Le
lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici dopo un lungo periodo,
esattamente dal 2008, hanno la possibilità di votare con il
referendum il loro nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro.
L'intesa infatti prevede nel capitolo: "percorso di validazione
dell'accordo" che "l'intesa si intende validata se la
maggioranza semplice delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti si
esprimerà a favore", e ancora "successivamente nel caso di
esito positivo della consultazione si procederà alla sottoscrizione
dell'accordo formale". Non si tratta di una dichiarazione o
di un impegno sindacale, della cosiddetta e tradizionale firma con
riserva (che vuole dire che le organizzazioni sindacali si riservano
di svolgere una consultazione) ma è parte integrante dell'accordo
condiviso dalla Federmeccanica che prevede inoltre che: "le
direzioni aziendali mettono a disposizione delle commissioni
elettorali l'elenco dei dipendenti aventi diritto al voto nelle
singole unità produttive e quanto necessario a consentire il
corretto svolgimento della consultazione e del voto". E ancora: "Le organizzazioni sindacali territoriali unitariamente
invieranno alle associazioni territoriali datoriali l'elenco delle
imprese coinvolte dalla consultazione con l'obiettivo di coinvolgere
tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori oggetto della presente
intesa". In sostanza la Federmeccanica sottoscrive che
l'accordo è valido se viene sostenuto dalla maggioranza delle
lavoratrici e dei lavoratori con il referendum. Qualcuno dirà che
questa è una questione di metodo perché quello che conta è il
merito. Una enorme stupidaggine che e stata ampiamente utilizzata nel
corso di questi ultimi decenni per cancellare i diritti dei
lavoratori. Lo sanno bene i metalmeccanici e la Fiom, perché la
storia degli accordi separati nasce proprio dalla negazione della
democrazia, dalla legittimazione da parte della Federmeccanica e
della Confindustria di accordi con alcune organizzazioni sindacali
senza alcuna consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori
interessati. Non c'è dubbio che il testo che ho prima richiamato è
un viatico importante perché definisce le condizioni decisive per
ragionare sul futuro della contrattazione e del sindacato. Lo
testimonia la stessa dinamica del rinnovo contrattuale dei
metalmeccanici. La trattativa si è svolta in presenza di due
piattaforme sindacali, quella della Fiom e quella di Fim e Uilm. Non
solo, ma va tenuto presente, che nella categoria dei metalmeccanici
esiste un altro contratto separato, quello della FCA dove i minimi
contrattuali sono congelati e il sistema è tutto fondato sugli
aspetti premiali definiti dall'azienda. In questo contesto era
evidente il rischio di replicare un film già visto e conosciuto
anche nella mia esperienza sindacale come segretario della Fiom. In
occasione del primo incontro, la controparte dichiara che considera
compatibile la piattaforma di Fim e Uilm mentre la piattaforma Fiom è
fuori dal perimetro negoziale. È quello che è successo nel 2002 e
successivamente nel 2009 a seguito dell'accordo separato tra Cisl UIL
e Confindustria sulla struttura contrattuale. È quello che si è
ripetuto nel corso degli ultimi due rinnovi contrattuali con
l'aggravante della vicenda FCA. La Federmeccanica non ha dato corso
allo stesso atteggiamento dall'esito scontato, perché nonostante
tutto quello che è successo per aggredire la Fiom, l'esito delle
elezioni delle RSU, ne hanno confermato il consenso e la forza.
Federmeccanica non ha scelto una piattaforma sindacale ma ha
presentato un proprio documento-piattaforma assolutamente non
accettabile ma che nello stesso tempo forniva un terreno negoziale
comune per tutte le organizzazioni sindacali. Questo è stato il
passaggio decisivo che giustamente la Fiom ha colto, credo
consapevole della difficoltà che avrebbe comportato perché il
padrone non ti regalano niente. Il documento-piattaforma della
Federmeccanica aveva un obiettivo preciso, quello del superamento del
contratto nazionale e che sostituiva i minimi contrattuali con il
"salario di garanzia" e delegava tutto alla contrattazione
aziendale. Un percorso simile a quello di FCA dove i minimi
contrattuali sono significativamente inferiori a quelli del contratto
nazionale. Questo è stato l'oggetto del contendere, il significato
generale di quella trattativa. L'intesa, grazie alla riuscita degli
scioperi e delle manifestazioni unitarie, conferma il ruolo del
contratto nazionale con l'aumento dei minimi contrattuali legati
all'aumento dell'inflazione e supera la logica degli accordi
separati. Non è un caso che questa parte dell'accordo sia preceduta
dalla dizione "in via sperimentale e per la vigenza del presente
contratto collettivo nazionale di lavoro". Ho richiamato questi
aspetti dell'intesa che ovviamente interviene su una molteplicità di
questioni dalla formazione ai congedi parentali, con significativi
miglioramenti. L'aumento della contribuzione da parte delle
aziende al sistema di Welfare contrattuale, dalle pensioni alla
sanità, assume il significato di estendere a tutte le lavoratrici e
a tutti i lavoratori della categoria, una pratica contrattuale
aziendale diffusa nelle medie e grandi imprese. Sono queste le
ragioni che mi portano a valutare positivamente l'accordo
considerandolo una fase di passaggio nel costruire le condizioni per
ragionare sul rilancio del ruolo dei contratti nazionali. (Gianni
Rinaldini, dicembre 2016)
Angelo Gentilini