30 ottobre 2013

"Adesso basta iniquità sulle pensioni"

«Nei prossimi dieci anni solo per il blocco della perequazione le casse statali incasseranno circa ottanta miliardi di euro. Qualcosa deve essere restituita ai pensionati e ai lavoratori per ridare al sistema previdenziale equità e solidarietà». 
Ogni giorno, per le ragioni più diverse, si pensa di mettere le mani sulle pensioni. Si spende troppo, c’è la crisi: sono le frasi più ricorrenti che sentiamo dire. Il risultato è che negli ultimi vent’anni il sistema previdenziale è cambiato più volte, generando ansia e preoccupazione tra i pensionati e i lavoratori. Ogni volta che è stato messo mano al sistema sono state dette tante cose, molte non vere. Mettiamo un po’ d’ordine.
Rispetto ai principali paesi europei, la spesa pensionistica italiana in rapporto al Pil è sovrastimata di circa il 3 per cento, senza contare che i pensionati italiani pagano più tasse che in altri paesi. La spesa sociale italiana pro capite è inferiore di circa il 20 per cento a quella media dell’Europa. Due verità che non fanno parte del senso comune. Al contrario, nonostante i tagli ingenti degli ultimi anni, si continua a sostenere che bisogna intervenire sulle pensioni perché in Italia si spende troppo.
I pensionati hanno contribuito al risanamento più di chiunque altro. Il blocco della perequazione applicata alle pensioni di 1.443 euro, dal 2013, e per ogni anno futuro, ridurrà la spesa di 8,6 miliardi di euro. Circa 5.500.000 di pensionati perderanno mediamente ogni anno 1.500 euro. Sempre nel 2012 e 2013, il drenaggio fiscale, l’imposta causata dall’inflazione, ha portato nel bilancio dello Stato altri 3,6 miliardi di euro............continua.....
A.G. da info LiberEtà.it

28 ottobre 2013

Con Gianni Cuperlo per rilanciare la "sinistra"

 In Italia il centro sinistra fatica ad accrescere il proprio consenso, nonostante che l’88 % del gettito fiscale è sostenuto dai lavoratori dipendenti e pensionati, non si riesce a coalizzarli a sostegno di una società più equa e solidale. Detto questo, mi è fin troppo facile incolpare la destra di avere una azione politica sterile a sostegno del welfare e della crisi produttiva occupazionale e di essersi preoccupata solo delle sorti del proprio padre padrone, come è semplice ora affermare che la Lega Nord e l' IDV hanno fallito,oppure che il M5S da solo è inconcludente,......... a me interessa la sinistra che è divisa e a volte scollegata dai reali e storici punti di riferimento sociali. Da tempo manca l’idea precisa di che tipo di società si vuole, troppo spesso si è modificato il tiro, come fosse facile spostare gli equilibri in un Paese borbonico medioevale e con un radicato potere ecclesiastico a fare da contrappeso (che ora sembra abbia avviato una nuova fase con Papa Francesco). Per costruire un'alternativa politica serve che la cosiddetta sinistra radicale Sel, Prc, Pdci, con il Psi e altre sigle, senza forse, si uniscano in un unica forza politica a sinistra del Pd. E arrivo al PD, che è stato l’assemblaggio di due ex partiti con percorsi in passato distanti ed è rimasto, a mio modesto parere, troppo liquido e anarchico, con un insieme e a volte alterne proposte politiche,correnti e diverse personalità, che disorientano i cittadini. Giunti a tanto la gestione ordinaria del Potere non è sufficiente per aumentare il consenso, il cosiddetto compitino senza coraggio non porta da nessuna parte, anzi presenta il conto sempre ai soliti noti, lavoratori dipendenti, pubblici e privati e pensionati. In un Partito popolare di sinistra serve un' organizzazione con Aree Tematiche Rappresentative che sviluppino culture politiche, sociali, economiche e che producano progetti e personalità forti, trasparenti, condivise e preparate a ricoprire i ruoli Istituzionali a cui si ambisce con un percorso e con una solida rappresentanza alle spalle. Inoltre se un Partito pensa di essere di sinistra, ci sono cose che quando serve si devono dire con forza e chiarezza, se no si paga dazio e il mondo del lavoro, operai, tecnici, infermieri, insegnanti, ecc..ecc.. non ti sostiene, perché non si riconosce nei contenuti del messaggio e delle proposte, come si sta verificando con l'ultima Legge di stabilità presentata dal Governo delle larghe intese. L’esempio territoriale e del singolo Dirigente, oppure dei Sindaci, è un elemento base per rimarcare la diversità della sinistra nei territori, ma non può essere questa l'analisi politica che indica la via di un Partito che si propone come guida di un Popolo facente parte dell' Europa e in un insieme di complesse problematiche nate dal Mondo globalizzato "della e dalla" finanza e dei capitali. Purtroppo quanta gente, uomini e donne, che operano e guadagnano bene in settori divenuti potenti, anche grazie alla sinistra, faticano a ricordare da che parte si è venuti e usano, quasi come un alibi, incolpare di tutto e su tutto la politica, senza considerare che il vero cambiamento non si può praticare by-passando la democrazia partecipativa e rappresentativa, legge elettorale permettendo. Il bagaglio culturale e strategico del centro sinistra è lo stare sempre dalla parte delle regole, della rappresentanza, della consultazione, della democrazia partecipativa, dell’uguaglianza, della legalità, della solidarietà per una società dei DOVERI e dei DIRITTI. Chi si alza tutte le mattine per tirare la carretta, con stipendi nettamente sotto la media Europea, deve avere la garanzia che esiste una parte politica che sa cosa vuol dire tutto questo. Bisogna saper rappresentare queste persone e sentire propri i loro problemi. Bisogna saper parlare ai cuori dei cittadini e non fare differenze tra i potenti e i lavoratori, sapendo che se il 10% dei cittadini detiene il 50% del totale della ricchezza non è un valore aggiunto ma un elemento di forte disparità socio-economica e di non equa redistribuzione. In una logica di alleanze sostenibili, per l’alternativa, fu miope l’autosufficienza di Veltroni e i continui attacchi rivolti a sinistra e il considerare la CGIL e la Fiom-Cgil un fortilizio settario e penso anche che se D' Alema si fosse messo da parte, alcuni anni fa, avrebbe fatto un gran bene al progetto Pd, al nuovo radicamento e al consenso elettorale.  Si è capito male il malessere che ha portato tanti voti a Grillo, ed è stato un errore, in tutti questi anni di dura crisi del lavoro, il continuo distacco dalle piazze in lotta. Serve coraggio, moralità, trasparenza e passione per ridare fiducia e speranza e credere in un modello sociale migliore, in cui le logiche finanziarie dei mercati non siano più il pensiero unico e dominante. Occorre tamponare l’incalzante avanzare della delusione e dello sconforto, del tanto sono tutti uguali, che arriva all’astensionismo. Se si è offuscata la diversità della sinistra è arrivato il momento di rilanciarla con forza e determinazione, senza sconti per nessuno, perchè non è possibile riparare a tutti i danni prodotti dalle politiche di destra neo-liberiste con una proposta fax-simile liberista e con qualche regola democratica in aggiunta. Non è questo che basta e che serve in un Paese dove negli ultimi 25 anni si sono appositamente compressi gli stipendi dei lavoratori dipendenti e delle pensioni a favore della finanza e capitali, dove c'è una sacca economica di diverse centinaia di miliardi di euro che ogni anno si infilano in percorsi impropri, per evasione, elusione,corruzione, riciclaggio, mazzette, malavita ed altro che producono anche inefficienze e costi aggiuntivi, e alla fine non si riesce a trovar niente di più che soli 14 euro al mese per i lavoratori. Ed ancora, come si fa a non distinguere più il grande valore collettivo della laicità dello Stato e di una scuola e una sanità pubblica e di qualità, come recita la Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza e Liberazione. Io credo che serva più sinistra, anzi molto più sinistra, è un' estrema necessità economica, prima ancora che etica e sociale, e penso che Gianni Cuperlo sia un uomo che ha le capacità morali e politiche giuste per ricostruire un percorso che includa ed unisca quelle forze che realmente sono interessate ad un riformismo e cambiamento dove l'asse portante sia la dignità della persona, in ogni sua età. 
 Angelo Gentilini

26 ottobre 2013

Legge di stabilità...perchè la Cgil dice "NO"

La Legge di stabilità varata dal governo non piace né a Confindustria né ai Sindacati. Questi ultimi, hanno proclamato uno sciopero di quattro ore e mobilitazioni  in tutta Italia per il mese di novembre. In un fondo apparso sull’ultimo numero di Rassegna Sindacale, il coordinatore della segreteria generale Cgil, Gaetano Sateriale, spiega perché la Confederazione di Corso d’Italia valuta negativamente le misure approvate dall’esecutivo. “La legge di Stabilità varata dal governo Letta non contiene scelte strategiche per il paese, né – afferma Sateriale – esprime il necessario cambio di direzione a uscire dalla crisi. Non produce un impulso sufficiente per la crescita e lo sviluppo: non redistribuisce il peso fiscale in modo equo e propulsivo. Non affronta nemmeno le emergenze sul fronte occupazionale e sociale. Gli interventi sugli ammortizzatori e le emergenze da perdita di lavoro non risolvono i guasti fatti dall’esecutivo Monti. Nello specifico, dal punto di vista fiscale, l’aumento delle detrazioni per lavoratori dipendenti rappresenta una cifra simbolica che, oltre a escludere l’intera platea dei pensionati, potrà produrre un beneficio riassorbito immediatamente da un aumento generalizzato della pressione fiscale diretta (incremento imposta di bollo, riduzione delle agevolazioni fiscali ecc.) e indiretta (tributo rifiuti e servizi ecc.)”.  “La rivalutazione delle pensioni – continua Sateriale – peggiora inoltre un sistema di indicizzazione che già fa perdere potere di acquisto ai pensionati.......................continua....
Approfondisci....legge-di-stabilita-ecco-perche-la-cgil-dice-no. 
A.G. da info LiberEtà.it

25 ottobre 2013

Imola..."Emergenza furti"

Imola. Siamo all’emergenza furti. Furti negli appartamenti, furti nei garage, nelle cantine, fino alle dispense. Il livello di preoccupazione tra i cittadini cresce costantemente e prima che si arrivi all’esasperazione sarà necessario intervenire per garantire quella sicurezza che ognuno deve avere almeno nella sua abitazione. 

Ecco l’ultima storia che un cittadino ci ha raccontato. “Abito in una bifamigliare. L’altra mattina, appena sveglio, mi sono accorto che la porta che collega la mia abitazione a quella dei miei genitori era aperta. Strano, penso, è sempre chiusa. Mi avvicino e mi accorgo che era stata manomessa, addirittura era stata tolta la serratura. Entro da loro e vedo subito che le sbarre antifurto di una finestra erano allargate. Non di tanto, ma di quel poco per permettere ad una persona magra di entrare. Le forze dell’ordine mi hanno poi spiegato che basta un cric di quelli che si usano per cambiare le gomme ed è fatta. L’infisso era stato forato con un trapano ed aperto dall’esterno con qualcosa che infilato nel buco ha permesso loro di sollevare la maniglia e quindi entrare nell’abitazione. Hanno girato per tutte le camere senza metterle a soqquadro, ci ha dato l’impressione di un passaggio veloce, sembra quasi che sapessero di avere quel tanto di tempo a disposizione oppure qualche rumore gli ha impedito di fare tutto il ‘lavoro’. Io abito con mia moglie e i tre figli, non abbiamo avvertito nulla, non è successo nulla, ma ti rimane addosso una paura, un’ansia difficile da togliere. Quando violano la tua privacy, quando entrano nella tua casa allora capisci che non c’è più sicurezza da nessuna parte. La tua tranquillità scompare in un attimo. Credo che occorra ritrovare un senso della comunità, dove ci si aiuta a vicenda, ad esempio se nella notte si sente un rumore e si capisce che qualcuno sta girando o tentando di entrare in casa occorre dare subito l’allarme, non dico di avvisare i vicini, ma  almeno le forze dell’ordine”...........Continua a leggere...www.leggilanotizia.it
A.G. da info www.leggilanotizia.it

21 ottobre 2013

Pensioni...L' epopea delle disuguaglianze

Con la Legge della Stabilità, in corso d'opera, si sono giustamente risollevati dei forti interrogativi sull'equità e sulle sperequazioni degli assegni pensionistici dei cittadini italiani. Sono problematiche note da anni, che ultimamente si sono aggravate, anche perchè se è stato costituzionale bloccare la rivalutazione delle pensioni 3 volte sopra la minima (1,441 euro lordi) negli ultimi 2 anni, non si riesce a capire perchè si debbano continuare a sostenere delle pensioni d'oro a 100.000 cittadini che non hanno pagato nella loro vita lavorativa una somma di contributi tali e proporzionali a queste cifre, pur tenendo conto del sistema retributivo e non contributivo come ora è in essere. Come su altri casi e su altre problematiche rilancio due post scritti uno a dicembre 2012 e l'altro a gennaio 2010, a dimostrazione che è necessario riflettere........
Angelo Gentilini

17 dicembre 2012

Pensioni e Liquidazioni di LUSSO

Mentre si chiedono ai lavoratori e lavoratrici dei sacrifici enormi per il bene pubblico, c’è un gruppo di centomila cittadini che sono dei super pensionati di lusso e che nessuna riforma riesce a toccare. Per questi pensionati d’oro lo Stato spende 15 miliardi di euro all’anno, ognuno in media intasca 150 mila euro.  Per il totale di 13,8 milioni di pensioni la spesa è di 190 miliardi e  7,2 milioni di pensionati ha in media un assegno mensile di 770 euro (uomini), 569 (donne). Il più ricco dei centomila nababbi è Mauro Sentinelli, ex manager della Telecom, che percepisce 90.246 euro al mese, circa 3.000 al giorno, a cui vanno sommati i gettoni di presenza nel Cda di Telecom e di Presidente Enertel Servizi. Poi, per esempio, Lamberto Dini accumula varie pensioni  per un totale di 40.000 euro al mese, idem per Giuliano Amato che arriva a 30.000.

11 gennaio 2010

I PRECARI PAGANO LE PENSIONI AI DIRIGENTI E ALTRO…

Analizzando quanto accade in Italia, si consolida il crescente distacco della politica dalle persone che fisicamente, moralmente, eticamente e finanziariamente “tirano la carretta”. Detto questo, e si dice da tempo, vediamo i dati INPS e quanto non sa il cittadino che non si documenta. Tre fondi INPS messi insieme danno un attivo di + 19,4 miliardi di euro, ma l’attivo non è prodotto da tutte le categorie di lavoratori. Sono in attivo varie categorie di lavoratori dipendenti con + 6,8 ml/euro, sono in attivo i parasubordinati e precari vari con + 8 ml/euro, è in attivo il fondo cassa integrazione, disoccupazione, malattia con + 4,6 ml/euro. Sono in passivo, udite! udite!, il fondo dirigenti d’impresa con – 3,2 ml/euro, a seguire le categorie dei coltivatori con – 5 ml/euro, commercianti e clero.
Continua...i-precari-pagano-le-pensioni-ai-dirigenti...

17 ottobre 2013

Risorse??? Cercate tra i soldi rubati...

Rilancio un post che ho scritto il 24 agosto 2011, che riporta una sintesi di numeri e dati tratti dalla lettura del libro inchiesta "Soldi rubati", di Nunzia Penelope. In un momento in cui non si fa altro che parlare di tagli e nuove tasse che in gran parte picchiano sempre dalla parte dei soliti noti, lavoratori dipendenti e pensionati, ritengo molto attuale questo post, che spiega come in Italia ogni anno ci sono all'incirca 400 miliardi di euro che infilano delle strade improprie. Soldi, soldi, e tanti soldi che se fossero riportati sulle giuste vie contribuirebbero a risolvere la totalità dei nostri problemi strutturali nel breve, medio e lungo periodo.
 Angelo Gentilini

24 agosto 2011

AVVISI E NUMERI PER I NAVIGANTI

Riporto ed evidenzio i numeri estratti dal libro inchiesta “SOLDI RUBATI”, di Nunzia Penelope.
Corruzione, criminalità, truffe, crac, evasione fiscale, sottraggono ai cittadini centinaia di miliardi ogni anno e la possibilità di vivere in un paese migliore. Personalmente consiglio la lettura di questo libro, che è considerato la prima inchiesta completa sui devastanti costi dell’illegalità in Italia.

  • La tassa sull’evasione: 270 miliardi l’imponibile evaso ogni anno; da 100 a 125 miliardi di euro l’anno il mancato introito per lo Stato; 10 miliardi di euro il recupero dell’evasione nel 2010; ciascun contribuente in regola paga 3000 euro l’anno in più a causa dell’evasione; negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente ha pagato tasse maggiori per 870 miliardi di euro.

  • Una repubblica fondata sul lavoro. Nero: 154 miliardi di euro la ricchezza prodotta dal lavoro sommerso, pari al 7 % del PIL; 52,5 miliardi l’imponibile sottratto al fisco, pari a 10,8 miliardi di tasse evase; 2.996.000 i lavoratori in nero nel 2009.

  • Morti di lavoro: 1050 morti sul lavoro nel 2009; 1080 morti sul lavoro nel 2010; 43 miliardi all’anno, pari al 3,2 % del PIL, i costi degli incidenti per la collettività; 6 miliardi gli indennizzi alle vittime pagati nel 2009; 50.000 euro il costo medio degli investimenti necessari a un’impresa per azzerare gli incidenti.

  • Un pessimo ambiente: 20 miliardi i costi per le casse pubbliche di 10 anni di dissesto idrogeologico ( 1994-2004 ); 900 milioni il costo delle emergenze ambientali 2009-2010; 25 miliardi la somma necessaria per rimettere a norma il territorio italiano; 20,5 miliardi il fatturato 2009 delle ecomafie.

  • Al mercato dei falsi d’oro, la contraffazione: 7,1 miliardi annui di fatturato in nero; 130.000 posti di lavoro sottratti all’economia regolare; 5,3 miliardi di gettito fiscale perduto; 18 miliardi il danno all’economia nazionale in termini di mancata produzione.

  • La corruzione, un prodotto tipico: 60 miliardi il giro annuo di mazzette; 35.000 euro annui la tassa tangente e debito per ogni cittadino; 600 milioni il valore delle truffe nella sanità 2010.

  • Prendi i soldi e scappa: 62 importanti crac finanziari in Italia dal 1984; 54,8 miliardi i risparmi bruciati, pari a 3,6 punti di PIL; 1.490.000 gli investitori traditi dal capitalismo di rapina; 62 miliardi l’indebitamento di comuni e province italiane, pari a 1300 euro per abitante e a 4 punti di PIL; 36 miliardi l’esposizione degli enti locali sui prodotti finanziari derivati.

  • Colletti bianchi, profitti neri. La faccia pulita del riciclaggio: 550-700 miliardi di euro lo stock di capitali nascosti all’estero; 100-150 miliardi il valore annuo del riciclaggio in Italia; 10,5 miliardi di euro le esportazioni illegali di denaro intercettate dalla Guardia di finanza nel 2010; 37.000 le segnalazioni di operazioni sospette di denaro arrivate alla Banca d’Italia nel 2010.

  • Crimine SPA, le mafie alla conquista del Nord; 100-135 miliardi il fatturato delle varie mafie italiane, pari al 10 % del PIL nazionale; 45 miliardi il fatturato della sola ‘ndrangheta, di cui 27 miliardi da traffico di cocaina; 9 miliardi il business delle estorsioni; 20 miliardi il business dell’usura.

  • Recuperare il bottino. Se la Giustizia diventa un bancomat: 4 miliardi recuperati dalle procure negli anni 2009-2010 attraverso indagini,intercettazioni, sequestri, patteggiamenti; 268 milioni il costo delle intercettazioni nel 2009; 16 miliardi il patrimonio complessivo dei beni confiscati alle mafie al gennaio 2011; 900 milioni i tagli della finanziaria alla Giustizia.

  • Il senso degli imprenditori per la legalità: gli ultimi due anni, 2009-2010, sono stati caratterizzati da decine di scandali. Non si tratta solo di corruzione e tangenti, come negli anni 90, ma di un pasticcio di reati economici e finanziari che spaziano dalla truffa ai danni dello Stato, degli azionisti, dei dipendenti, all’evasione fiscale in grande stile, passando per fondi neri e bilanci camuffati, dove la corruzione di pubblici ufficiali va di pari passo con quella, tutta privata, di manager e banchieri. Tanto che le care vecchie tangenti di Mani pulite sembrano peccatucci da boy scout.

I soldi fanno girare il mondo, ma se girano dalla parte sbagliata finisce che il mondo si ferma. E’ quello che sta accadendo all’economia italiana. Appesantita dalla crisi, certo, ma soprattutto da un tasso d’illegalità che non ha pari nel modo occidentale.
“Le cose che non ho mai fatto e mai farò: non ho mai pagato le tasse e me ne vanto, le tasse sono come la droga, le paghi una volta e poi entri nel tunnel. Non ho rispettato un limite di velocità, mai dato la precedenza a un incrocio. Mai fatto la raccolta differenziata, mai costruito con permessi edilizi. Io sono il cittadino modello, io ci sarò sempre. Io sono la realtà, voi siete la fiction.” Antonio Albanese ( Cetto La Qualunque ).
A. G.

15 ottobre 2013

L' Ospedale di Imola aderisce al "BRA Day"

L’incontro informativo aperto al pubblico si terrà il prossimo mercoledì 16 ottobre, alle 14,30, presso la sala De Maurizi dell’Ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola 
BRA Day significa “Breast Reconstruction Awareness Day”, giornata per la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria. Il nome in inglese è un gioco di parole perché “bra” significa reggiseno. L’iniziativa è nata in Canada, dove il primo BRA Day è stato celebrato nell’ottobre 2011. Nel 2012 è diventata una giornata internazionale celebrata negli Stati Uniti, in Australia, in Finlandia, in Irlanda, in Belgio ed in altri paesi.
Tra gli ospedali Italiani che quest’anno aderiscono all’iniziativa c’è la UO di Chirurgia di Imola, che nel pomeriggio di mercoledì 16 ottobre organizza un incontro informativo aperto al pubblico su questo sensibilissimo tema.
 Si tratta di una presentazione sul tema della ricostruzione mammaria a seguito di un intervento per tumore che vedrà come relatori chirurghi plastici, chirurghi senologi ed infermieri specializzati – spiega il dottor Paolo Riccio, chirurgo dell’Ausl di Imola e referente scientifico dell’evento – L’incontro è indirizzato soprattutto alle donne affette da questa malattia, ma anche a tutti i cittadini interessati a saperne di più. Vogliamo infatti offrire informazioni chiare ed esaustive sulla ricostruzione mammaria e su tutte le opzioni che le pazienti hanno a disposizione, al fine di migliorare il loro benessere con o senza intervento chirurgico (protesi esterne, lingerie specificatamente sviluppata, abbigliamento, trucco, parrucche, etc…). Per questo alla presentazione seguirà un momento dedicato alle domande del pubblico. In seguito intendiamo proporre alle donne direttamente interessate incontri più intimi, in piccoli gruppi di 10-15 persone. I gruppi saranno costituiti da ex pazienti volontarie, disposte a condividere la propria esperienza (donne che si sono sottoposte a chirurgia conservativa o mastectomia, con o senza ricostruzione del seno) e a pazienti che stanno contemplando la possibilità di una ricostruzione del seno (donne alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno e pazienti precedentemente sottoposte a mastectomia senza ricostruzione), sempre accompagnate da professionisti del nostro ospedale, un chirurgo plastico, un chirurgo senologo e uno psicologo esperto in materia che guiderà l’incontro. Chi è interessato a prendere parte a questi incontri dedicati potrà registrarsi durante la sessione informativa aperta al pubblico. L’obiettivo è quello di dare alle donne la possibilità di conversare e condividere testimonianze, esperienze e sentimenti”.
A.G. da info AUSL Imola


13 ottobre 2013

Ricostruiamo la Democrazia

La manifestazione di ieri a Roma è stata un momento importante per rilanciare la necessità e l'importanza di un sistema democratico legato ai valori sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dove sono chiari tutti i diritti, i valori e la via maestra per avere un Paese più giusto, più equo, più solidale e tanto altro che in tutti questi anni non si è attuato proprio perchè la Costituzione non è mai stata applicata interamente. La partecipazione è stata molto alta e alla fine del corteo partito da Piazza della Repubblica, Piazza del Popolo era strabocchevole di gente, donne, uomini, giovani e pensionati, studenti e lavoratori. Tutti gli interventi sono stati di grande spessore ed ognuno ha evidenziato come con l'applicazione della Costituzione, "La più bella al Mondo", le cose andrebbero molto meglio per tutti, dal fisco, al lavoro, alla scuola, alla sanità, all'ambiente e trasporti, all'immigrazione, alla giustizia fino alle carceri e altro, tanto altro... Insomma dobbiamo rimboccarci le maniche ed ognuno nel suo piccolo può contribuire attraverso la partecipazione a migliorare lo stato delle cose sostenendo in primis l'estrema urgenza di una legge sulla rappresentanza sindacale e una nuova legge elettorale che sia realmente rappresentativa della volontà dei cittadini e cittadine italiane in un Europa non solo della moneta unica ma anche dei valori e diritti condivisi. Nella foto un'immagine di una parte della rappresentativa imolese che ha partecipato alla manifestazione...."Roma, 12 ottobre 2013, Costituzione La via maestra".
Angelo Gentilini

11 ottobre 2013

"OccupyPD"... domani in piazza per la Costituzione

Parla Elly Schlein, una delle attiviste del movimento, la quale critica la scelta di sostenere il governo Letta insieme al “sovversivo” Berlusconi. E sul congresso, dice: “Che sia aperto e un momento di confronto. Riascoltiamo il nostro popolo e ricreiamo così il centrosinistra”.
“Siamo al governo col Pdl e di fatto stiamo attuando il loro programma, come dimostra il caso Imu.
 Netta, decisa, senza molti giri di parole.
Elly Schlein è una delle militanti Pd che ha dato vita alla mobilitazione di OccupyPD, il movimento pressoché di giovani che si sta battendo nel partito per un totale rinnovamento di facce e contenuti: “Dobbiamo ritrovare le ragioni della sinistra”. Invocano un congresso aperto: “Riascoltiamo la nostra base ormai delusa da anni”.
Il 12 ottobre ci sarà una manifestazione promossa da alcune personalità in difesa dei valori e principi della Costituzione e contro la manomissione dell’art 138 imposta da Pd e Pdl. Qual è il tuo giudizio?
"Condivido le preoccupazioni di Stefano Rodotà e di altri illustri giuristi. Non è il momento di modificare le regole della nostra Carta, poi col Pdl che non ha mai nascosto il desiderio di imporre al Paese il presidenzialismo. E’ una fase di grande instabilità di governo – il destino di Enrico Letta è traballante – e cambiare ora la Costituzione è un azzardo".
 I vari circoli di OccupyPD scenderanno in piazza?
 "Non abbiamo una struttura organizzata e non possiamo mobilitare pullman verso Roma ma so che in molti di noi parteciperanno. Ne stiamo discutendo e siamo sensibili al tema".
Tu ci sarai?
Sì.
Clicca per leggere tutto...Imbarazzati dal partito in piazza per la costituzione
A.G. da MicroMega-online

09 ottobre 2013

Vajont, 1963-2013..."Tina Merlin aveva ragione"

Il 9 ottobre del 1963 una ondata, innescata dal crollo del monte Toc,superava la diga del Vajont e sterminava 2 mila persone. Quella tragedia era stata annunciata, ma i potenti dell’epoca, a cominciare dalla Sade, colosso privato del settore della energia, avevano deciso di far finta di nulla, di procedere comunque, di mettere il bavaglio a dissensi e critiche. Non tutti, neppure allora, scelsero di tacere, tra questi Tina Merlin, morta nel dicembre del 1991, allora giovane cronista del quotidiano comunista l’Unità. Mesi prima del massacro aveva raccolto quelle voci preoccupate e aveva denunciato i possibili pericoli, compreso il crollo di quel monte. Per quegli articoli era stata denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico”. Il tribunale di Milano l’aveva assolta, ma a nessuno venne in mente di convocarla, di rileggere quelle denunce, di chiedersi perché mai un tribunale avesse ritenute fondate le sue critiche. Del resto in quei mesi si dibatteva aspramente sulla possibile nazionalizzazione della energia elettrica e la Sade aveva bisogno di concludere l’opera, di dimostrare tutta la sua forza, di posizionarsi nel modo migliore sul mercato, di far crescere il prezzo delle sue azioni. Tina Merlin aveva messo il classico dito nella piaga, era una variabile da eliminare o almeno da emarginare, liquidando i suoi articoli come “atti di sciacalleria dettati da furore ideologico”. Purtroppo per gli abitanti di quella valle, gli sciacalli erano altri e così il massacro annunciato si consumò, e la commozione e le inchieste arrivarono quando le bare erano già chiuse. Tina Merlin, anche dopo quel 9 ottobre, continuò la sua battaglia per reclamare giustizia e verità per le vittime e per i loro familiari, ai quali per decenni è stato negato persino l’indennizzo, e la vicenda non si è ancora conclusa definitivamente. In queste ore Autorità di ogni tipo e colore andranno a Longarone per ricordare quei giorni. Noi, invece, abbiamo voluto ricordare Tina Merlin la cronista che aveva cercato di impedire il massacro e che, proprio per questo, si indignava quando sentiva parlare, a proposito del Vajont e non solo, di ” tragica fatalità”.  ( dal blog, Il Fatto Quotidiano)
Angelo Gentilini

07 ottobre 2013

Memorie storiche licenziati Cogne "senza giusta causa"

Pubblico alcune foto e un comunicato che sono una reale memoria storica inerente ai licenziati politici, senza giusta causa, alla Cogne di Imola, agli inizi degli anni 50. E' interessante vedere come era molto alta la partecipazione alle lotte dei lavoratori e lavoratrici, che erano assecondati e sostenuti da tutta la cittadinanza imolese. Le lotte dei lavoratori/ci Cogne di quegli anni e degli anni a seguire hanno portato ad un miglioramento delle condizioni di lavoro, dei salari, dei diritti e dello stato sociale complessivo.
Angelo Gentilini

04 ottobre 2013

La grande epurazione politica della Cogne di Imola

Il 7 ottobre 1953, 60 anni fa, si registrò l’epilogo finale e più duro dell’immunizzazione della Cogne di Imola dal “virus comunista”. Furono licenziati 162 lavoratori (12 impiegati e 150 operai), fra cui soprattutto militanti comunisti, socialisti, ex-partigiani e iscritti alla Cgil. In sintesi cerco di contestualizzare il periodo storico. Nel 1947 si aprì una grave crisi politica con il programma di esclusione dal Governo dei partiti di sinistra Pci e Psi, a seguito dell’accettazione del Piano Marshall da parte del leader DC, Alcide De Gasperi. Nel 1948 la DC vinse le elezioni e la storia del nostro Paese prese un nuovo corso politico, economico e sociale. Lo Stato volle recuperare il controllo di tutte le realtà produttive ed economiche che dopo la guerra erano state rilanciate, con molti sacrifici, da ex-partigiani e ex-dipendenti delle fabbriche distrutte. Iniziò il periodo della “guerra fredda” e vennero usate strategie e metodi non strettamente tecnici ma politici, rompendo anche lo spirito di unità nazionale che si era venuto a creare con la Resistenza e la Liberazione. Nel 1949 su iniziativa del Senatore Dc e Amministratore Delegato del Gruppo Cogne, Teresio Guglielmone, venne allontanato da Imola Carlo Nicoli, Direttore di stabilimento ed ex-comandante partigiano comunista, insieme ad altri quattro progettisti imolesi (Federici, Calderoni, Borghi, Mirri), la stessa sorte toccò anche ad Ester Benini, Responsabile amministrativo (pure lui di sinistra)  Nel 1951 il nuovo Direttore di stabilimento, Ing. Colombo e il Colonnello Borla, Capo del personale Cogne, licenziarono il Perito Guido Albertazzi, Capo del collaudo e Presidente del Consiglio di Gestione Cogne. Arrivati al 1952 la dirigenza aziendale espose in modo esplicito il programma di “epurazione politica”, cosiddetta “tesi bianca” o “tesi dell’immunizzazione della Cogne”. Il 30 marzo 1952, 19 impiegati ricevettero la lettera di licenziamento e per molti operai specializzati iniziò un percorso aziendale di demansionamento e dequalificazione. Nella Città di Imola aumentò la tensione ed iniziò uno dei periodi più acuti della lotta politica e divisioni sindacali, ma la Direzione aziendale, forte delle direttive politiche nazionali e con il sostegno dei sindacati filo-governativi, contrattaccò licenziando il 7 ottobre 1953, 162 lavoratori e lavoratrici, come ho scritto in precedenza. Seguirono 6 mesi di dure proteste e dopo la continua pressione ed instancabili lotte operaie, della Cgil e della maggioranza della cittadinanza imolese, la Direzione Generale della Cogne riassunse 50 lavoratori e risarcì i restanti con un’indennità economica. Va comunque detto che la scelta delle riassunzioni segui sempre una logica politica, selezionando i meno scomodi e i meno rappresentativi, sia politicamente che tecnicamente. Con il passare degli anni si evidenziò che i licenziati politici della Cogne erano uomini capaci, altamente qualificati e con una spiccata indole imprenditoriale. A ricordo di quegli uomini e donne segnalo, ad esempio, un nome per tutti. Aldo Villa, licenziato politico alla Cogne nel 1952, era vice-Caporeparto delle macchine universali. Dopo un breve periodo lavorativo alla Edison di Milano, tornò ad Imola ed entrò alla Sacmi, divenne Capo officina, poi Dirigente e Direttore Generale. E’ riconosciuto tra i principali artefici del decollo produttivo ed economico della Sacmi, trasformando negli anni la cooperativa meccanica imolese, fino a divenire un grande gruppo industriale leader mondiale
Angelo Gentilini

03 ottobre 2013

Per il calcio spettacolo stanno morendo tanti lavoratori

Dopo il silenzio seguito alla lettera inviata dalla CGIL nel maggio scorso, nell'ambito della campagna promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC) per denunciare le condizioni di semi schiavitù in cui sono costretti migliaia di lavoratori immigrati impegnati nella costruzione delle infrastrutture e degli stadi per i mondiali di calcio 2022 in Qatar, il presidente della FIGC, Giancarlo Abete, ha invece risposto alla nuova lettera che la CGIL ha inviato lo scorso 25 settembre.
Della questione, del resto, Abete aveva informato il Consiglio Federale della FIGC, riunito il 27 settembre. Consiglio che ha deciso di inviare un documento alla FIFA “affinchè, nel rispetto della titolarità delle istituzioni locali e di quelle sportive, si ponga attenzione e ci siano tutte le opportune verifiche sulla situazione del Qatar relativa ai lavori di costruzione degli stadi”, “per garantire che le condizioni della qualificazione dell'impiantistica sportiva non vengano collegate a fenomeni che non siano di piena tutela dei diritti dei lavoratori”.
Parole che, nella sostanza, il presidente Abete ha ripetuto nella lettera di risposta alla CGIL .
La Confederazione Internazionale dei Sindacati e la CGIL hanno denunciato – ormai da due anni – le condizioni semi schiavistiche dei lavoratori in Qatar.
In particolare: i lavoratori edili in Qatar lavorano in media 15 ore al giorno, per 6 giorni settimanali, per un salario di 8 dollari al giorno; i lavoratori immigrati in Qatar non possono cambiare lavoro senza l'autorizzazione dei loro datori di lavoro; il fatto di lasciare un datore di lavoro, anche se per sfuggire a maltrattamenti, ha come risultato la prigione o l'espulsione; gli infortuni mortali in campo edilizio, in Qatar, sono otto volte più frequenti che, ad esempio, in Gran Bretagna e rischiano di morire molte più persone per costruire le infrastrutture della Coppa del Mondo di quanti giocatori scenderanno in campo.
Le notizie raccolte dai sindacati e, da qualche giorno, anche da importanti organi di informazione internazionale, come il quotidiano inglese The Guardian  denunciano una vera strage in atto nei cantieri. Nel solo mese di luglio, secondo le informazioni raccolte nel paese d'origine, sono morti almeno 32 giovani lavoratori nepalesi, per i massacranti turni di lavoro in condizioni climatiche assolutamente proibitive.La FIFA si sta preoccupando delle condizioni climatiche che i calciatori e gli spettatori dovranno affrontare nel 2022 se i campionati mondiali rimarranno programmati in estate, ma, nonostante le pressioni internazionali e le rassicurazioni fornite anche durante incontri con la ITUC, non ha adottato alcuna iniziativa effettiva per assicurare che le condizioni di lavoro di chi sta costruendo gli impianti siano minimamente dignitose.
A.G. da "Il taccuino.it, Leopoldo Tartaglia, Politiche globali Cgil"

02 ottobre 2013

Perchè...in piazza a Roma il 12 ottobre

Perché si dev’essere a Roma il prossimo 12 ottobre? Per chiedere che – finalmente – la politica si impegni a realizzare la Costituzione italiana. Poi, se ci accorgeremo che qualcosa non funziona, allora e solo allora penseremo a cambiarla.
Per fare un po’ di chiarezza: perché abbiamo bisogno di sapere se questo è il Paese che dice di essere o se è il Paese che avrebbero voluto i teorici del fascismo: costruito sull’azzeramento di ogni conflitto (compreso quello di interessi non solo di Berlusconi) e sulla relazione tra corporazioni, che esclude dall’esercizio del potere dei lavoratori dipendenti.
Perché abbiamo il diritto e il dovere di sapere se lo Stato tutela l’interesse di quei circa duemila italiani che detengono ricchezze per 180 miliardi oppure se tutela l’interesse generale.
Perché vogliamo sapere se siano più importanti, per lo Stato italiano, i tremila miliardi in armi esportate oppure la pace e la vita umana.
Perché sarebbe giusto capire se per lo Stato valga più l’impunità e la ricchezza della famiglia Riva oppure il lavoro di migliaia di persone.
Perché dobbiamo capire se lo Stato debba tutelare gli interessi delle grandi multinazionali dell’acqua e dell’energia oppure i beni comuni degli abitanti di questo Paese: l’acqua, l’energia, il sapere, la conoscenza, persino le sue ricchezze storiche e culturali.
Non è più e non è solo una questione di destra o sinistra.
A.G. da Micro Mega, Maso Notarianni