31 gennaio 2012

Operaio - Cittadino - Sindacato - PARTECIPAZIONE

Sono stato assunto alla Cognetex nel 1972, ma essendo figlio di un operaio Cogne, da sempre ho convissuto con la storia di questa grande azienda. Dopo 15 giorni che ero in fabbrica, il fabbro Montroni, delegato sindacale Fiom-Cgil, incontrò il Direttore di produzione di fronte al tornio Pittler in cui lavoravo. Tra di loro ci fu uno schietto scambio di opinioni. Finito il colloquio, notando il mio stupore, il fabbro si rivolse verso di me e mi disse: “Basterd arcordat che, quando un operaio è a posto con la sua coscienza di lavoratore non deve mai togliersi il cappello quando parla con il padrone.” Questa frase da allora ogni giorno mi accompagnò e dopo qualche anno sono stato eletto delegato sindacale nel Cdf Cognetex a rappresentanza dei lavoratori/trici del reparto torni. Per me fu naturale assumermi tale responsabilità, perché fin da bambino avevo una forte sensibilità sociale, maturata nel casone di campagna dove si abitava con altre 15/16 famiglie, dalla frequentazione e attivismo nella vicina parrocchia e nei mesi estivi trascorsi nelle colonie Cogne. Inoltre avevo vissuto con partecipazione tutto il periodo del 68/69, dove come studenti dell’ITI e IPSIA di Imola ci distinguemmo nelle rivendicazioni per una scuola e società migliore, lotte condite anche dalle manganellate della celere imolese. Come scrive la cronaca del tempo sostenemmo anche le importanti rivendicazioni e scioperi dei lavoratori/trici della Cogne di Imola. Nel corso degli anni ho alternato il ruolo di delegato sindacale con altre attività sociali interne all’azienda. Nel 2005/06 ho intensificato l’iniziativa sincadale perché occorreva tamponare la strategia aziendale che avrebbe portato alla chiusura totale della fabbrica. Si sono sostenute lotte ed iniziative di vario genere, per lavorare ci siamo anche velocemente riconvertiti cercando più ore possibili conto terzi puntando sulla nostra professionalità. Ad oggi, fermo restando la ferita per il forte impoverimento di un azienda leader nel mondo, avvenuto non a caso, ci sono dei segnali positivi che prefigurano la possibilità di una sostenibile continuità del sito produttivo imolese. Nel contempo nel 2008 è sopraggiunta la prevedibile crisi economica-produttiva e di conseguenza ho aumentato il mio impegno sindacale oltre la situazione specifica Cognetex. E così ad 1 anno dal fatidico traguardo della pensione sono entrato in aspettativa sindacale a tempo pieno per la Fiom-Cgil di Imola. Tanti mi hanno sostenuto, alcuni mi hanno ostacolato, come fosse un privilegio dopo 40 anni di fabbrica fare il sindacalista a tempo pieno e a scadenza.. Diversi mi han detto, ma chi te lo fa fare? Credo che la risposta si trovi nelle righe che ho scritto in precedenza. Tecnicamente è l’incalzante avanzare della crisi che ha aumentato l’attività sindacale ed è giusto che nell’emergenza ognuno faccia la sua parte e faccia tutto quello che può fare. Da tempo affermo che l’individualismo e il menefreghismo favoriscono l’affermazione di una piccola parte di società e dei poteri forti e credo si debbano rilanciare i valori anche e soprattutto legati agli ideali. Da questa crisi di sistema se ne esce bene solo con una grande presa di coscienza collettiva. Serve la partecipazione alla vita pubblica e sociale, con la consapevolezza che sono le forze che si esprimono nel campo che condizionano e determinano le scelte e gli equilibri. E’ evidente che la Fiom e la Cgil c’è la stanno mettendo tutta per tutelare, difendere, rivedere e rifondare un modello socio-economico migliore e sostenibile per tutti e non per pochi. Purtroppo non è chiaro nella mente di tanti cittadini e lavoratori/trici cosa è un sindacato e che i sindacati non sono tutti uguali e troppo spesso si trascura il senso e il motivo di appartenenza collettiva ad un sindacato e si reclama con forza l’intervento e il sostegno solo quando sopraggiunge una forte problematica individuale o specifica. Sulla diversità per esempio c’è un enorme differenza, che sfugge a molti, tra chi si riconosce nella Costituzione Italiana nata dalla Resistenza e chi opera a cuor leggero ogni giorno per disconoscere dei diritti, uguaglianze, doveri, solidarietà ,democrazia e valori sanciti proprio dalla nostra giovane e sconosciuta Costituzione. La scarsa partecipazione e le conseguenti analisi schematiche e frettolose portano solo all’ accentuazione delle problematiche e sicuramente aumentano le difficoltà per le reali e doverosi risposte. Si devono rilanciare metodi partecipativi e rappresentativi, in ogni settore occorrono autorevoli rappresentanti che provengono dalla base e che hanno fatto la cosiddetta gavetta dal vissuto e non solo letta sui libri. Studiare e parlare di lavoro e di lavoratori/trici è importante, ma non è come lavorare in produzione e non si possono avere le sensibilità ed essere in linea d’onda con chi è o è stato per tanti anni un lavoratore/ce produttivo. Sono proprio i cittadini e lavoratori/trici che devono consapevolmente pretendere e mantenere il diritto e la possibilità della partecipazione attiva e attraverso l’elezione diretta dei propri rappresentanti. In conclusione è evidente che si certifica, da anni, un generale impoverimento ed è ovvio che ogni popolo o comunità ha i rappresentanti che riesce ad esprimere e con un pizzico di cattiveria si può affermare, che si merita. Perciò per avere più qualità e un modello di società migliore ogni popolo e ogni comunità si deve “dar da fare”. Questa è la democrazia.
A. G.

27 gennaio 2012

24 gennaio 2012

FIOM - FIAT - CNH

ORDINE DEL GIORNO
Il Comitato Direttivo allargato della Fiom Cgil di Imola riunito in data 16 gennaio 2012 nell’assumere le decisioni approvate dal Comitato Centrale impegna la propria struttura alla più ampia e capillare campagna di informazione e discussione nelle assemblee e per la realizzazione della manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici, sabato 11 febbraio 2012 a Roma.
Il Comitato Direttivo allargato della Fiom Cgil di Imola, nel confermare sostegno e vicinanza alle delegate e ai delegati, alle iscritte e agli iscritti alla Fiom-Cgil e alle lavoratrici e ai lavoratori della Fiat sottoposti a un attacco senza precedenti ai loro diritti e alla loro dignità, esprime forte preoccupazione per come sta procedendo, nel più assoluto silenzio, il progetto di reindustrializzazione dello stabilimento CNH di Imola al quale è legato il futuro e il destino di 130 famiglie e di un’attività industriale che garantiva oltre 500 posti di lavoro. Con un solo anno di ammortizzatori sociali prima della definitiva chiusura non è più rinviabile un progetto capace di garantire una prospettiva lavorativa ai lavoratori dello stabilimento imolese, da oltre due anni e mezzo senza lavoro e con un reddito falcidiato dalla cassa integrazione, in un territorio che conferma un utilizzo consistente e in aumento degli ammortizzatori sociali portando conseguentemente un progressivo calo occupazionale.
Il Comitato Direttivo allargato della Fiom Cgil di Imola invita le lavoratrici e i lavoratori del settore metalmeccanico e non solo a partecipare e sostenere le iniziative e le proposte più che mai necessarie per il lavoro, la democrazia, il contratto nazionale, il superamento della precarietà, un nuovo modello di sviluppo e una nuova politica economica e sociale.
Approvato all'unanimità.
FIOM CGIL IMOLA

Lavoratori CNH: non vogliamo l'elemosina ma un lavoro
Imola. Si rivolgono a tutte le autorità politiche ed istituzionali, che hanno portato solidarietà e sostegno negli 81 giorni di presidio per scongiurare la chiusura dello stabilimento della Cnh, per “denunciare la situazione drammatica che stiamo vivendo e che peggiora sempre più”. Si tratta dei lavoratori e delle lavoratrici dell'azienda del gruppo Fiat che inviano ai mass media una lettera aperta. “Non vogliamo l’elemosina ma chiediamo un lavoro! E’ dal settembre 2009 che sopravviviamo con un assegno di cassa integrazione di 700 euro mensili e aspettiamo una riconversione industriale del sito poiché la Fiat ha deciso di terminare a Imola la produzione di macchine per il movimento terra spostandola in altri siti del gruppo (Lecce e Torino). Fondamentalmente non si è visto niente di concreto per un’alternativa industriale, nonostante gli accordi sottoscritti presso il ministero dello Sviluppo economico; l’azienda è oramai dismessa e non è l’unica realtà in queste condizioni. Siamo diventati un problema sociale non per motivi dipesi da noi. Le istituzioni e la politica che sono al servizio dei cittadini devono farsi carico del problema: avevamo un lavoro a tempo indeterminato che ci è stato tolto e chiediamo il ripristino di tale condizione poiché il lavoro è dignità!
Lavoratori e lavoratrici Cnh: Alessandro Asperti, Guido Barbieri, Cristina Cremonini, Barbara Alberti, Stefania Alberti, Ciro Buonuomo, Maria Marcovecchio, Roberta Antonini, Anna Burgo, Daria Baffè, Armando Satta

19 gennaio 2012

L'ANTICA DEMOCRAZIA

Il discorso di Pericle agli Ateniesi nel 461 a.C.:

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamata democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo cosi.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, bensì come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, bè tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
QUI AD ATENE NOI FACCIAMO COSI'.
riscritto da Angelo Gentilini

16 gennaio 2012

Basta trucchi e trucchetti

Non esiste liberalizzazione del servizio idrico che rispetti i referendum.
Basta trucchi e trucchetti, il Governo Monti rispetti il voto popolare.
Ormai da giorni il Presidente del Consiglio Monti e i suoi ministri parlano di privatizzazioni alludendo anche ad un intervento sul servizio idrico. Ultimi in ordine di tempo il sottosegretario Polillo secondo cui il referendum è stato “un mezzo imbroglio” e il sottosegretario Catricalà che ha annunciato “modifiche che non vadano contro il voto referendario” alla gestione dell'acqua.
Diciamo chiaramente a Monti, Passera, Catricalà e Polillo che non esiste nessuna liberalizzazione del servizio idrico che rispetti il voto referendario: il 12 e 13 giugno scorsi gli italiani hanno scelto in massa per la gestione pubblica dell'acqua e per la fuoriuscita degli interessi privati dal servizio idrico.
Non pensi il Governo Monti con la scusa di risanare il debito di poter aggirare il voto referendario con trucchi e trucchetti, 27 milioni di italiani si sono espressi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e questo ci aspettiamo dal Governo nei prossimi giorni.
Saremo molto attenti alle prossime mosse del Governo Monti sul fronte delle liberalizzazioni, non permetteremo che la volontà popolare venga abbattuta a colpi di decreto, di Antitrust o di direttive europee in stile Bolkestein. Metteremo in campo ogni strumento utile alla difesa dei referendum, a partire dalla campagna di obbedienza civile lanciata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.
L'applicazione dei referendum è la prima e la più urgente emergenza democratica nel nostro paese, per questo il Forum Italiano (e con esso il Comitato Acqua Pubblica di Imola) chiede, come già fatto e sinora senza risposta, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Mario Monti. Nel contempo chiede a tutte le realtà che hanno sostenuto i referendum, ai partiti che da fuori o dentro il Parlamento hanno dato indicazione per il “Sì” ai referendum di giugno, di prendere da subito una netta posizione in difesa del voto democratico del popolo italiano. Così come richiamiamo alla sua responsabilità il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a far rispettare la volontà popolare referendaria ad un Governo, quello Monti, da lui fortemente voluto.
Comitato Acqua Pubblica Imola

12 gennaio 2012

GIOVENTU' AMORE e RABBIA


Martedì 17 gennaio 2012, alle ore 21.00, al Circolo Tennis Cacciari a Imola, Luca Telese presenterà il suo ultimo libro: Gioventù Amore e Rabbia.
Durante l'iniziativa sarà possibile rivolgere domande all'autore ed acquistare il libro.

Nel suo libro più arrabbiato, Luca Telese raccoglie la sfida di raccontare l’Italia ai tempi della crisi, e lo fa intrecciando la propria passione professionale, quella di un «giovane quarantenne» che ha firmato il primo vero contratto dodici anni dopo aver iniziato a lavorare, con le storie raccolte da un osservatorio privilegiato quale è quello del cronista. Ci guida nella terra dei precari, del popolo «viola» speranzoso e deluso, di quello «black» furioso e iconoclasta, di talenti e fuoriclasse, di creativi cassintegrati e di operai sbeffeggiati. Questo libro comincia con la sfida tra Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, che è il primo grande confronto fra l’integralismo e l’informazione, l’anno zero della modernità e anche del giornalismo. Prosegue con un lungo viaggio, che conduce dai caratteri al piombo a Internet, la lingua del nostro tempo. Attraverso volti e narrazioni, delinea una ricetta, che è quasi un manifesto generazionale: oggi, non domani, è il momento giusto, per i giovani italiani, di tirare fuori l’amore (per quello che si fa, per quello che si è) e la rabbia, che non significa distruzione cieca, ma coraggio di volere il cambiamento. Solo così la speranza può tornare a vincere."

09 gennaio 2012

URGE RIFLESSIONE

Negli ultimi 10 anni in 25 paesi emergenti il Pil è cresciuto in media al 5,8%. In Qatar, Cina, Kazakhstan, India, Vietnam e Nigeria si sono registrate delle medie nettamente superiori, a volte anche vicino al 10%, mentre il Giappone è in rosso, l'eurozona all'1%, gli Usa all'1,5%. Sempre negli ultimi 10 anni la distribuzione del Pil mondiale negli Usa è passato dal 24,8 al 15,6%; in Giappone dal 15,8 al 9,1; in Europa dal 24,2 al 18%. La crescita del Pil in Occidente era già in difficoltà negli anni 80 e solo il ricorso all'indebitamento di imprese, famiglie e Stati ha permesso di mantenere alta la domanda, creando anche situazioni fittizie. In Italia più che in altri paesi europei per restare competitivi si sono compressi appositamente gli stipendi dei lavoratori dipendenti e il sistema welfare dei cittadini in generale. Nonostante i sacrifici delle classi medio-basse il debito pubblico italiano è aumentato a dismisura, negli anni 70 era al 60% ( rapporto debito/Pil), nel 1987 al 92,5%, nel 1992 al 118,3% ed ora sopra al 120%. Se si considerano anche i dati dei disoccupati italiani che in totale fanno il 13-14%, con punte giovanili e femminili al 30%, è chiaro che il sistema capitalista-economico occidentale e in particolare italiano è vicino al tracollo o come si dice in default. Per questo serve analisi e ricerca di un modello sostenibile che invece di fare lavorare di più chi il lavoro ce l'ha, riducendo soldi e diritti, pensi ad una realistica distribuzione delle risorse economiche-produttive, anche in funzione della domanda del mercato interno, che in Italia è l'80% del totale, con l'esportazione solo al 20%. Ed ancora sul debito, sulla crisi, sarebbe bene dirla giusta. Non sono stati i lavoratori e lavoratrici dipendenti a mettere in crisi il sistema perchè gli stipendi sono al 26° posto della classifica dei paesi Ocse e gli incriminati fondi pensioni Inps, sempre dei lavoratori dipendenti, sono in attivo. E' chiaro, da anni, che la responsabilità è del rampantismo senza regole e controlli, con la produzione estrema di soldi su soldi e dei giochini speculanti delle borse. Inoltre il debito e i problemi non sono venuti come il vento ma sono arrivati in modo pesante perchè ieri come oggi ci sono uomini chiamati a dirigere il nostro paese che hanno tutelato gli interessi dei pochi e non quelli dei tanti e quelli dell'Italia, anzi ora è bene dire anche dell'Europa. Credo che urga una profonda riflessione, serviva da anni, perchè come ho scritto all'inizio del pezzo... l'economia e la produzione si è spostata e si stà sempre di più spostando.
A. G.

05 gennaio 2012

LO STATO AIUTA A DELOCALIZZARE

Evidenzio un pezzo scritto il 14 febbraio 2011 sul problema delle delocalizzazioni italiane e in riferimento alla situazione OMSA:
LO STATO AIUTA A DELOCALIZZARE
A. G.

02 gennaio 2012

SOSTEGNO a Lucia Codurelli

“Votare la manovra del governo Monti è stata una delle sofferenze più grandi della mia vita. Per questo ho pensato che fosse l'ultimo mio atto da deputata”. Ha affermato Lucia Codurelli, 61 anni di Lecco, per 30 anni operaia e delegata sindacale Cgil e poi impegnata politicamente con i Ds. E' molto indignata perchè: “Questa manovra si accanisce contro quella parte di società per cui ho sempre lottato, gli operai alla catena, le donne e chi ha iniziato a lavorare a 15 anni. Per tante persone si aggiungono fino a 6/7 anni di lavoro, senza dare in cambio nulla. Quello che mi ha dato più fastidio è stato il pronunciamento di Ichino..(.finalmente sono stati colpiti i privilegiati.)..C'è troppa gente che parla senza conoscere i reali problemi, i privilegi, quelli veri, non sono stati toccati per niente”.
In questo periodo il gesto dell'ex operaia Lucia ha riaperto il dibattito tra la base del Pd, ha raccolto tanta solidarietà e incoraggiamento al ripensamento. Io sostengo con forza, nel merito, la difficoltà di Lucia ma nel contempo spero che ci sia un ripensamento e ritorni nel suo scranno di deputata per difendere e tutelare le istanze dei lavoratori e lavoratrici. La politica se vuole essere rappresentativa ha bisogno di deputati che provengano dal mondo reale e che hanno la capacità e la sensibilità, data dal vissuto, di conoscere, ascoltare, rappresentare i lavoratori e lavoratrici. Infine egregio Prof. Monti anch'io sono in attesa della promessa EQUITA', nella prima fase il suo governo è stato deludente e per ben che ci vada non credo che recuperi nella seconda. Purtroppo io ero già scettico in partenza perchè, che sia chiaro, questo è un governo di tecnici che provengono in gran parte dal mondo che ha proprio creato i problemi più grossi e storicamente li ha sempre scaricati e fatti pagare a “scarpa grossa“.
A. G.