si vuole fare." Continua... www.cgilimola.it/2016/09/scheda-piano
Angelo Gentilini, da info www.cgilimola.it 

13 settembre 2016

Benino per pensionati e preoccupati per i lavoratori precoci.

“Su alcuni punti si confermano delle possibili ipotesi di soluzione mentre per altri emergono segnali di indisponibilità”. Così la Cgil commenta l’esito dell’incontro tecnico sulla previdenza, che si è svolto al ministero del Lavoro. In particolare, il sindacato di Corso d’Italia “esprime preoccupazione per lo svuotamento di un intervento sul tema del lavoro precoce, anche smentendo diverse ipotesi che erano state prospettate nel corso degli incontri che si sono tenuti nelle settimane precedenti”. Il sindacato quindi aggiunge: “Il tema del lavoro precoce, dei 41 anni per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni, costituisce una priorità, considerata l'urgenza d'individuare soluzioni per una categoria fortemente penalizzata dagli interventi di riforma”. "Dal confronto che abbiamo avuto oggi emerge la volontà del governo a procedere verso ipotesi condivise che riguardano in particolare la condizione dei pensionati e degli anziani italiani". Così il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti. Nello specifico, a suo avviso, "si sta lavorando per allargare la platea dei beneficiari della quattordicesima e per portare la no tax area allo stesso livello di quella dei lavoratori dipendenti e questo lo riteniamo un fatto positivo. Restano però da sciogliere alcuni nodi, a partire dalla definizione esatta e concreta delle risorse a disposizione e dal problema dei precoci, che non trova ancora una risposta per noi esaustiva". Alla riunione, per l'esecutivo, ha partecipato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. Per Cgil, Cisl e Uil c'erano i segretari confederali che si occupano del tema insieme ai segretari generali delle federazioni dei pensionati. I lavoratori potranno accedere all'Ape, l'anticipo pensionistico, a partire dall'età di 63 anni. Il periodo anticipato di uscita dall'impiego sarà pari a 3 anni e 7 mesi. E' quanto si apprende dalle agenzie di stampa, dopo la riunione di oggi. "Sessantré anni è la mediazione arrivata oggi, ma che era in viaggio da un po' di tempo", ha riferito il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli. Il lavoratore che richiede l'Ape sottoscrive un prestito previdenziale ventennale, che avrà un costo variabile che dipende dall'assegno pensionistico e della durata dell'anticipo (si va dal 4-5% fino al 15%). L'anticipo - nelle intenzioni - sarà gratuito per i disoccupati e i lavoratori in condizioni disagiate. Secondo le indiscrezioni di oggi, la rata di ammortamento dovrebbe inoltre essere azzerata per le pensioni che arrivano a 1.200 euro netti. Rata che oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per venti anni per tutti gli altri per gli anticipi di un anno, e salirà ulteriormente a 150-200 euro al mese se l'anticipo sarà invece di tre anni. "Il sistema avrà una sperimentazione di due anni", ha riferito il segretario confederale Uil, Domenico Proietti. Da parte loro, i sindacati chiedono che non ci siano penalizzazioni per i disoccupati di lungo corso, i lavori usuranti e precoci. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non era all'incontro ma si è detto "fiducioso": "E' importante un apprezzamento del lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo proprio perché abbiamo portato questo tema dentro la legge di bilancio e lo faremo in maniera condivisa", queste le sue parole. 
Angelo Gentilini, da info www.rassegna.it

12 settembre 2016

Cefla Imola presenta il negozio del futuro.

IMOLA. Cefla Shopfitting sarà a Macfrut 2016 (Rimini 14-16 settembre), la fiera punto di riferimento internazionale del settore ortofrutticolo, organizzata da Cesena Fiere che, in collaborazione con Agroter, quest’anno dedicherà l’intera area di ingresso alle più recenti novità e alle strategie più innovative del punto vendita di frutta e verdura. In particolare, nel settore “New Retail Solution”, saranno ospitate le modalità di presentazione del prodotto sfuso o confezionato, corredate di strumenti analogici e digitali per la comunicazione e la valorizzazione del prodotto esposto. Qui Cefla Shopfitting presenterà lo Smart Shelving System, premiato lo scorso maggio con il prestigioso Italian Popai Award 2016. Si tratta di un display, alimentabile elettricamente, che unisce notevoli vantaggi, strutturali e dimensionali, a un efficiente sistema di comunicazione con lo smartphone del consumatore. Offerte, buoni sconto, tutorial e consigli sul prodotto esposto arrivano direttamente al cliente, attraverso una rete di trasmettitori beacon a bassa frequenza, governata dal retailer per mezzo di un software dedicato. Mercoledì 14 settembre, giornata di apertura di Macfrut, Andrea Ventura, direttore della business unit Shopfitting, sarà relatore al workshop dal titolo “Il reparto ortofrutta del futuro”. Durante il convegno, a partire dalle ore 10.30, si parlerà di spazi e segmentazione, prestazioni e gestione, con particolare attenzione ai nuovi comportamenti di acquisto dei consumatori, dei cambiamenti in atto della struttura dei reparti vendita e del ruolo delle tecnologie nel dialogo fra il retailer e la clientela. L’incontro, che si terrà allo spazio Macfrut Agorà nella Hall Sud del Rimini Expo Centre, avrà come relatori, inoltre, Roberto Della Casa, docente Unibo e Managing Director di Agroter, e Daniela Ostidich, presidente di Marketing & Trade. Presenti al convegno anche importanti catene della GDO come l’italiana Dimar, e la tedesca Rewe. Quella dell’ortofrutta è una spesa sempre più consapevole, che va facilitata anche con l’adozione di tecnologie competitive e affidabili, come quelle studiate e prodotte da Cefla Shopfitting per fornire soluzioni all' inclusive altamente industrializzate, all’avanguardia e affidabili nel tempo. Una dimostrazione di ciò verrà data anche con il “negozio del futuro”, allestito da Cefla Shopfitting, in collaborazione con Cesena Fiere, in tutta l’area dedicata all’innovazione. I visitatori potranno così vivere l’esperienza di acquistare prodotti in un reparto ortofrutta del domani, dove la comunicazione gioca un ruolo fondamentale nell’offrire al cliente informazioni sulla tracciabilità, sulle caratteristiche organolettiche, sugli impieghi in cucina. Oltre all’attenzione rivolta alla comunicazione con il consumatore, l’esposizione moderna delle referenze ortofrutticole deve tenere conto della molteplicità e delle varietà oggi disponibili in un mercato sempre più attento alla qualità e alla salute. È dunque importante valorizzare le peculiarità delle varie tipologie di prodotto attraverso strutture espositive che razionalizzino le informazioni e teatralizzino i contrasti cromatici per differenziare visivamente le referenze. Al tempo stesso è fondamentale comprimere la superficie occupata attraverso strutture multi-livello, che garantiscano una logistica efficiente al fine di offrire al consumatore un’ampia gamma di scelta. Un impegno costante in ricerca e sviluppo, quello di Cefla nel campo delle soluzioni per l’ortofrutta, che consente al retailer di contare su format molto caratterizzanti, in grado di valorizzare l’identità del punto vendita e le diverse merceologie proposte, aumentando la redditività, la facilità di lettura e la fiducia del consumatore, rendendo nel contempo la spesa sempre più piacevole. Un know-how, quello di Cefla Shopfitting, scelto da importanti brand della GDO, come dimostrano le collaborazioni nel comparto ortofrutticolo avviate con catene quali Carrefour, in Francia, e Dia, in Spagna.
Angelo Gentilini, da info www.reteimola.it/macfrut-2016-cefla-presenta-il-negozio-del-futuro/ 

11 settembre 2016

Il rischio di una "democrazia sgovernata".

C’è uno spettro che si aggira confuso attorno al referendum costituzionale ed è quello della fantomatica «democrazia decidente» o – per i suoi sostenitori più arcigni – «governante». Si tratta di un’invenzione tutta italiana, forse di vaghissima ispirazione francese, che non conosce alcuna traduzione o corrispettivo in altre democrazie europee, che «decidono» e «governano» senza alcun bisogno di appiccicare aggettivi impropri al loro sistema politico democratico. È solo in Italia che questa espressione insignificante e fuorviante ha fatto strada, grazie al contributo indefesso di costituzionalisti di corte affetti da «nuovismo» cronico e sempre pronti ad assecondare le voglie dei potenti di turno, i quali chiedono più spazi per il (loro) governo e meno impedimenti alle (loro) decisioni. Ma il costituzionalismo non era nato per limitare, controllare, controbilanciare il potere di chi ha potere? La domanda è retorica, ma le risposte sul punto sono quasi sempre balbettanti. Tuttavia, anche prendendo per buona l’etichetta di «democrazia governante», ci sono almeno tre ragioni per cui l’attuale progetto di revisione costituzionale non ci consegnerà una struttura di governo più stabile in grado di prendere decisioni più efficienti. La prima ragione è, per così dire, di contesto. Le democrazie nazionali – come ha scritto Peter Mair nel suo libro postumo (Ruling the void, 2013) tradotto da Rubbettino – sono destinate, e lo saranno sempre di più, a «governare il vuoto», a decidere tra alternative che non esistono, a regnare sul nulla. Ormai, le decisioni che contano e che incidono sui «margini di manovra» dei governanti nazionali sono prese altrove, al di fuori del recinto statale, da istituzioni sovranazionali dove il volere dei cittadini e la sovranità del popolo arrivano soltanto di riflesso, come un’eco lontana quasi impercettibile. Chi sognava una democrazia governante ha, dunque, sbagliato bersaglio e avrebbe fatto meglio a guardare all’Europa, non all’Italia. La seconda ragione per cui questa fantomatica democrazia-che-decide è una, neanche troppo pia, illusione è che alla sua base c’è una diagnosi fallace. Da almeno un ventennio è sotto i nostri occhi, ma fingiamo di non vederlo: non è il «motore» (cioè l’impianto istituzionale) ad essersi inceppato, ma è il pilota, chi sta al posto di comando che non è più in grado di svolgere adeguatamente il proprio mestiere. Lo dico più chiaramente: non sono (tanto) le istituzioni che non funzionano, ma sono i partiti e i loro dirigenti, che avrebbero il compito di guidare il sistema politico, a non essere all’altezza della loro funzione. Ma, pur di non ri-formare se stessi, si industriano in ambiziosi progetti istituzionali destinati a girare perennemente a vuoto: avremo (ci dicono) un motore più veloce, ma non sapremo dove, come e con chi andare. E il riformismo dall’alto – si sa – ha sempre fatto pochissima strada, non solo in Italia. L’ultima ragione della fallacia della cosiddetta democrazia governante in salsa italiana è che, pur progettata allo scopo prevalente di prendere decisioni rapide e «in tempi certi», manca clamorosamente il suo bersaglio. L’impianto istituzionale che emerge dalle riforme elettorali e costituzionali ci consegna un senato sgangherato per composizione e confuso nelle sue funzioni. Il nuovo procedimento legislativo non sarà più snello, lineare o chiaro, ma dovrà percorrere un tortuoso iter – distinguendo ogni disegno di legge per tipologia, per materia e, in certi casi, anche per contenuto (generale o specifico) – che sarà foriero di numerosi conflitti inter-istituzionali e non produrrà né più leggi (come chiedono i «riformatori») né leggi migliori (come vorrebbero gli italiani). Neanche la nuova legge elettorale, il tanto sbandierato Italicum, ci aiuterà a costruire una democrazia del buon governo. Restare immobilizzati in carica per cinque anni, a dispetto delle prestazioni e delle capacità dei governanti, oltre ad essere in contrasto con i principi del parlamentarismo, non è affatto sinonimo di stabilità politica. L’Italicum produrrà una rigidità istituzionale tipica del presidenzialismo, senza averne importato pesi e contrappesi. Alla fine, ci troveremo con un governo statico e stagnante, incapace di prendere buone decisioni, ma inamovibile dal potere. Cercavano una democrazia governante e ci stanno propinando una «democrazia sgovernata».
Meglio l’esistente che l’indecente. (Marco Valbruzzi)

10 settembre 2016

La lotta "Avaaz" per l'uguaglianza di internet.

Sono 7 anni che combattiamo contro le grandi aziende per salvare internet, e sembra che ABBIAMO VINTO!!!!! Dopo USA, Brasile e India, ora anche in Europa. La settimana scorsa, annunciando la legge europea che difenderà l’accesso a internet per altri 500 milioni di cittadini, il principale delegato francese (e voto decisivo) ci ha detto:
Devo ammettere che alcuni dei tweet e dei messaggi che ho ricevuto mi hanno commosso, con tutte quelle persone che mi chiedevano di ‘salvare internet’ e ‘fermare l’assalto delle aziende…’ Volevo davvero fare qualcosa per tutti loro.”
- Sébastien Soriano, presidente dell’Autorità francese per le Telecomunicazioni ARCEP-
Presentando la legge i funzionari europei hanno mostrato dei grafici con numeri senza precedenti di commenti del pubblico: fino a 640 al minuto, la stragrande maggioranza dai membri di Avaaz! 
Le aziende volevano internet veloce per gli ultra-miliardari e lento per il resto del mondo. Noi abbiamo combattuto per difendere il principio della “neutralità della rete”: una rete uguale per tutti!
Questa è la storia di una battaglia globale che ha attraversato 7 anni e 4 continenti:
Stati Uniti - alleati con un senatore per bloccare la discussione al Senato con la minaccia di leggere le nostre 2 milioni e mezzo di firme, una per una. La legge anti-neutralità viene respinta. VITTORIA! 
India - Avaaz si allea con gruppi di attivisti locali per mandare decine di migliaia di messaggi al Ministro delle Telecomunicazioni. VITTORIA! 
Brasile - Una schiera di parlamentari si unisce alla nostra campagna, contribuendo all’approvazione del Marco Civil, “la legge a difesa di internet più avanzata al mondo”. VITTORIA! 
Europa - I giganti delle telecomunicazioni fanno di tutto per smantellare la nostra tanto agognata legge sulla neutralità della rete. Li fermiamo. La stampa di solito non pubblica belle notizie, ma su questa impazziscono. La storia della vittoria finisce ovunque, da Repubblica a ReutersTagesspiegelPoliticoEFEEuractiv fino al Wall Street Journal. VITTORIA! 
Internet è più di una semplice battaglia: ci dà la possibilità e la forza di creare connessioni profonde tra le persone. La diseguaglianza della rete avrebbe dato quel potere a pochi miliardari per far funzionare meglio e più velocemente i loro siti, a scapito di piccole aziende, blogger e organizzazioni no-profit come Avaaz.  Ma noi abbiamo usato la forza della nostra connessione per proteggere l’idea stessa di connessione, e ora la neutralità della rete è diventato lo standard mondiale di internet. Questa storia è un segno di speranza per ogni sfida che abbiamo davanti. Perché finché rimarremo uniti, connessi, POSSIAMO costruire il mondo che tutti sogniamo. 
Con gioia e gratitudine, Ricken, Luis, Ben, Luca, Pascal, Emma, Fatima, Wissam e tutto il team di Avaaz
Angelo Gentilini, da secure.avaaz.org 

                                                                                                                                                                          

09 settembre 2016

L'invito al "NO" della Cgil sul Referendum costituzionale.

Si è conclusa l'Assemblea generale della Cgil che si è svolta a Roma il 7 e 8 settembre. Di seguito l'ordine del giorno sul referendum costituzionale:
La Cgil è partita da una discussione tutta di merito delle modifiche costituzionali, proposte dal Governo, approvate dal Parlamento e che saranno sottoposte al referendum costituzionale, non volendo essere rinchiusa in una logica di schieramento o pregiudiziale. In tal senso andava l'ordine del giorno approvato dal Direttivo nazionale della Cgil il 24 maggio scorso. In questi mesi, a partire da quell'ordine del giorno, abbiamo organizzato centinaia di iniziative di confronto e approfondimento che hanno riscontrato anche posizioni diverse ma un consenso nei confronti dei giudizi espressi dalla Cgil. Per la nostra organizzazione, infatti, l’auspicabile obiettivo di superare il bicameralismo perfetto, che anche la Cgil richiede da tempo, istituendo una seconda camera rappresentativa delle Regioni e delle Autonomie locali, e di correggere le criticità della riforma del 2001, si è tradotto in un'eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato e al Governo.
Il nuovo Senato, per composizione e funzioni, avrà difficoltà a svolgere l'auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitarie. Al Senato, infatti, non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l'adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie. Pur condividendo l'intenzione di cambiare l'equilibrio dei poteri tra Regioni e Stato, definito dalla modifica costituzionale del titolo V nel 2001, l'esito finale è sbagliato: si passa da un eccesso di materie concorrenti a una riduzione drastica della facoltà legislativa autonoma delle Regioni.
La previsione, inoltre, che sia lo Stato a dettare le “disposizioni generali e comuni” su molte materie cruciali, potrebbe tradursi in una omologazione normativa, non necessariamente in positivo, che non lascia spazio a processi di innovazione e sperimentazione che possono scaturire da un sistema plurale e che meglio possono rispondere alle esigenze del singolo territorio.
La possibilità, poi, per il Governo di attivare una corsia preferenziale, per i provvedimenti ritenuti essenziali per l'attuazione del programma, in assenza di limiti quantitativi e qualitativi (salvo l'esclusione di alcune materie), attribuisce al Governo un eccesso di potere in materia legislativa compensato solo parzialmente dall'introduzione di limitazioni alla decretazione d'urgenza e dalla previsione della determinazione di “diritti per le minoranze” e di uno “statuto delle opposizioni”, la cui definizione, però, è rinviata, senza alcuna certezza, al Regolamento della Camera stessa. Tale eccesso di potere non trova compensazione nelle disposizioni relative agli altri livelli istituzionali la cui capacità di incidere nel procedimento legislativo è limitata, né nella partecipazione diretta dei cittadini né in quella delle formazioni sociali.
La semplificazione del procedimento legislativo che si voleva ottenere, con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame. Una moltiplicazione che richiederà il consolidamento di una prassi e rischia di rendere lo stesso iter delle leggi oggetto di contenzioso davanti la Corte costituzionale.
I nuovi criteri, infine, per l’elezione degli organi di garanzia – Presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare, componenti laici del Csm – rischiano di essere subordinati alla legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri di cui la Costituzione deve essere garante, con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della rappresentanza delle minoranze. La Cgil, dunque, valuta la modifica costituzionale da una parte un’occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni.
E, dall’altra, giudica negativamente quanto disposto da tale modifica perché introduce, senza migliorare la governabilità né il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale. Ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, trattandosi di questioni costituzionali, dopo questi mesi di discussione sul merito della riforma, l’Assemblea generale della Cgil invita a votare “No” in occasione del prossimo referendum costituzionale.
L’Assemblea generale impegna tutte le strutture a diffondere queste valutazioni. La Cgil e tutte le sue strutture, nel preservare la propria autonomia, non aderiscono ad alcun comitato e considerano, come sempre, fondamentale la partecipazione al voto e sono impegnate a promuoverla e favorirla tra le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, i giovani e i cittadini tutti.
Angelo Gentilini, da www.rassegna.it