Se gli iscritti decidono al Congresso che il nostro partito
è di sinistra, della famiglia socialista Europea, ancorato al mondo del lavoro,
ma poi con le primarie aperte si elegge un segretario un po’ liberista,
sensibile al pensiero dominante, che succede? Gli iscritti decidono una linea
politica, altri decidono un segretario (che dovrebbe attuarla) con una linea
diversa. Che democrazia è mai questa? Siamo destinati a rimanere un partito
anomalo? Grazie
(Enzo Pad...., lettore dell’ Unità e iscritto al Pd)
----------------------------------------------------------------------------------
Ho evidenziato la domanda di un iscritto al Pd che la
rubrica CaraUnità ha pubblicato domenica 7 luglio 2013. Credo che questa
domanda sia condivisa da tanti cittadini consapevoli che da questa crisi di
sistema se ne può uscire solo con un forte rilancio della cultura economica
equa-socialista. Ovviamente dopo aver scalzato tutti quegli strati di società
corrotta, compromessa, inefficiente e tanto altro, che da una vita ha
condizionato, anche usando i potenti mezzi mediatici, la crescita democratica
del nostro Paese e del Mondo intero. E’ una sfida complessa e proprio per
questo serve un partito pesante, rappresentativo, autorevole, che studia,
analizza e propone con coerenza la strada che sia la più giusta per tanti e non
per pochi. Anche Alfredo Reichlin sull’Unità di oggi contesta la forma di
partito leggero, mediatico, populista, ed afferma che prima dei nomi dovrebbero
avanzare le idee e delle linee politiche chiare e condivise da tutte le
componenti del partito. Avete sostenuto il Governo Monti e Io non ero d’accordo, siete arrivati
a fare un Governo con Berlusconi azionista e Io non ero d’accordo, o si ha il
coraggio (ex-cattolici ed ex-comunisti) di cambiare linea tutti insieme e non
con un uomo solo al comando, o almeno smettetela di vendere tutto questo come
di sinistra perché purtroppo si corre il rischio che di sinistra restino solo
le sedi.
Angelo Gentilini