Chiudere
la fabbrica per ferie, trasferire i macchinari in Polonia durante la chiusura,
mettere sul lastrico decine di famiglie, è stata la scelta “illuminata” di uno
che si definisce imprenditore come Fabrizio Pedroni, titolare della Firem di
Formigine Come
se ciò non bastasse il Pedroni si permette di disertare gli incontri convocati
dalle istituzioni locali adducendo come motivazione la condizione di “poca
serenità” con la quale si avvierebbe il confronto: cioè in questo paese uno ti
chiude la fabbrica nei denti, “trasloca” in Polonia, produce un trauma sociale
di cui è l'unico responsabile, e se la cava dicendo che “c'è poca serenità”.
Oltre
al mancato rispetto della dignità di chi lavora, insopportabile, nei nostri
territori siamo di fronte ad un'arroganza senza precedenti che non può essere
sottovalutata: "da nessuno". Chiediamo
l'immediata attivazione della Regione Emilia Romagna per ricondurre il Pedroni
ad atteggiamenti civili e per attivare comunque le procedure per garantire la
copertura retributiva dei 40 lavoratori rimasti senza posto di lavoro.
Chiediamo
l'intervento dei Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, anche in
riferimento agli accordi commerciali tra Italia e Polonia, per evitare che tali
operazioni piratesche come quelle di Pedroni abbiano a ripetersi. Soprattutto
chiediamo che venga ripristinata l'attività produttiva a Formigine.
Pedroni
ha dichiarato ai giornalisti che in casa sua non deve chiedere permesso a
nessuno, ma lui sa benissimo che la
Firem si è sviluppata nel nostro paese, nella nostra regione,
grazie al contributo fattivo di decine di lavoratori che oggi si trovano fuori
dai cancelli con un “calcio nel sedere”
Aldilà
dell'indagine conoscitiva della Procura di Modena, non ci fermeremo ed
osteggeremo in tutti i modi possibili la scelta e l'arroganza dell'azienda.
La
dignità del lavoro non può essere schiacciata sotto i piedi!
Antonio Mattioli Cgil Emilia Romagna