Ieri nella sala mensa aziendale si è tenuta una conferenza stampa, indetta da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil e Rsu, per denunciare l'ennesima beffa di cui sono vittime i lavoratori e lavoratrici ex Cognetex di Imola. La società Sant'Andrea Novara non ha accolto la quarta offerta di acquisto messo in campo da una cordata di imprenditori locali, con a capo la Curti spa, ed essendo scaduti il 20 gennaio i termini per formalizzare l'accordo ci si trova al punto di partenza. A questo punto si chiede, alla Sant'Andrea Novara, chiarezza e trasparenza di intenti per l'ennesima volta congiuntamente; il pool di imprenditori, tra cui ci sono anche l'Ing. Roberto Aponi e l'Ing. Manlio Nobili (ex Cognetex), i sindacati, le Rsu, i lavoratori, le lavoratrici e il Sindaco di Imola, Daniele Manca, che ieri ha portato il proprio saluto, impegno e solidarietà, presentandosi all'assemblea che si è tenuta dopo la conferenza stampa. Nella giornata di oggi, a Torino, ci saranno due incontri chiarificatori con il commissario fallimentare Leonardo Marta, chiesti dall'assessore al lavoro Mirco Cantelli per il Comune di Imola e dalla cordata stessa che è ancora in pista, sempre che si rispettino gli accordi e il percorso da tempo avviato. Ripercorrendo questi ultimi venti anni, dalla privatizzazione dell'azienda ex-Eni, resta una grande amarezza nel vedere progressivamente svuotarsi un grande stabilimento produttivo, nonostante che i prodotti e le macchine Cognetex siano ancora molto apprezzate nel mercato meccano-tessile mondiale.
Daniele Manca:"Oggi ho incontrato i lavoratori della Cognetex in assemblea e ho ribadito il massimo impegno del Comune per mantenere a Imola la produzione di macchine tessili".
Angelo Gentilini
31 gennaio 2014
29 gennaio 2014
"L'esercito industriale di riserva"
La dura crisi che stiamo vivendo porta a considerare, anche
con contesti diversi, che i metodi usati dai poteri forti, gira e rigira, sono
sempre gli stessi. Diversi anni fa, un Dirigente mi confidò che conosceva molto
bene i volumi del Capitale di Marx e che li riteneva una tra le miglior
analisi prodotte sul mondo del lavoro e
sui processi economici- produttivi. Inoltre mi disse: “Il nostro vantaggio sta nel fatto che tanti operai non hanno
queste conoscenze, diversamente come si poteva riuscire nell’affermazione del
trasformismo, che consiste nel far credere che le classi sociali non esistono
più, quando nella realtà le disuguaglianze sono aumentate in maniera
sproporzionata?”. Ripercorso questo breve, ma significativo, ricordo di vita
personale, vado a rivedere un concetto espresso nel Capitale, che è una buona
base di riflessione. “L’esercito
industriale di riserva”, è un concetto molto importante che Marx sviluppò
nella sua opera e usò volutamente una definizione militare, perché questo
“esercito”, costituito dai disoccupati, era un arma nelle mani dei capitalisti.
Secondo Marx i capitalisti sono costretti dalla concorrenza ad aumentare la
produttività, ossia a diminuire il costo delle merci sul mercato. Per farlo devono
modificare il modo in cui è composto il capitale, aumentando la quota che
deriva dai macchinari e materie prime, “capitale costante”, e diminuendo l’uso
degli operai, “capitale variabile”. Ma i capitalisti ricavano il loro
“plusvalore” di profitto dal lavoro operaio che riescono a sfruttare, con
incidenze diverse tra i vari settori più o meno meccanizzati, automatizzati,
robotizzati. Per risolvere questo problema e abbassare il costo variabile,
diventa essenziale la presenza di un gran numero di disoccupati, che alimentano
la concorrenza tra gli operai garantendo un basso livello dei salari e una
insita debolezza nella classe operaia. Infatti la disoccupazione porta alla
povertà, alla disperazione e talvolta all’accettazione di qualsiasi lavoro a
salario inferiore e (vedi precari) a moderare le richieste rivendicative per
paura di perdere il posto. Nelle sue analisi Marx ribadiva che “l’esercito
industriale di riserva”, era un prezioso rimedio usato per superare tanti problemi
del mondo del lavoro, ma considerava questo metodo una debolezza del
capitalismo, definendolo: “La caduta tendenziale del saggio di profitto”. Con
convinzione sottoscrivo che la storia insegna, la storia si ripete, in Italia
più che da altre parti. Da anni si sono compressi i salari e le relative
pensioni a favore della finanza e capitali, ed in tempo di crisi, invece di
unire, si è lavorato per dividere con gli accordi separati indebolendo i diritti,
le tutele, la democrazia e sponsorizzando la cultura individualista, quale rimedio
di tutti i mali. Nonostante la crescente disoccupazione è stata alzata l’età
pensionabile, si è detassato lo straordinario e la produttività, favorendo le
aziende e chi il lavoro c’è l’ha, mentre negli altri paesi europei che vanno
meglio, hanno abbassato l’età pensionabile, alzato il costo dello straordinario
e ridotti gli orari di lavoro, in coerenza con una suddivisione più equa della
ricchezza e del lavoro. Sempre in Italia abbiamo assistito, anche grazie all’assordante
silenzio/assenso della politica, a delle insensate e speculative delocalizzazioni, che trattano
il lavoro come una merce e non un valore sociale. Inoltre, sempre in tempo di
crisi, si è appositamente indebolito il sistema dei controlli e la lotta contro
la speculazione macro e micro economica, la corruzione, l’elusione, l’evasione,
il riciclaggio, il rispetto delle regole e delle leggi. In conclusione per
tutelarsi di più sarebbe bene che i lavoratori e lavoratrici conoscessero
meglio la storia dei processi di cui sono parte integrante, perché
diversamente, come da anni succede, la storia la vengono a conoscere direttamente sulla
propria pelle e tasche, quando ormai è tardi, troppo tardi.
Angelo Gentilini
27 gennaio 2014
"La memoria e la speranza di Anna"
“Prima o poi questa guerra finirà, e torneremo a essere uomini e non soltanto ebrei!”
Anne Frank, 11 aprile 1944."Quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenità".
sabato 15 luglio 1944 Anna Frank
Angelo Gentilini
24 gennaio 2014
Imola: "Il ricordo e la memoria ANPI e CIDRA"
GIORNO DELLA MEMORIA 2014 - INIZIATIVA ANPI CIDRA
SABATO 25 GENNAIO H 17:30
ANDRONE DEL PALAZZO COMUNALE - IMOLA
Inaugurazione della mostra “L’ideologia della razza e le sue vittime.
Nella Germania di Hitler e nell’Italia di Mussolini”
In occasione del Giorno della Memoria 2014 l’A.N.P.I. di Imola, in collaborazione con il C.I.D.R.A. ha realizzato una mostra formata da 21 pannelli dal titolo “L’ideologia della razza e le sue vittime. Nella Germania di Hitler e nell’Italia di Mussolini”, curata da Marco Orazi e Giulia Dall’Olio. L'inaugurazione avverrà sabato 25 gennaio e l'esposizione continuerà per due settimane, fino a sabato 8 febbraio. Si tratta di un approfondimento del drammatico e progressivo percorso che portò il Terzo Reich ad una politica aggressiva in Europa fino a provocare lo scoppio della II Guerra Mondiale e le teorie, le politiche, le azioni che portarono allo sterminio delle cosiddette razze inferiori e degli antagonisti politici, in nome della purezza della razza ariana che, secondo Hitler, “è l’unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo”.
A.G.da info Anpi-Cidra Imola
23 gennaio 2014
"I lavoratori Cognetex Imola bloccano la Selice"
«Siamo stanchi di silenzi assordanti. Vogliamo risposte concrete». Questo l’allarme lanciato oggi da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil durante la manifestazione dei lavoratori Cognetex che oggi 23 gennaio, per alcuni minuti, in segno di protesta, hanno bloccato il traffico sulla via Selice.
Clicca per continuare a leggere le ragioni dei lavoratori.....
Angelo Gentilini da info Cgil.it
Clicca per continuare a leggere le ragioni dei lavoratori.....
Angelo Gentilini da info Cgil.it
21 gennaio 2014
Landini: "Con trasparenza iscritti e stipendi"
Da alcuni anni, da varie direzioni, si spara sui sindacati per
indebolirli e delegittimarli. In particolare il potere mediatico/populista
cerca di rendere tutti uguali, cosicché si va a colpire proprio quelle forze
sindacali che più di altre stanno sul pezzo a difesa dei lavoratori e
lavoratrici. Senza la dovuta conoscenza si criticano i sindacati di mancanza di trasparenza
e si associa il tutto al sistema politico. Alcuni giorni fa leggendo la bozza
del Job Act di Renzi ho avuto la conferma di quanto ho scritto sopra. Sulla
trasparenza: “amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati, hanno il dovere di
pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e
circostanziato”. In riferimento a questo, riporto quanto ha scritto Maurizio
Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, nel recente libro “Forza lavoro”: “ Noi viviamo unicamente del contributo
degli iscritti, lavoratori che scelgono di dare l’1% del proprio stipendio alla
Fiom. E’ la sola nostra entrata e il lavoratore può decidere in qualunque
momento di non dare più quel contributo. Non è per routine che esistiamo, non è
per consuetudine. Il fatto che noi viviamo solo
dei contributi degli iscritti è una scelta che diventa un segnale
politico e costituisce un valore. Come il fatto che gli stipendi di chi lavora
in Fiom sono giustamente rapportati agli stipendi di chi lavora in fabbrica.
Per noi chi si impegna a fare il sindacalista non lo fa per soldi e non può
arricchirsi. Fare il sindacalista non può e non deve diventare un mestiere. Al
lavoro nella sede nazionale siamo in 29, tra funzionari e dipendenti. Il
segretario generale della Fiom guadagna 2260 euro netti al mese, un segretario
nazionale 2150. Lo stipendio di dipendenti e funzionari va dai 1400 ai 1800
euro mensili, i segretari regionali e provinciali guadagnano tra 1600 e 1800. La Fiom sono i suoi 360.000
iscritti, i suoi 16.000 delegati e delegate eletti nei luoghi di lavoro. Questo
processo democratico ci ha permesso di essere vivi e vitali, insieme al fatto che
in nessuna azienda abbiamo fatto un accordo senza avere il consenso della
maggioranza dei lavoratori, e quando non è stato possibile, come alla Fiat,
abbiamo denunciato questo ricatto. Tutto questo fa della Fiom un’organizzazione
che vive di partecipazione democratica e di militanza, grazie al contributo di
delegati che non sono nominati da qualcuno ma eletti dai loro compagni sui
luoghi di lavoro”. Condivido totalmente quanto ha scritto Landini e mi
sembrano evidenti le differenze di un sindacato democratico e rappresentativo
quale è la Fiom-Cgil dalla stragrande maggioranza del sistema politico italiano.
Angelo Gentilini
20 gennaio 2014
Rodotà: dovè l'etica pubblica?
Stefano Rodotà (19 gennaio 2014), ospite di Fabio Fazio a “Che
tempo che fa”, è stato molto critico sull’incontro Renzi-Berlusconi, accusando
una deriva etica: “Per chi è cittadino del Paese e ritiene che ci sia da
ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non
ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato ad agosto e che solo da
poche settimane è stato dichiarato decaduto da senatore”. Inoltre, Rodotà fa
notare: “ Uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai
domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di
rilegittimare chi si trova in questa condizione”. Anche perché a quel punto l’ex
premier dirà: “Guardate oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione come mi
tratta questa giustizia”.
A.G. da l'Unità
19 gennaio 2014
Il 19 gennaio...moriva Andrea Costa
Andrea Costa (Imola, 30 novembre 1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato un politico italiano, considerato tra i fondatori del socialismo in Italia. Approfondisci:..http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Costa.
19 gennaio 2010
LA STORIA CI DEVE ILLUMINARE
19 gennaio 1910 – 19 gennaio 2010: DA 100 ANNI CI MANCA ANDREA COSTA Il Padre del Socialismo Italiano, Andrea Costa, nacque a Imola nel 1851, in via Appia, si spense all’ospedale di Imola il 19 gennaio 1910.
Nel 1872 ad appena 21 anni fu eletto Segretario dell’Internazionale dei lavoratori in Italia, organizzazione capeggiata dal russo Bakunin. Ad Imola fondò diverse testate giornalistiche che ebbero un futuro importante come L’Avanti, Il Moto, La Lotta e Il Momento. Nel 1882, Costa fu il “primo socialista” eletto nel Parlamento Italiano, inoltre si battè in prima persone per la costituzione della Camera del Lavoro di Imola. Grazie a personaggi come Andrea Costa nel territorio imolese nacquero le prime cooperative come la Galeati e la Ceramica d’Imola e sempre ad inizio ‘900 si associarono braccianti, contadini, birocciai e garzoni, nelle Leghe e Sindacato.
Andrea Costa si è battuto contro la miseria, lo sfruttamento, le disuguaglianze e le ingiustizie.
Nel 1872 ad appena 21 anni fu eletto Segretario dell’Internazionale dei lavoratori in Italia, organizzazione capeggiata dal russo Bakunin. Ad Imola fondò diverse testate giornalistiche che ebbero un futuro importante come L’Avanti, Il Moto, La Lotta e Il Momento. Nel 1882, Costa fu il “primo socialista” eletto nel Parlamento Italiano, inoltre si battè in prima persone per la costituzione della Camera del Lavoro di Imola. Grazie a personaggi come Andrea Costa nel territorio imolese nacquero le prime cooperative come la Galeati e la Ceramica d’Imola e sempre ad inizio ‘900 si associarono braccianti, contadini, birocciai e garzoni, nelle Leghe e Sindacato.
Andrea Costa si è battuto contro la miseria, lo sfruttamento, le disuguaglianze e le ingiustizie.
Angelo Gentilini
16 gennaio 2014
Pensioni d'oro...commissione al lavoro
La proposta di legge Meloni sulle cosiddette pensioni d’oro, presentata il 21 giugno 2013, è stata adottata come testo base sul quale lavorera’ la commissione Lavoro, “tenuto conto che – si legge sul resoconto della commissione – tale provvedimento è stato iscritto nel calendario dei lavori dell’Assemblea in quota opposizione”. E’ la prima volta, viene fatto osservare, che una pdl di Fratelli d’Italia viene adottato come testo base. Alle 18 di oggi scade il termine per la presentazione degli emendamenti. La decisione di scegliere la pdl Meloni come testo base è stata motivata dalla relatrice Marialuisa Gnecchi (Pd) in quanto “tale testo può costituire una valida base di partenza per l’elaborazione di un provvedimento il più possibile efficace, dovendosi comunque considerare come un testo aperto al contributo emendativo di tutti i gruppi”. Una scelta che però non è piaciuta al Movimento 5 Stelle che avrebbero voluto che venisse utilizzata come testo base la loro proposta, depositata l’11 dicembre. Il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano ha difeso la decisione di adottare la pdl Meloni come testo base visto che “l’esame della proposta è iniziato da qualche settimana”. Comunque, ha assicurato il presidente, “il testo è aperto al contributo di tutti con proposte di modifiche sotto forma di emendamenti”.
A.G. da: (info Ansa, Cesare Damiano)
A.G. da: (info Ansa, Cesare Damiano)
13 gennaio 2014
Rilancio..."La ripresa dell'anno dopo"
Essendo in corso d'opera un nuovo confronto politico sulle tematiche del lavoro, sui problemi della crisi e come fare per uscirne, rilancio una sintesi dal "Piano del lavoro" e da "La ripresa dell'anno dopo", che sono delle analisi e simulazioni a firma Cgil effettuate nel 2013. Il problema che evidenziano queste corpose e approfondite analisi è sempre lo stesso che si afferma da anni. In Italia occorrono dei piani industriali nazionali in tutti i settori, con investimenti in nuove sinergie tra pubblico e privato, in concerto con l'Europa e che incidano nelle scelte del mercato globalizzato. Già nel 1975 Enrico Berlinguer, un politico dal pensiero lungo, affermava che se non si arrivava ad una forma di Governance mondiale, almeno sui processi più importanti, avremmo avuto un futuro molto incerto, l'aumento delle disuguaglianze e delle povertà. Io credo fermamente che senza una visione d'insieme e complessiva, difficilmente se ne verrà fuori, per il semplice fatto che un tempo tutte le merci e prodotti occorrenti al mondo venivano costruiti da pochi paesi, tra cui l'Italia. Mentre ora, è vero che il mondo globalizzato è un mercato più grande ed in via di espansione, ma è anche vero che tanti paesi che un tempo erano poveri ora sono dei nuovi produttori di merci e delle potenze industriali mondiali, con il crescente peso assunto dalla finanza a sfavore del lavoro manifatturiero, dei lavoratori e lavoratrici di tutto il mondo industrializzato.
Angelo Gentilini
Angelo Gentilini
10 giugno 2013
"La ripresa dell'anno dopo"
La ripresa non arriva, né in Italia, né in Europa. I dati ormai sono inconfutabili.
In Italia dal 2008 il PIL perde mediamente 1,1 punti percentuali ogni anno, mentre al 2013 i posti di lavoro sono diminuiti di oltre 1 milione e mezzo rispetto al 2007. I salari lordi perdono lo 0,1% ogni anno (quelli netti lo 0,4%). La produttività è mediamente negativa (-0,2%). Gli investimenti diminuiscono mediamente 3,6 punti l’anno. Nell’ambito delle attuali tendenze, senza prevedere modifiche significative della politica economica, nazionale ed europea, emerge con chiarezza che, anche nella migliore delle ipotesi in campo, per uscire dalla crisi occorre ancora molto tempo, perciò è estremamente necessario un cambio di paradigma.
“La creazione di lavoro crea crescita, che a sua volta crea nuovo lavoro”.
Il “Piano del Lavoro proposto dalla CGIL”, si fonda sull’idea di rispondere alla crisi globale e al declino dell’economia italiana attraverso un forte sostegno alla domanda, che avvenga proprio con un piano straordinario di creazione diretta di nuova occupazione, nuovi investimenti pubblici e privati, verso l’innovazione e i beni comuni. A ciò si affianca un’importante riforma delle entrate e della finanza pubblica per liberare le risorse utili e per una restituzione fiscale a vantaggio dei redditi “fissi” (salari e pensioni) e degli investimenti. In quest’ottica si ricompone la crescita verso la domanda interna, investendo nello sviluppo e in quei settori non esposti alla concorrenza internazionale e non direttamente ascrivibili al mercato. Per questa via è possibile recuperare nel medio periodo anche il potenziale di crescita e di sviluppo del Paese precedente alla crisi. In cifre, utilizzando il modello econometrico elaborato dal CER per stimare l’impatto del Piano del Lavoro , si possono prevedere i possibili tempi della ripresa derivante dall’attivazione delle misure indicate nel piano, nel breve e nel medio periodo, partendo dallo scenario attuale:
RISULTATO: in 3 anni, al 2016, potrebbe essere possibile recuperare il livello occupazionale pre-crisi (2007) e in 4 anni, al 2017, il livello del PIL, della produttività e degli investimenti. Il livello della retribuzione di fatto media annua lorda potrebbe essere recuperato addirittura nel 2014. Anche il recupero della perdita cumulata e del livello potenziale (al netto della crisi)sarebbe molto più rapido, dato anche il maggior livello di crescita potenziale che si conterebbe nella variazione media annua 2014-2020 del PIL (+2,7%), dell’occupazione (+1,9%), degli investimenti (+5,0%) e di salari e produttività, che crescerebbero di uno 0,8% annuo oltre il livello dei prezzi. Tutte dinamiche più sostenute di quelle pre-crisi (2000-2007)
Angelo Gentilini, (sintesi da analisi Cgil Nazionale)
«La crisi finisce solo quando si torna alla piena occupazione
e i salari reali tornano a crescere» (Joseph Stiglitz)
«La crisi finisce solo quando si torna alla piena occupazione
e i salari reali tornano a crescere» (Joseph Stiglitz)
10 gennaio 2014
"Forza Lavoro" di Maurizio Landini
"Se le diseguaglianze crescono, la recessione non si ferma, i governi traballano e i padroni chiudono, delocalizzano, ricattano, come si fa a restituire al lavoro la centralità che pure la nostra Costituzione proclama nel suo primo articolo? E qual è il ruolo del sindacato in questi nuovi scenari? E' vero che la classe operaia non esiste più?" In questo libro, Maurizio Landini, metalmeccanico da una vita e dal 2010 segretario generale della Federazione Impiegati Operai Metallurgici, affronta i nodi irrisolti della realtà italiana, proponendo una visione alternativa al pensiero unico liberista. Una visione che passa attraverso dei diritti da difendere, non solo quello del lavoro, ma anche della salute, della scuola, dello stato sociale, con la precarietà e la disoccupazione da combattere anche grazie a un reddito di cittadinanza, nella fattispecie degli altri paesi europei, ma soprattutto è il rilancio della democrazia, fuori e dentro al sindacato, fuori e dentro le fabbriche, la chiave per non essere travolti dalla crisi. L'obiettivo deve essere che nessun lavoratore, giovane, pensionato si senta o sia lasciato solo, in balia del capitalismo e dei suoi forti poteri.
Sotto metto il link di un mio pezzo che ho scritto e pubblicato nel mese di marzo 2009, dove denunciavo la mancanza di politiche giuste ed linea con le crescenti problematiche dell'economia reale, che hanno prodotto un distacco dei lavoratori e lavoratrici dalla politica. Inoltre nell'archivio del blog si trovano tanti altri pezzi che, da anni, ho scritto sui diritti, sul lavoro, sull'uguaglianza, sulla redistribuzione, ecc..ecc..
http://angelogentilini.blogspot.it/2009/03/la-centralita-smarrita.html
Angelo Gentilini
Sotto metto il link di un mio pezzo che ho scritto e pubblicato nel mese di marzo 2009, dove denunciavo la mancanza di politiche giuste ed linea con le crescenti problematiche dell'economia reale, che hanno prodotto un distacco dei lavoratori e lavoratrici dalla politica. Inoltre nell'archivio del blog si trovano tanti altri pezzi che, da anni, ho scritto sui diritti, sul lavoro, sull'uguaglianza, sulla redistribuzione, ecc..ecc..
http://angelogentilini.blogspot.it/2009/03/la-centralita-smarrita.html
Angelo Gentilini
07 gennaio 2014
Rilancio il..."Piano del lavoro" firmato Cgil
Rilancio il "Piano del lavoro" della Cgil, che è il risultato di una approfondita e attenta analisi macro-economica e micro-economica e che indica le priorità e le necessità utili per rilanciare e ricostruire il mondo del lavoro italiano, in tutte le direzioni e settori. Deve essere molto chiaro che l'estrema priorità non è il cambiamento delle regole, ma il non perdere un attimo di tempo in più per la creazione di lavoro andando a ricercare le risorse dove sono veramente (evasione, elusione, corruzione, riciclaggio, sprechi, ecc..) e ricercando attraverso la redistribuzione della ricchezza prodotta dei nuovi assetti ed equilibri economici e sociali. Iniziato tutto questo è da considerarsi utile un sano e costruttivo confronto tra le parti in causa sulle necessarie semplificazioni burocratiche, contrattuali, orario, welfare, pensioni, tasse sul lavoro, sicurezza, tutele, legge sulla rappresentanza. In sintesi voglio sottolineare che è sbagliato ripartire dal cambiamento delle regole (metodo Fornero) per la creazione di lavoro e a contrasto della crescente disoccupazione.
Angelo Gentilini
Angelo Gentilini
22 febbraio 2013
CGIL: "Piano del Lavoro"
'Piano del Lavoro - Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese'
Creare nuovi posti di lavoro, mettendo al centro il territorio, riqualificando industria e servizi, riformando Pa e welfare, con l'ambizione di dare senso all'intervento pubblico come motore dell'economia. Difendere il lavoro nei settori più tradizionali, come l'agricoltura, l'industria e il terziario. Il tutto sostenuto da una radicale riforma fiscale. Sono questi in estrema sintesi gli obiettivi contenuti nel "Piano del Lavoro" - "Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese" della Cgil che il sindacato ha presentato alla conferenza di Programma. A distanza di 64 anni dal piano del Lavoro firmato da Giuseppe Di Vittorio, la Cgil rilancia un “secondo” Piano del Lavoro. Ci sono infatti analogie nelle condizioni di partenza: l'Italia usciva da una devastante guerra; oggi, dopo un altrettanto devastante crisi economica, c'è ancora bisogno di “ricostruzione” e innovazione. La proposta di un Piano del Lavoro, infatti, come si legge nell'incipit del testo, “nasce dalla ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro”. Un lavoro che invece negli anni è stato “svilito e messo da parte” mentre, parallelamente, la crisi del sistema diventava strutturale. “Quindici anni di non aumento della produttività - scrive la Cgil nel Piano -, vent'anni di profitto spostati a rendite finanziarie e immobiliari, un miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi anni, circa quattro milioni di lavoratori precari sono il quadro del declino del nostro Paese, di un processo di deindustrializzazione che ha visto una forte accelerazione nei cinque anni della crisi”. “Serve una grande rivoluzione culturale che affronti innanzitutto il tema del Paese”.
Per saperne di più leggi la sintesi: http://www.cgil.it/Archivio/EVENTI/Conferenza_Programma_2013/Sintesi_Piano_Del_Lavoro_gen13.pdf
Creare nuovi posti di lavoro, mettendo al centro il territorio, riqualificando industria e servizi, riformando Pa e welfare, con l'ambizione di dare senso all'intervento pubblico come motore dell'economia. Difendere il lavoro nei settori più tradizionali, come l'agricoltura, l'industria e il terziario. Il tutto sostenuto da una radicale riforma fiscale. Sono questi in estrema sintesi gli obiettivi contenuti nel "Piano del Lavoro" - "Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese" della Cgil che il sindacato ha presentato alla conferenza di Programma. A distanza di 64 anni dal piano del Lavoro firmato da Giuseppe Di Vittorio, la Cgil rilancia un “secondo” Piano del Lavoro. Ci sono infatti analogie nelle condizioni di partenza: l'Italia usciva da una devastante guerra; oggi, dopo un altrettanto devastante crisi economica, c'è ancora bisogno di “ricostruzione” e innovazione. La proposta di un Piano del Lavoro, infatti, come si legge nell'incipit del testo, “nasce dalla ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro”. Un lavoro che invece negli anni è stato “svilito e messo da parte” mentre, parallelamente, la crisi del sistema diventava strutturale. “Quindici anni di non aumento della produttività - scrive la Cgil nel Piano -, vent'anni di profitto spostati a rendite finanziarie e immobiliari, un miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi anni, circa quattro milioni di lavoratori precari sono il quadro del declino del nostro Paese, di un processo di deindustrializzazione che ha visto una forte accelerazione nei cinque anni della crisi”. “Serve una grande rivoluzione culturale che affronti innanzitutto il tema del Paese”.
Per saperne di più leggi la sintesi: http://www.cgil.it/Archivio/EVENTI/Conferenza_Programma_2013/Sintesi_Piano_Del_Lavoro_gen13.pdf
03 gennaio 2014
Quei "befanoni !!!"... dei pensionati???
Negli ultimi anni quasi il 50% dei pensionati ha ceduto una
parte della sua pensione mensile o dei suoi risparmi ai figli in difficoltà. E’
quanto emerge da una ricerca dello Spi-Cgil, in collaborazione con Ipsos. Nello
specifico al 14,4% è capitato “spesso”, al 26,4% “qualche volta”, all’8,1% “raramente”.
Detto questo resta che: il 46,2% dei pensionati fa fatica ad arrivare alla fine
del mese, il 24,3% ci arriva spendendo tutto e il 16,3% ha dovuto ricorrere ad
aiuti economici, di cui il 5,3% alle banche, il 4,1% ai figli e il 2,7% ad
amici o parenti.Questi dati e analisi fortificano la richiesta del mantenimento del 100% della rivalutazione del potere di acquisto delle pensioni, fino a quattro volte la minima (circa 2.000 euro lordi), ed inoltre sarebbe eticamente e moralmente giusto rivedere le posizioni economiche dei 100.000 pensionati d'oro, in particolare quelle posizioni dove si evince una forte sproporzione tra l'assegno mensile e il reale versamento contributivo.Tutto questo sono la faccia della stessa medaglia prodotta da 30 anni di sfrenato neo-liberismo, che ha aumentato le differenze e le disuguaglianze socio economiche con un impoverimento generale delle famiglie, e che talvolta porta le persone giovani e meno giovani alla non sostenibilità delle cure sanitarie e dei consumi alimentari. La parte economica che, da anni, predica che il mercato è auto-regolante e
che è la regola primaria su tutto ha "fallito". Spetta alla politica
rappresentativa, di ogni strato sociale, prenderne atto e adoperarsi per
ritrovare il filo conduttore della dignità e solidarietà tra le generazioni, individuando
nuovi e più giusti equilibri economici, produttivi, occupazionali, welfare, istruzione, sanità, energia, ambiente, trasporti, legalità, fisco, giustizia.
Angelo Gentilini