"Esattamente due anni fa (dicembre 2014) veniva alla luce il progetto di riforma del lavoro del governo Renzi, che si sarebbe poi sviluppato, nel corso del 2015, attraverso otto decreti legislativi che hanno innovato e regolamentato la materia. Uno degli interventi più noti e incisivi è stato senza dubbio quello in materia di licenziamenti, perché è riuscito a realizzare il “sogno” (della destra e del padronato) di eliminare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, quantomeno per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del Dlgs. n. 23/2015: i licenziamenti illegittimi e ingiustificati dei “neo-assunti” (con, praticamente, la sola eccezione dei licenziamenti discriminatori), anche se ritenuti tali dal giudice, non vengono sanzionati con la reintegrazione nel posto di lavoro, ma solo da un modesto indennizzo, proporzionato agli anni di lavoro. Tale maggiore flessibilità in uscita ci è stata presentata come rispondente a una duplice esigenza: quella di incentivare gli investimenti, specie stranieri, e quella di rendere più appetibile per il datori di lavoro l’assunzione a tempo indeterminato, con i nuovi contratti “a tutele crescenti”. Un primo inganno lessicale che i promotori della riforma hanno ampiamente usato nella propaganda delle nuove disposizioni sta nell’affermare che in tal modo si è voluto favorire il “lavoro stabile” rispetto a forme di lavoro più precarie. Purtroppo il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti è tutto meno che stabile, e persino l’aggettivo “indeterminato” perde di senso, a fronte di un rapporto di lavoro che può essere agevolmente risolto (e a poco prezzo) senza giusta causa o giustificato motivo. In altre parole si è combattuta la precarietà precarizzando il rapporto a tempo indeterminato....."
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Alberto
Piccinini: "Sono avvocato
giuslavorista a Bologna e svolgo la professione dalla parte dei
lavoratori. Ho scritto svariati articoli in riviste specializzate di
diritto del lavoro, oltre a qualche libro in materia di licenziamenti
individuali e collettivi e di comportamento antisindacale. Ho anche
pubblicato un paio di romanzi e una raccolta di racconti."
Angelo Gentilini, da www.ilfattoquotidiano.it