Quello in
bicicletta si chiama Bernardo, il suo amico è Diego. Il primo ha quattordici
anni, l’altro è un po’ più grande. Si ritrovano come ogni pomeriggio verso
sera, dopo la scuola e dopo aver sbrigato le commissioni avute dai genitori e
vanno in giro chiacchierando per le strade di San Cristobal de las Casas
capitale del Chiapas nel sud del Mexico, regione poverissima a grande
concentrazione di nativi di origine Maya, che è anche la loro.
Sono più
grandi della loro età e dai loro discorsi si presagisce che sta per succedere
qualcosa di importante.
“Oye
Bernardo, che pasa ?”
“Ho sentito
mio padre che parlava con altri e pare che nella Selva Lacandona si stiano
raggruppando uomini e donne di origine india per una grande dimostrazione de
orgullo Maya. Non solo a San Cristobal ma anche a Ocosigno, Altamirano, Oxchuc
e altre città chiapaneque”.
“ Ma che
tipo di dimostrazione?”
“Parlavano
di un uomo di Città del Mexico e lo chiamavano Subcomandante Marcos. Non è
indigeno ma conosce bene la storia del Mexico, del Chiapas e della sua povertà,
di come el mal gobierno della capitale impoverisca la nostra regione svendendo
alla multinazionali yanquis le nostre risorse naturali, senza che nessuna parte
di questa ricchezza ricada da noi. Per questo la dimostrazione ci sarà el
primero de enero, quando entrerà in vigore il NAFTA tra Usa, Canada e Mexico.
Secondo il Subcomandante tale trattato arricchirà gli yanquis y los ricos de
Mexico, non il popolo. Già molti indios si stanno organizzando per partecipare
alla dimostrazione”.
“ E come si
chiama este movimiento ?”
“Vogliono
riferirsi ad Emiliano Zapata Gonzalez, il grande leader contadino del Morelos
che nel 1914 guidò la rivolta dei peones contro i latifondisti. Arrivò a Ciudad
de Mexico con Pancho Villa, ma rifiutò di sedere sulla poltrona presidenziale
dicendo che non combatteva per il potere ma perché venissero restituite le
terre. Mi pare di aver capito che si chiameranno Ejercito Zapatista de
Liberaccion Nacional”.
“Allora sarà
una revoluccion?”
“Non credo.
Il Subcomandante Marcos dice che anche l’EZLN non si batte per il potere ma per
i diritti delle popolazioni native. Questo mi pare un po’ contraddittorio perché in questa situazione non sarà facile
convincere el gobierno central a fare concessioni senza combattere. Però la
cosa più importante sarà cominciare, poi si vedrà”.
“Ma questi
zapatistas sono dei comunisti ?”
“Quien sabe?
Loro dicono di essere anticapitalistas e no global, che hanno riflettuto sulle
conseguenze negative che la politica neoliberista propugnata da Washington ha
sulle economie degli stati verso gli strati più deboli della poblaccion, come
siamo noi in Chiapas, e che in ogni caso i comunisti non hanno mai mangiato i
bambini. Mi pare si definiscano marxisti libertari e indigenisti. Del resto anche
el obispo Bartolomè de las Casas era un difensore dei diritti degli indios ed
era un vescovo”.
“Ora cosa
pensi di fare?”
“Mio padre
ha un po’ paura per la famiglia, ma io domani andrò nella Selva Lacandona con
la mia bici.E’ una BMX di terza o quarta mano, me l’ha regalata mio padre
perché mi sbrighi a fare le cose ed è adattissima per pedalare fuori strada.
Voglio vedere il Subcomandante Marcos, ascoltare i suoi discorsi e capire
meglio. Però ya ahora, per quello che ho sentito, sono d’accordo con le rivendicazioni.”
“Sono
d’accordo. Mañana cerco anch’io una bici come la tua e vengo con te. Penso che
l’anno prossimo accadranno grandi cose in Chiapas. Hasta luego Bernardo.”
“Hasta luego
Diego y… Viva Zapata!“
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Angelo Gentilini, da eclettismi.it