15 gennaio 2017

"Io in te cerco la vita", Anna Kuliscioff.

Biografia - La figura e l’azione di Anna Kuliscioff è stata determinante per l’emancipazione e la rivendicazione dei diritti delle donne. Anna nacque in Crimea, nel 1855, da una ricca famiglia di commercianti ebrei. A 18 anni si trasferì in Svizzera, poi in Italia per gli studi universitari, si laureò in filosofia, medicina e ginecologia. Per tutta la vita ha lottato per la dignità, la libertà e i diritti delle donne e dei lavoratori/trici. La chiamavano “La dottora dei poveri”, “Zarina d'Italia”, “madrina del socialismo”, “deliziosa bionda che parlava come un uomo”, “pugno di ferro nel guanto di velluto”, o più semplicemente la “Signora Anna”. Dall' autunno del 1877 fu la compagna di Andrea Costa, da cui ad Imola l' 8 ottobre 1881 ebbe la figlia Andreina. Nel 1882 si incrinò il rapporto con Costa e ad inizio 1885 avvenne la separazione definitiva. Successivamente incontrò Filippo Turati con cui si instaurerà un rapporto di profondo e duraturo affetto. Anarchica, Medico, Rivoluzionaria, Socialista , era all’epoca una “donna avanti a tutte”, sostenuta dall’ideologia nichilista russa che teorizzava l’assoluta uguaglianza tra i sessi. Già nel 1890 affascinava e coinvolgeva con le Conferenze sul “Monopolio dell’uomo” e sosteneva che “Il voto è la difesa del lavoro e il lavoro non ha sesso”. Dal 1891 diresse la rivista del Socialismo Italiano “Critica Sociale” e ad inizio 900 elaborò la legge per la tutela del lavoro minorile e femminile, presentata in Parlamento dal Partito Socialista e approvata nel 1902, legge Carcano n° 242. Poi sostenne la nascita del Comitato Socialista per il suffragio femminile e nel 1912 fondò e diresse la rivista “La difesa delle lavoratrici”, nella redazione un'altra autorevole donna nata ad Imola, Argentina Altobelli. Anna veniva definita il miglior cervello politico del Socialismo Italiano, a cui tutti si chinavano, Mussolini compreso. Possedeva una visione politica internazionale sulle questioni delle classi, dei lavoratori e dell’emancipazione delle donne, superiore ad Andrea Costa e Filippo Turati. Gli ultimi anni della sua vita furono interiormente tormentati perché aveva percepito pienamente la portata del cambiamento, l’antisocialismo, il nazionalismo che portò al fascismo. Il 10 giugno 1924 venne assassinato Giacomo Matteotti, l'antifascista che Anna e Filippo consideravano come un figlio. Questo delitto aumentò le sue sofferenze e convinzioni, finché Anna morirà a Milano a dicembre del 1925, per un'improvvisa forma di peritonite tubercolare.
Biografia tratta dal mio blog del 7 marzo 2011: “Donne e diritto di voto, Anna Kuliscioff”. 

Lettere di una donna innamorata della libertà” 
Lugano, 23 ottobre 1880, Anna scrive ad Andrea Costa: “No, Andreino, tu non hai ragione né punto né poco, né di affligerti che mi son condotta indegno del nostro amore... Basta se io ti offendo di aver detto a Cafiero di venire a d'esserci andata allorquando non vi è nulla di offensivo per te, e se tu puoi ingiuriarmi quasi per ciò....Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come sempre è permesso tutto, la donna deve essere la loro proprietà. La frase è vecchia banale, ma ha la sua ragion d'essere pur sempre e l'avrà chi sa per quanto tempo ancora.....”
- Napoli, 4 dicembre 1884, Anna scrive ad Andrea Costa: “Mio carissimo, la tua lettera buona e affettuosa m' ha fatto del bene, ma... c'è sempre quei ma e se maledetti, che inciampano e che avvelenano ogni gioia, ogni speranza... Tu cerchi in me il riposo, io in te la vita. Io sono per te poco donna, tu per me sei un'astrazione. Io non ho la maternità. Tu non mi dai l'umano del contatto fra i sessi diversi. Tu non vuoi o non puoi capire che l'abbandono e la pienezza non sono che la conseguenza d'una vita reciproca piena di comprensione dei pensieri, dei sentimenti, delle aspirazioni.....”
- Inizio 1897, appello di Anna alle donne italiane: “Fra pochi giorni una parte del popolo si recherà alle urne per l'elezione dei rappresentanti al Parlamento...Noi donne siamo totalmente escluse da questa gara...Lo Statuto del Regno parla di cittadini eguali davanti alla legge, che devono tutti godere eguali diritti civili e politici. E' evidente dunque che noi non siamo cittadine: siamo delle straniere nel nostro Paese: siamo la cosa degli altri, di alcuni altri, il loro strumento, ed è per loro benignità che possiamo vivere e respirare. Non è questa del resto, in Italia, la condizione delle sole donne. La maggior parte del proletariato anche maschile soffre lo stesso trattamento..... Reclamate: 1) le 8 ore di lavoro; 2) a lavoro eguale, eguale salario; 3) libertà della donna di disporre della propria mercede; 4) astensione dal lavoro industriale ed agricolo negli ultimi due mesi di gravidanza e nei due mesi successivi al puerperio. O compagne, o reiette, o dimenticate, o vittime eterne, levatevi! O schiave, siate cittadine! O femmine, sappiate esser donne!
- Milano, 26 gennaio 1899, Anna scrive a Filippo Turati (carcerato): “Desidero tanto vederti, caro mio Filippin, e non m'importerebbe di vederti anche una volta sola. Che cosa importa, che fosse solo una mezz'ora... Perciò, senza preavvisi, uno di questi giorni, piova, nevichi o tempesti, verrò ugualmente...”
-Milano, 10 dicembre 1906, Anna scrive a Filippo Turati: Vorrei averti vicino per buttarti le braccia al collo e baciarti lungamente, e farti sentire tutta la mia gratitudine per le ore deliziose, procuratemi dal tuo magnifico discorso...Caro mio tesoro, sei proprio bravo, osservando la vita reale, quando si ha ingegno, si arriva a sintesi sociali, intuiti quasi da artista, che colpiscono di più nella loro grandezza e semplicità...”
- Milano, 13 marzo 1910, Anna scrive a Filippo Turati: “Ti scrissi che sarei intervenuta nella discussione sul suffragio universale aspettandovi al varco intorno al voto alle donne... Ora sarebbe veramente stupefacente che un partito socialista faccia le vostre restrizioni. So benissimo che la Camera lascerà passare non poca acqua sotto i ponti, prima di concedere il voto alle donne ed agli analfabeti, ma appunto...non si capisce perché proprio i socialisti abbiano da escludere... l'entusiasmo femminile...”
-Milano, 12 giugno 1924, Anna scrive a Filippo Turati: “Dalle 11 di stamattina sono sotto l'incubo Matteotti... L'unico filo di speranza è ancora l'ipotesi che Matteotti, monello com'è, ci abbia fatto a tutti un tiro birbone di un grande spavento, e che oggi, visto che la notizia si diffuse a mezzo dei giornali, si faccia vivo e fresco come una rosa... Ad un semplice sequestro di persona non ci credo... il sequestro sarebbe che la soppressione della persona...”
-Milano, 27 giugno 1924, Anna scrive a Filippo Turati: “Mio carissimo, che giornata di emozioni, commozioni e di rinnovato strazio... Alle dieci, l'indimenticabile omaggio di popolo alla memoria del martire... Il pubblico approvava il brumista, e i manigoldi emisero il grido di “Viva Mussolini!”... Povero Matteotti! Se potesse vedere il miracolo ottenuto dal suo martirio!.....”
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Il link sito casa editrice: www.lormaeditore.it/libro/anna kuliscioff 
Angelo Gentilini, (Gli stralci delle lettere li ho trascritti dal libro "Io in te cerco la vita").