Intervista a Ivan Pedretti su L'Unità
«Priorità già condivise, a settembre si fissino le risorse»
«Servono almeno 2 miliardi, sennò ci mobiliteremo e il governo perderà consenso»; di Massimo Franchi, 11 agosto 2016.
«Proprio perché il confronto che abbiamo portato avanti col governo è stato approfondito e di merito, ora chiediamo una assunzione di responsabilità: a settembre si fissi una quantità di risorse adeguate, oltre i 2 miliardi, per finanziare le priorità che abbiamo individuato insieme». Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, ci tiene a fermare «il valzer agostano senza che ci siano certezze».
Pedretti, in verità martedì sera Renzi ha assicurato più risorse......
«Sì, ma senza specificare quante. E finché non ci sarà una cifra precisa, finché non usciremo fuori dal balletto rischiamo di rovinare quanto di buono è stato fatto in questi mesi». Voi sindacati dunque riconoscete al governo di aver fatto passi avanti. «Sì, la nostra lunga mobilitazione la nostra piattaforma unitaria con Cisl e Uil hanno prodotto finalmente un confronto di merito che ha portato ad individuare una serie di priorità che il governo si è impegnato ad affrontare».
Per voi pensionati le priorità son l'allargamento della 14esima per gli assegni bassi da 750 euro a 1.000-1250 al mese, l'allargamento della no tax area anche ai pensionati sotto i 65 anni e un sistema di rivalutazione meno stringente. Giusto? «Sì, diciamo che abbiamo condiviso di intervenire subito sulle pensioni basse e sulla no tax area, già allargata a 8.125 euro l'anno scorso anche per i pensionati sopra i 65 anni. Ci sono poi altri due temi: sulla rivalutazione si può già decidere oggi che dal 2018 -quando scadrà l'attuale sistema Letta - si possa tornare a quello di Prodi - molto migliore - visto che non costerebbe niente in quanto il finanziamento è automatico. Infine c'è il tema della parificazione fiscale coi lavoratori dipendenti per quanto riguarda le detrazioni - ora i pensionati hanno alcune centinaia di euro l'anno in meno».
Si può quantificare il costo di queste misure? «Il confronto è stato globale dunque noi chiediamo una cifra globale tenendo in equilibrio le due categorie: pensionati e pensionandi. Sappiamo che bisogna andare oltre i due miliardi».
Per quanto riguarda chi in pensione ancora non c'è quali sono le priorità? «Serve dare immediata risposta ai lavoratori precoci: chi è alla catena o in siderurgia da quando ha 15 anni e ha 37-38 anni di contributi. Col governo siamo d'accordo di riconoscergli un bonus contributivo per un'uscita anticipata: prima apertura verso il concetto da noi richiesto che chi ha 41 anni di contributi possa andare in pensione. Poi c'è il tema delle ricongiunzioni onerose introdotto dal decreto Maroni e Tremonti che ha imposto a chi ha contributi in enti diversi di pagare cifre altissime per riunificarli. Il governo si è impegnato a rendere la ricongiunzione di nuovo gratuita».
Mi pare che il tema di scontro sia l'Ape: il meccanismo di prestito con garanzia bancaria che chi andrà in pensione prima dovrà ripagare. «Se fossi nel governo non mi avventurerei in un sistema che è stato subito bocciato dall'opinione pubblica. I cittadini giustamente dicono: "Se la pensione è un mio diritto perché me lo fai pagare, per giunta dalle banche che non sono certo amate in questo momento. Allora dico: usiamo questo meccanismo solo per le emergenze magari scaricandole con le detrazioni fiscali».
Se la cifra stanziata dal governo non fosse «oltre i 2 miliardi», cosa farete? «Il governo sarebbe incoerente e poco lungimirante perché aprirebbe un conflitto a poche settimane dal referendum costituzionale. Noi lo abbiamo detto subito: se lo stanziamento non sarà sufficiente ci mobiliteremo. I pensionati sono 17 milioni: se si parla di ripresa serve dare loro un segnale per far ripartire la macchina della ripresa e del consenso».
Pedretti, in verità martedì sera Renzi ha assicurato più risorse......
«Sì, ma senza specificare quante. E finché non ci sarà una cifra precisa, finché non usciremo fuori dal balletto rischiamo di rovinare quanto di buono è stato fatto in questi mesi». Voi sindacati dunque riconoscete al governo di aver fatto passi avanti. «Sì, la nostra lunga mobilitazione la nostra piattaforma unitaria con Cisl e Uil hanno prodotto finalmente un confronto di merito che ha portato ad individuare una serie di priorità che il governo si è impegnato ad affrontare».
Per voi pensionati le priorità son l'allargamento della 14esima per gli assegni bassi da 750 euro a 1.000-1250 al mese, l'allargamento della no tax area anche ai pensionati sotto i 65 anni e un sistema di rivalutazione meno stringente. Giusto? «Sì, diciamo che abbiamo condiviso di intervenire subito sulle pensioni basse e sulla no tax area, già allargata a 8.125 euro l'anno scorso anche per i pensionati sopra i 65 anni. Ci sono poi altri due temi: sulla rivalutazione si può già decidere oggi che dal 2018 -quando scadrà l'attuale sistema Letta - si possa tornare a quello di Prodi - molto migliore - visto che non costerebbe niente in quanto il finanziamento è automatico. Infine c'è il tema della parificazione fiscale coi lavoratori dipendenti per quanto riguarda le detrazioni - ora i pensionati hanno alcune centinaia di euro l'anno in meno».
Si può quantificare il costo di queste misure? «Il confronto è stato globale dunque noi chiediamo una cifra globale tenendo in equilibrio le due categorie: pensionati e pensionandi. Sappiamo che bisogna andare oltre i due miliardi».
Per quanto riguarda chi in pensione ancora non c'è quali sono le priorità? «Serve dare immediata risposta ai lavoratori precoci: chi è alla catena o in siderurgia da quando ha 15 anni e ha 37-38 anni di contributi. Col governo siamo d'accordo di riconoscergli un bonus contributivo per un'uscita anticipata: prima apertura verso il concetto da noi richiesto che chi ha 41 anni di contributi possa andare in pensione. Poi c'è il tema delle ricongiunzioni onerose introdotto dal decreto Maroni e Tremonti che ha imposto a chi ha contributi in enti diversi di pagare cifre altissime per riunificarli. Il governo si è impegnato a rendere la ricongiunzione di nuovo gratuita».
Mi pare che il tema di scontro sia l'Ape: il meccanismo di prestito con garanzia bancaria che chi andrà in pensione prima dovrà ripagare. «Se fossi nel governo non mi avventurerei in un sistema che è stato subito bocciato dall'opinione pubblica. I cittadini giustamente dicono: "Se la pensione è un mio diritto perché me lo fai pagare, per giunta dalle banche che non sono certo amate in questo momento. Allora dico: usiamo questo meccanismo solo per le emergenze magari scaricandole con le detrazioni fiscali».
Se la cifra stanziata dal governo non fosse «oltre i 2 miliardi», cosa farete? «Il governo sarebbe incoerente e poco lungimirante perché aprirebbe un conflitto a poche settimane dal referendum costituzionale. Noi lo abbiamo detto subito: se lo stanziamento non sarà sufficiente ci mobiliteremo. I pensionati sono 17 milioni: se si parla di ripresa serve dare loro un segnale per far ripartire la macchina della ripresa e del consenso».
Angelo Gentilini, da info www.spi.cgil.it