Se il 2015 è stato un anno in cui qualche timido segnale di ripresa, in particolare sul versante delle esportazioni, poteva far sperare in un aumento dell’occupazione stabile, i dati degli avviamenti al lavoro nel circondario imolese relativi al primo semestre del 2016 riportano drammaticamente l’orologio indietro di due anni con una perdita complessiva di oltre l’11% (le assunzioni nella Regione Emilia Romagna sono calate del 8% secondo i dati dell’Agenzia Regionale per il Lavoro). Ma il dato più preoccupante è la qualità degli avviamenti: il primo semestre del 2015 è stato caratterizzato dal drogaggio dei dati sulle assunzioni a tempo indeterminato, per effetto degli incentivi distribuiti a pioggia e senza selezione con il Jobs Act (a livello nazionale si tratta di circa 16 miliardi di soldi pubblici), che hanno riguardato una platea del 12% rispetto alle assunzioni complessive nel territorio. Nel 2016 i tempi indeterminati, finiti i soldi pubblici, sono già ridotti al 9% del totale rispetto allo stesso periodo del 2015. Si conferma quindi, anche nel nostro Circondario, che le tipologie di assunzione più diffuse sono rivolte al lavoro non stabile, alimentando così la piaga del precariato in tutte le sue forme, di cui la metà riguarda giovani con meno di 34 anni. I disoccupati (compresi gli inoccupati) del primo semestre 2016 sono aumentati di 1.500 unità rispetto allo stesso periodo del 2015, in prevalenza donne (54%), passando da circa 8.000 a 9.500 persone che si sono rivolte al Centro per l’Impiego di Imola. “Questi dati impietosi confermano quello che la Cgil sostiene da anni – commenta Paolo Stefani, segretario della Cgil di Imola – vale a dire che per la maggior parte della popolazione in età lavorativa l’emergenza lavoro è senza dubbio la priorità. Servono interventi strutturali, politiche incentivanti e mirate alla creazione di nuove imprese che siano in grado di dare occupazione stabile e di qualità nel territorio e nel Paese più in generale. Con il Piano per il lavoro la Cgil si presenta agli incontri al Ministero dello Sviluppo sul Piano Industria 4.0 (il primo si è svolto il 9 novembre) con le proprie proposte perché il Paese ha bisogno di scelte efficaci e condivise. Inoltre, guardando attentamente i dati degli avviamenti nel primo semestre sul nostro territorio, non abbiamo un quadro molto incoraggiante, crollano nel pubblico, tengono a fatica nel terziario, calano nella manifattura e l’unico settore che in termini assoluti aumenta è quello agricolo. Ovviamente – conclude Stefani – dovremo attendere i dati definitivi di fine anno per esprimere un giudizio più preciso anche con l’elaborazione del nostro Osservatorio dell’Ires Emilia Romagna, tuttavia mettendo insieme le stime di crescita al ribasso e la previsione del Pil per il 2017 non ci aspettiamo dei cambi di rotta nel breve periodo”. www.cgilimola.it
Angelo Gentilini, da info Cgil Imola.