"Una
politica che sostiene la condizione delle donne attraverso i bonus
non è sufficiente. In Italia manca una visione complessiva che veda
la questione femminile nella sua interezza: lavoro,
retribuzioni,servizi sociali, asili nido, tutela genitori disabili,
maternità e paternità, norme che realmente permettano la
conciliazione di tempi di vita e di lavoro". Afferma il
segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Ma quello che
manca è soprattutto l'occupazione: in Italia lavorano solo il
51% delle donne e siamo il fanalino di coda d'Europa. Inoltre una
donna su 4 nel nostro Paese lascia il lavoro dopo il primo figlio e
le retribuzioni spesso arrivano ad essere fino il 30% in meno di
quelle di un uomo a parità di mansioni. Più che bonus o singoli
provvedimenti servono politiche che contrastino le
discriminazioni e le disuguaglianze, avendo presente che il
principale sostegno alla maternità è quello degli investimenti per
aumentare i posti di lavoro delle donne".
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Sulla
situazione generale del lavoro, così la Cgil nazionale ha commentato
il Report mensile di aprile 2016 dell'Inps su Cassa integrazione
guadagni e Disoccupazione: "I dati reali ci dicono che il calo
della CIG registrato a marzo è stato completamente sovvertito
dall'aumento di aprile, pari al +9,1%, una cifra, peraltro e
purtroppo, confortata dai valori esposti nella tabella del tiraggio,
dalla quale risulta che l'insieme delle ore di cassa straordinaria e
cassa in deroga autorizzate nel periodo gennaio-febbraio 2016,
registrano un salto pari al +25,6% rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente. Si tratta di chiari segnali che dimostrano come
nel nostro Paese non sia in atto alcun consolidamento della ripresa e
dell'occupazione (disoccupazione ferma intorno
all'11,5%), pur al netto dei circa 100 mila lavoratori assunti nel
2015 con l'esonero totale di contributi che non avrebbero avuto
diritto a tale sgravio. Se a ciò aggiungiamo i rischi di
rallentamento per l'economia italiana segnalati dall'Istat nella nota
mensile dello scorso 5 maggio, non vi è certo da dormire sonni
tranquilli. Da tempo sosteniamo che l'idea di fondo di consegnare le
sorti dello sviluppo del Paese interamente alle aziende è sbagliata,
e oggi i dati ci danno per l'ennesima volta ragione. Quei soldi avrebbero prodotto migliori risultati se fossero
stati assegnati ad un piano di investimenti, così come da tempo
abbiamo proposto con il nostro Piano del Lavoro".
Angelo Gentilini, da info Cgil Nazionale.
Angelo Gentilini, da info Cgil Nazionale.