09 luglio 2013

Cara Unità: ho una domanda per il Pd

Se gli iscritti decidono al Congresso che il nostro partito è di sinistra, della famiglia socialista Europea, ancorato al mondo del lavoro, ma poi con le primarie aperte si elegge un segretario un po’ liberista, sensibile al pensiero dominante, che succede? Gli iscritti decidono una linea politica, altri decidono un segretario (che dovrebbe attuarla) con una linea diversa. Che democrazia è mai questa? Siamo destinati a rimanere un partito anomalo? Grazie
(Enzo Pad...., lettore dell’ Unità e iscritto al Pd)
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Ho evidenziato la domanda di un iscritto al Pd che la rubrica CaraUnità ha pubblicato domenica 7 luglio 2013. Credo che questa domanda sia condivisa da tanti cittadini consapevoli che da questa crisi di sistema se ne può uscire solo con un forte rilancio della cultura economica equa-socialista. Ovviamente dopo aver scalzato tutti quegli strati di società corrotta, compromessa, inefficiente e tanto altro, che da una vita ha condizionato, anche usando i potenti mezzi mediatici, la crescita democratica del nostro Paese e del Mondo intero. E’ una sfida complessa e proprio per questo serve un partito pesante, rappresentativo, autorevole, che studia, analizza e propone con coerenza la strada che sia la più giusta per tanti e non per pochi. Anche Alfredo Reichlin sull’Unità di oggi contesta la forma di partito leggero, mediatico, populista, ed afferma che prima dei nomi dovrebbero avanzare le idee e delle linee politiche chiare e condivise da tutte le componenti del partito. Avete sostenuto il Governo  Monti e Io non ero d’accordo, siete arrivati a fare un Governo con Berlusconi azionista e Io non ero d’accordo, o si ha il coraggio (ex-cattolici ed ex-comunisti) di cambiare linea tutti insieme e non con un uomo solo al comando, o almeno smettetela di vendere tutto questo come di sinistra perché purtroppo si corre il rischio che di sinistra restino solo le sedi.
Angelo Gentilini