Accade
spesso che l'ammontare delle pensioni non sia corretto, a volte per
poche decine di euro, altre fino ad alcune migliaia se si calcolano
gli arretrati. Da tre anni pensionate e pensionati non ricevono più
l'ObisM, la loro busta paga e dunque non possono verificare se la
somma percepita è giusta, a meno che non abbiano dimestichezza con
PIN e computer, e a volte non basta. Per
andare incontro alle esigenze dei pensionati e sostenerli nella
rivendicazione di diritti che a volte non sanno neppure di avere, lo
Spi Cgil di Rimini, in collaborazione con il Patronato Inca, ha
attivato la campagna nazionale “Diritti inespressi. Controlla la
tua pensione”. E sul portale del sindacato
(www.cgilrimini.it) si possono leggere i risultati di questa
campagna. Le
pensioni erogate nella provincia di Rimini - riferiscono Meris
Soldati segretaria generale dello Spi Cgil di Rimini e Claudia
Cicchetti, segretaria della Cgil di Rimini e responsabile del
Patronato Inca - nel 2015 sono state 96.784. 57.965 sono quelle
al di sotto dei 1.000 euro lordi mensili derivanti dai contributi
versati e arrivano a 75.025 se sommate alle invalidità civili e
pensioni sociali. Sono al 77% al di sotto dei mille euro e al 67% al
di sotto dei 750 euro. "Facendo
riferimento al 2015 - proseguono i due rappresentanti sindacali
- delle 7.593 pratiche di varia natura aperte dal sindacato
pensionati SPI CGIL nella provincia di Rimini (assegni al nucleo
familiare, quattordicesime, integrazioni al trattamento minimo,
reversibilità) 1.850 hanno riguardato il controllo degli ObisM e di
queste hanno ottenuto un rimborso in 791 per un totale di 509.150
euro.
Si va da alcune decine di euro recuperate ad alcune migliaia". La
Cgil sottolinea che "le somme rimborsate, così come alcune
prestazioni di cui i pensionati hanno diritto, non si attivano in
modo autonomo ma solo su richiesta. Ciò vale anche per la conferma
di altri diritti per il riconoscimento dei quali l'Inps si avvale
della compilazione dei RED, il foglio che accerta i redditi del
pensionato". Anche questo, infatti, non viene più spedito a
casa e va compilato entro il 31 marzo per evitare che venga
interrotta o ridotta la prestazione erogata. "In sostanza -
concludono Soldati e Cicchetti - la responsabilità su quanto
ricevuto è tutta a carico del pensionato che deve sapere,
controllare e inoltrare eventuale domanda all'ente
previdenziale".
Angelo Gentilini, da www.rassegna.it