Jeremy Corbyn è stato eletto leader del partito laburista nel Regno Unito, in una splendida vittoria al primo turno che ha avuto un risultato ancora maggiore rispetto al mandato per Tony Blair nel 1994. Corbyn ha vinto con quasi il 59,5% dei primi voti di preferenza, battendo i rivali Andy Burnham, che ha raggiunto il 19% e Yvette Cooper che ha ricevuto il 17%. La candidata “blairiana” Liz Kendall ha raggiunto un misero 4,5%. Chiede scusa per la guerra in Iraq, si oppone ai tagli dei servizi pubblici e del welfare, vuole ripristinare la nazionalizzazione delle principali compagnie dell’acqua, dei trasporti e dell’energia. Il suo primo atto sarà una manifestazione a sostegno dei rifugiati. Vi pare poco? E’ un segnale che gran parte dell’elettorato di sinistra, in Inghilterra, ha capito la lezione della Primavera di Atene. Si deve cominciare ad alzare l’asticella del programma, delle rivendicazioni, del conflitto contro il sistema che ha costretto alla resa Alexis Tsipras. Sotto la cappa del “New Labour” nessuna voce si levava a dimostrare che la passione per i ricchi dei blairiani non portava un solo penny in più nelle tasche di chi non ha capitali o famigliari molto benestanti. La realtà ha squarciato il velo delle illusioni. Le briciole della grande ricchezza generata dai trucchi finanziari delle banche vanno soltanto a favorire quei politici, quelle oligarchie e quei proprietari dei media che la sostengono. Questa consapevolezza non deve essere mistificata. Non si deve concedere il minimo argomento ai difensori dello status quo. Corbyn ha vinto. E lunedì già si metterà a lavoro con Yanis Varoufakis per elaborare una vera alternativa europea al modello di austerità e di dittatura del mercato esistente. (M.R.)
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Angelo Gentilini, da esseresinistra.wordpress.com