IL RIPOSO DEL DONATORE : una giusta tutela per chi mette in circolazione un’energia vitale. Quella dell'assenteismo ingiustificato è una pratica deprecabile. Ma la prassi diventa addirittura detestabile quando, per guadagnare una giornata retribuita senza recarsi effettivamente al lavoro, ci si improvvisa filantropi. Tutti ricorderanno il clamore suscitato alla vigilia di capodanno quando si registrò un 85% di defezioni da parte dei vigili urbani, dati poi ridimensionati e comunque ancora soggetti ad indagine della procura. Alcuni di questi dipendenti pubblici avevano portato come giustificazione, il fatto che si erano recati a donare sangue. Per chi non frequenta il vasto mondo di chi dona sangue, (circa 1.800.000 volontari attivi ), sostenendo così il sistema di cure trasfusionali, che permette di effettuare circa 9000 trattamenti al giorno, cerchiamo di chiarire gli aspetti che hanno suscitato la giustificata reazione delle associazioni, che hanno letto, tra le righe di alcuni articoli, un tentativo di strumentalizzare un gesto di altruismo e solidarietà facendolo quasi passare per una scorciatoia “nobile” all’ormai consumato tormentone sui “fannulloni di Stato”. Facciamo un passo indietro: dal 1967 la legislazione italiana prevede che i cittadini /donatori volontari di sangue e o plasma abbiano diritto alla giornata di riposo compensativo dal lavoro, nella stessa giornata in cui effettuano la donazione. In tale giornata il lavoratore ha diritto alla normale retribuzione ed anche al versamento (da parte del datore di lavoro) dei contributi ai fini pensionistici. Le successive legislazioni 107/1990 e 219/2005 hanno confermato tale scelta non in un’ottica di benefit ma di valore sociale. Per approfondire questo aspetto e, soprattutto capire quanto possa essere incentivante usufruire del permesso, magari a ridosso di una festività o per “allungare” il week-end, abbiamo interpellato Avis Emilia Romagna, i cui archivi storici riescono a tracciare quella che chiameremo la fenomenologia del riposo del donatore. “I dati statistici rilevabili dall’INPS sono parziali ed anche poco aggiornati: va inoltre considerato che non tutti i lavoratori fanno riferimento all’INPS ma anche ad altri istituti previdenziali e che comunque la norma riguarda le sole categorie di lavoratori dipendenti (dati non certificati, ma sufficientemente credibili parlano di un 20% massimo di lavoratori dipendenti che utilizzano la giornata di riposo)- ci spiega Luigi Zannini , e non abbiamo dati che dimostrano che il diritto alla giornata di riposo abbia incrementato in modo esponenziale il numero delle donazioni. Pensiamo anche che in un recente passato la raccolta si effettuava quasi esclusivamente il sabato e la domenica, quindi senza riflesso sui costi sociali del lavoro o della previdenza.Quello che si può affermare- prosegue Zannini- è che esistono molteplici motivazioni che avvalorano la sostenibilità del riposo post donazione e che fanno riferimento a tre aree tematiche principali.
ETICA I cittadini che spontaneamente si mettono a disposizione in forma gratuita donando il proprio sangue agli altri, è giusto che trovino un riconoscimento sociale, non solo nell’assegnazione di benemerenze per la costanza e la fedeltà alla donazione, ma come cittadini partecipi e responsabili che contribuiscono ad elevare il capitale sociale del territorio di appartenenza, che dimostrano il fattivo valore della cittadinanza attiva, che rendono disponibile un “farmaco” indispensabile per la tutela della salute dei cittadini, che consentono al Sistema sanitario di migliorare la qualità del proprio intervento.Dunque per lo Stato sociale è doveroso un riconoscimento, che non si deve configurare come compensazione economica, ma come valorizzazione.
Tutelare il donatore/lavoratore dipendente risponde a questa logica.
SALUTE Il primo concetto da considerare è che il donatore di sangue volontario non deve subire alcun danno per il suo gesto spontaneo, quindi la tutela della sua salute e integrità sono i primi elementi da considerare.La donazione, intesa come atto sanitario, è di per sé sicura, i quantitativi di prelievo definiti per legge sono assolutamente di tutta sicurezza, tuttavia non vanno sottovalutate le minime conseguenze sia oggettive che soggettive. Il recupero della volemia (volume totale del sangue presente nell’organismo) prevede almeno un paio d’ore e non è uguale per tutti, il reintegro totale delle componenti del sangue si ha nel giro di alcune ore fino ad alcuni giorni a seconda che si tratti di piastrine, plasma, globuli bianchi o altro. I donatori possono avere minime reazioni soggettive al prelievo, come l’abbassamento della pressione arteriosa, possono essere condizionati da particolari situazioni climatiche (caldo estivo o freddo invernale), possono effettuare donazioni di componenti che richiedono più tempo e e che quindi “stressano maggiormente”. I donatori possono svolgere professioni impegnative e di responsabilità (autisti di mezzi pubblici o di mezzi pesanti, operatori specializzati di macchine sofisticate, ecc..) quindi va evitato ogni possibile situazione di rischio per sé e gli altri. La donazione continuativa e regolare consente di poter contare su un donatore controllato, conosciuto (dal punto di vista sanitario) e quindi con garanzie di elevata sicurezza del suo sangue.Creare condizioni accoglienti e di supporto a questa scelta volontaria, non può che favorire la fidelizzazione del donatore, la sua tranquillità e mantenere alta la sua motivazione.
ORGANIZZAZIONE Il Servizio Sanitario ha necessità di disporre di sangue fresco ogni giorno e non solo nel fine settimana.La programmazione di interventi chirurgici o delle terapie di sostegno necessita di continuità.La realizzazione di una raccolta continuata e costante, coordinata dai Centri Regionali Sangue e in armonia con la programmazione nazionale, mette in condizioni di valutare attentamente i bisogni, i consumi e di evitare lo spreco delle unità di sangue intero che vanno in scadenza dopo 42 giorni. Inoltre le analisi laboratoristiche obbligatorie su tutte le unità di sangue e plasma raccolte, devono essere eseguite entro un certo tempo massimo per la certezza del risultato e per validare la sacca per la trasfusione al ricevente; ciò ovviamente richiede tempi e modalità organizzative per il laboratorio di riferimento e il personale che li effettua.La raccolta di sangue e plasma, soprattutto se gestita direttamente dalle associazioni, continua ad offrire la possibilità di donare il sabato o la domenica, ma deve anche dare riscontro alle esigenze sociali in continuo mutamento: orari di lavoro più flessibili o su turnazione, tipologie professionali di precariato, tempi di lavoro su part time verticali, ecc… E con buon risultato si sta già effettuando anche il prelievo pomeridiano, proprio per assecondare i continui cambiamenti di abitudine dei lavoratori e consentire loro di continuare a donare con regolarità.” In conclusione, è bene evitare generalizzazione di categoria, non tutti gli assenteisti sono donatori , e se di “furbetti” l’Italia ne vorrebbe proprio fare a meno, invece c’è sempre più bisogno di donatori: onesti, attivi e parteci della vita sociale.
(Gloria Pravatà. Si ringrazia l’Ufficio Stampa e Comunicazione di Avis Regionale Emilia Romagna)
Angelo Gentilini, da www.centronazionalesangue.it