30 dicembre 2016

RIP Graziano Bassi.

Con la scomparsa di Graziano Bassi se ne va un pezzo di storia di questa città; se ne va un vero amico sincero, oltre che un punto di riferimento fondamentale per tutti noi. Graziano è sempre stato un uomo vitale, una persona buona e generosa, ricca di suggerimenti per lo sviluppo della sua città. Una città che ha sempre amato ed in cui ha sempre creduto, alla quale ha dato tantissimo. Grande imprenditore nel settore alberghiero e della ristorazione, ne è stato nei decenni un interprete lungimirante, capace di rinnovarsi e di rimettersi sempre in gioco, insieme alla sua famiglia. Profondo conoscitore dello sport e del calcio in particolare, per anni è stato presidente della squadra di calcio dell’Imolese, per poi diventare protagonista nel mondo giornalistico, come conduttore di fortunati programmi di attualità e sportivi in onda sulle principali tv locali. Ha sempre amato il lavoro, mettendo sempre tutto se stesso, con passione e determinazione, in ogni attività che ha svolto. Personalmente ho avuto occasione di incontrarlo alcune settimane fa e di trovare in lui, pur segnato duramente dalla malattia, intatta la voglia di guardare al futuro, di fare progetti anche per la sua Imola. A nome della Città di Imola esprimo, quindi, a tutta la sua famiglia le più sentite e sincere condoglianze. 
Caro Graziano, ci mancherai. (Daniele Manca, Sindaco di Imola)
Angelo Gentilini, da tuttoimola.it/2016/12/30/daniele-manca-caro-graziano-ci-mancherai

29 dicembre 2016

Landini..."I voucher vanno aboliti del tutto"

"I voucher vanno aboliti. Non ci sono vie di mezzo. E se il governo non ha il coraggio di cambiare strada, neanche di fronte al risultato del 4 dicembre, allora ci penseranno gli italiani con il referendum promosso dalla Cgil". Maurizio Landini, leader della Fiom, boccia l'intenzione dell'esecutivo di arginare l'abuso dei buoni lavoro, intervenendo su tetti, controlli e sanzioni.
Segretario, perché non basta la stretta? "Ragionare in termini di correttivi significa non rendersi conto che i voucher stanno annullando il rapporto di lavoro e diventando una forma di sfruttamento inaccettabile, ormai sotto gli occhi di tutti. Il governo confermerebbe così la distanza con la realtà del Paese. Ma se la Corte Costituzionale giudicherà legittimi i nostri tre quesiti, Palazzo Chigi non potrà poi limitarsi a qualche aggiustamento. Le riforme del lavoro del governo Renzi sono state sconfessate il 4 dicembre. Per primi dai giovani, che le vivono sulla loro pelle".
Perché insistere con l'abolizione? Non si rischia di alimentare il lavoro nero"Nel modo più assoluto. Vorrei far notare che in Europa i voucher non esistono. Mentre noi abbiamo altri contratti da applicare: a termine, stagionali, internali. Rapporti di lavoro veri che riconoscono contributi e diritti. Non è solo una questione di abuso. Con i voucher stiamo capovolgendo i diritti delle persone: il lavoratore diventa merce".
Nessuna mediazione possibile? Neanche tornare a limitarne l'uso al lavoro occasionale? "La Cgil ha depositato in Parlamento la Carta dei diritti, una proposta di legge per riscrivere tutto il diritto del lavoro, a partire dalla protezione del lavoro autonomo. La nostra mediazione è lì".
Il professor Ichino sostiene che il quesito sul Jobs Act è inammissibile perché non si limita ad abolire norme, ma ne crea. Cosa ne pensa? "Non sono un fine costituzionalista, come il professore. Ma mi limito ad osservare che ci siamo mossi nell'ambito dell'articolo 75 della Costituzione. E dunque il nostro è un referendum abrogativo, non creiamo norme nuove. Se passa, non ci sarà alcun vuoto legislativo. Anzi si restituisce certezza del diritto: se il licenziamento è illegittimo, il lavoratore non può essere pagato e mandato via, ma reintegrato. In tutte le aziende sopra i 5 dipendenti, come lo Statuto dei lavoratori prevedeva per le imprese agricole".
ll ministro Poletti ha fatto capire che sarebbe meglio sciogliere le Camere, piuttosto che affrontare i vostri referendum. " Sono rispettoso di quanto deciderà la Consulta l'11 gennaio. Ma se i quesiti saranno ritenuti ammissibili, la Cgil chiederà da subito che si fissi la data per il voto. E si batterà per il quorum. Una battaglia importante che si può vincere".
Ripristinare l'articolo 18 sarebbe un passo indietro? Torneremmo al nanismo delle imprese? Gli investitori internazionali ci eviterebbero? "Indietro ci siamo già tornati con i voucher e il Jobs Act. Ora è il momento di fare passi in avanti. Reintegrare un lavoratore ingiustamente licenziato è un segno di civiltà". 
www.repubblica.it/news/altolà di Landini al Governo sui voucher 
Angelo Gentilini, da www.repubblica.it, 28 dicembre 2016.

28 dicembre 2016

I sette fratelli Cervi.

Sono passati 73 anni. Eppure i Fratelli Cervi continuano ad essere un simbolo forte dell’antifascismo e della lotta per la democrazia. Erano sette. Vennero fucilati dai fascisti il 28 dicembre del 1943 a Reggio Emilia. È dal loro sacrificio che nacque la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. 
La loro storia non va dimenticata.
Info storiche: wikipedia.org/wiki/Fratelli_Cervi

Sintesi su cos' era - La 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”-

Tre furono i principali gruppi combattenti della resistenza: le formazioni autonome, guidate da militari fedeli al governo Badoglio; le formazioni Giustizia e Libertà del partito d’azione; le formazioni guidate dai partiti tradizionali come le brigate Garibaldi costituite dal partito comunista, le brigate Matteotti, di tradizione socialista, e le brigate del popolo guidate dalla democrazia cristiana. Le brigate Garibaldi sono organizzate in compagnie e hanno un comandante e un commissario politico che si occupa dell’educazione dei giovani.

Imola: Nella zona del monte Faggiola, all’inizio di aprile 1944 Giovanni Nardi “Caio” e Luigi Tinti “Bob” con una ventina di partigiani imolesi e faentini reduci da offensive nazifasciste presso la Faggiola e il Falterona, danno vita alla 4a brigata Garibaldi, poi ribattezzata 36ª brigata Garibaldi “Bianconcini”, in onore di Alessandro Bianconcini, antifascista e partigiano fucilato il 27 gennaio del 1944. In essa confluiscono gruppi guidati da Libero Lossanti “Capitano Lorenzini”, il primo comandante della 36a, ed Ernesto Venzi “Nino”, entrambi con una dura esperienza partigiana in Veneto, e Guido Gualandi “Moro” nel ruolo di commissario. Morto Lossanti il 14 giugno, il comando viene assunto da Luigi Tinti “Bob” che lo mantiene sino alla fine. La 36a diviene una delle brigate più forti dell’Appennino tosco-emiliano e alla fine di luglio dispone di circa 1.200 uomini che operano con combattimenti quasi quotidiani nel cuore della linea gotica. La brigata in preparazione di un possibile scontro finale è poi organizzata in quattro battaglioni, il primo “Sirio” comandato da Edmondo Golinelli “Libero”; il secondo, “Ravenna” da Ivo Mazzanti; il terzo da Carlo Nicoli; il quarto da Guerrino de Giovanni. la strategia prevede che il secondo battaglione punti su Faenza; Tinti con il grosso della brigata su Imola e Guido Gualandi con il primo su Bologna. I piani non si realizzano e tra il settembre e l’ottobre del 1944 hanno luogo i più importanti combattimenti: Ca’ di Guzzo, Monte Battaglia, Santa Maria di Purocielo (2, 3). In ottobre la maggioranza dei partigiani della 36a sono smobilitati, disarmati e inviati a Firenze, in “centri di raccolta” organizzati dagli alleati. Solo il 1° battaglione “Sirio”, sotto il comando dell’8a armata britannica, continua la sua azione nel territorio e prenderà parte alla liberazione di Imola.

Angelo Gentilini, da info www.cidra.it    

27 dicembre 2016

La mostra: "La 36a Brigata Garibaldi Bianconcini".

 Da venerdì 23 dicembre, a giovedì 19 gennaio 2017, sarà possibile visitare nella sala del Cidra (Via F.lli Bandiera, 23 ad Imola) la mostra “La 36a Brigata Garibaldi Bianconcini”; curata dal Cidra, in collaborazione con l'Anpi e il contributo della Regione Emilia-Romagna.  
Gli orari di apertura sono: il martedì, giovedì, sabato, nelle ore 9/12.30; il martedì e il giovedì anche nelle ore 14/16.
"E’ ormai da tempo che non si focalizzava l’attenzione sulla lotta di liberazione nelle montagne del nostro territorio e della resistenza combattuta in generale e questo per una serie di motivi: l’attenzione che questo tema ha avuto nel passato è stata spesso accompagnata da una narrazione non priva di enfasi, più o meno accentuata a seconda del contesto politico in cui ci si trovava; la difficoltà nell’immaginario collettivo a riconoscersi tout court in quell’esperienza; la riscoperta di altre narrazioni come quella degli Internati Militari Italiani, del II Corpo d’Armata Polacco e degli eserciti liberatori a lungo sottovalutate. Nell’ultimo periodo la resistenza è stata ricordata più per i suoi residui negativi nell’immediato dopoguerra, con le note rese dei conti verso i fascisti, che hanno lasciato scorie ancora mal assorbite, che per il suo reale contributo alla liberazione del Paese e alla stesura della Carta Costituzionale. A mio avviso, i crimini vanno perseguiti, caso per caso, e questo non è il ruolo dello storico o di chi vuole impegnarsi nel raccontare le vicende di quegli anni. C’è qualcuno che ancora realmente pensa che una guerra civile combattuta tra compagni di scuola, vicini di casa, fratelli e sorelle, si possa concludere con una stretta di mano perché ne è stata sancita diplomaticamente la fine? E’ necessario uno sforzo di immedesimazione e di conoscenza del contesto storico per trarne una valutazione più verosimilmente oggettiva e basata sulle fonti. La lotta di liberazione è stata prima di tutto una lotta patriottica, per sconfiggere l’occupante tedesco, una guerra civile come ho spiegato brevemente sopra e una lotta di classe nei confronti di coloro che esercitavano il potere politico ed economico e che avevano da sempre appoggiato il regime fascista. C’era forte l’obiettivo di una palingenesi sociale, di creare nelle istituzioni e nelle comunità una radicale rottura con il passato; e se questo si è verificato in parte con la Costituzione repubblicana – anch’essa per anni in tante sue parti non applicata – non è accaduto altrettanto per quanto riguarda l’apparato burocratico e statale che ha segnato una netta continuità. Per non parlare delle mancate epurazioni e dell’amnistia di Togliatti che ha rimesso in libertà la maggior parte dei militanti della Repubblica Sociale. Se facciamo la storia basandoci sui numeri ne risulta una tesi completamente distorta rispetto a quella che si ottiene incrociando le diverse fonti a disposizione, dalle testimonianze orali, ai documenti d’archivio. Il giudizio sugli Alleati e, nel nostro caso sui polacchi, non è inficiato dalle morti civili avvenute per i bombardamenti o dai ripetuti reati commessi dagli eserciti liberatori nei mesi in cui rimasero nelle nostre zone con, per giunta, la responsabilità di garantirne l’ordine. E così deve valere anche per il movimento partigiano, nato nelle nostre città dall’unione tra l’esperienza di alcuni antifascisti con alle spalle anni di confino e di carcere e l’attivismo e la freschezza di giovanissimi renitenti o disertori alla leva nazifascista. Tra mille difficoltà di ordine logistico e dall’inesperienza al combattimento dei primi tempi, i partigiani hanno occupato un proprio ruolo, riconosciuto dalle popolazioni montanare, dagli Alleati e dall’esercito tedesco che, nonostante avesse una superiorità enorme negli armamenti, ne temeva le azioni di guerriglia. Oltre alle epiche battaglie come quelle di Cà di Guzzo, Monte Battaglia, Purocielo, i partigiani sono riusciti nell’intento di ridare speranza ad un popolo sull’orlo del collasso, materiale e psicologico. L’azione militare si è ben presto trasformata in un’etica del lavoro che ha permesso la ricostruzione delle nostre città in tempi rapidissimi. E salvo sporadici casi, gli uomini della resistenza, hanno aiutato le masse ad avvicinarsi alle istituzioni ed alla vita democratica, sconosciuta ai più. Questa mostra vuole rendere omaggio non ad eroi, ma a uomini e donne che hanno messo in gioco la propria vita per un futuro migliore.” (Marco Orazi, Cidra Imola)
Angelo Gentilini, da www.cidra.it 

26 dicembre 2016

Fino a 18 anni la bici era sole, divertimento, libertà.

Chris Froome, sabato 24 dicembre, ha rilasciato una lunga intervista al popolare quotidiano sportivo "La Gazzetta dello Sport", in cui ha parlato del figlio, giri a tappe, classiche, avversari, allenamenti, salite, ecc..ecc. 
Sotto riporto un breve e significativo passaggio dell'intervista. 
Chris dove vuole arrivare? 
"Voglio correre altri 5-6 anni ad alti livelli. Sono arrivato tardi al ciclismo, posso restare ai vertici più a lungo. Ho solo 9 stagioni da prò nelle gambe, mi sento ancora giovane. Finché non sarò fisicamente distrutto, e avrò motivazioni, andrò avanti. Per me fino a 18 anni la bici era sole, divertimento, libertà... E' stata la mia fortuna."
Quindi pensa che l'attività giovanile come è concepita oggi sia sbagliata?
"Al cento per cento. I giovani sono troppo stressati, invece che divertirsi sono già dei prò. Poi quando passano non riescono a fare il necessario salto di qualità."     
Clicca il link per leggere tutta l'intervista: www.pressreader.com/la-gazzetta-dello-sport
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Considerato il mio vissuto come Direttore Sportivo Allenatore di ciclismo ho letto con grande interesse tutta l'intervista e sono rimasto favorevolmente colpito dalle opinioni riportate sopra da Chris Froome. In pratica certifica quanto io ho da sempre sostenuto. Il corridore "sul serio" si deve iniziare a fare dalla categoria Juniores e cioè dai 17/18 anni. Prima il ragazzo/atleta deve curare la destrezza tecnica motoria, anche praticando altre attività sportive, e correre in bici senza eccessive pressioni individuali, cosa che invece si materializza e si evidenzia in tanti casi già dalle categorie giovanili (9/10 anni) e via, via, negli esordienti e allievi. Vincere molto nelle categorie giovanili non è sempre un sinonimo e una sicurezza di avere più talento degli altri. Il ciclismo su strada è uno sport in cui serve, nello specifico, molta forza e resistenza e questa accresce piano, piano, anno dopo anno, con tanto lavoro progressivo negli allenamenti su strada e in palestra nei periodi invernali, oltre ad una grande disciplina di vita, a partire dalla qualità e cultura dell'alimentazione.   
Angelo Gentilini 

25 dicembre 2016

La sintesi storica-sociale della Festa di Natale!!!

Il Natale, che si celebra ogni anno il 25 dicembre, è una festa in cui si ricorda la nascita di Gesù, ma anche prima che i cristiani la istituissero molte culture organizzavano delle celebrazioni in questo periodo. Non si sa con esattezza da quanto tempo i cristiani festeggino il Natale, ma si sa che lo fanno almeno dal 336 d.C., come è indicato nel Cronografo del 354, una specie di calendario che è il primo documento a contenere un riferimento al Natale. Nessuno dei Vangeli suggerisce in quale mese dell’anno potrebbe essere nato Gesù e nemmeno l’anno è nominato, tanto che quello che consideriamo l’anno 1 è l’anno 1 solo perché un monaco di nome Dionigi il Piccolo stimò male la sua data di nascita. Per secoli i primi cristiani proposero varie date in cui secondo loro poteva essere nato, tra cui il 18 novembre, il 28 marzo e il 20 maggio. 
Il 25 dicembre è stato infine scelto non perché i cristiani del quarto secolo pensassero che fosse nato in quel giorno, ma per “cristianizzare” le feste pagane che si celebravano nell’Impero Romano alla fine di dicembre, i Saturnali e la festa del cosiddetto “Sole Invitto”.
Cos’erano i Saturnali, cioè il Natale prima del Natale
I Saturnali, Saturnalia in latino, si celebravano dal 17 al 23 dicembre in onore del dio Saturno, il corrispettivo del greco Crono. Come nelle antiche feste che nel tempo si sono trasformate nel Carnevale, durante i Saturnali le comuni regole sociali venivano invertite: tra le altre cose capitava che i padroni servissero a tavola i loro schiavi. Come molte persone oggi pensano che il Natale sia il giorno più bello dell’anno, così pensava il poeta Catullo del 17 dicembre. Molte tradizioni dei Saturnali si sono trasmesse al Natale cristiano, tra queste lo scambio dei regali, che avveniva il 19 dicembre, cioè il Sigillaria: si donavano e si ricevevano cose semplici, simboliche, dato che scambiare oggetti di valore sarebbe stato contrario allo spirito della festa. Ai bambini venivano regalate statuette di pasta dolce – i sigilla – a forma di bambole e animali. Dalla fine del terzo secolo il calendario civile romano indicava come solstizio d’inverno il 25 dicembre....... Leggi tutto per approfondire: www.ilpost.it/2016/12/25/natale 
Angelo Gentilini, da www.ilpost.it

24 dicembre 2016

Lo Spi Cgil augura *Buone Feste a tutti!*

Per un anno intero abbiamo lavorato intensamente, portando a casa importanti risultati. Sul lavoro e sulle pensioni bisogna fare ancora molto. Noi ci siamo. E ci saremo. Per stare accanto ad anziani e pensionati. Accanto alle popolazioni colpite dal terremoto del Centro Italia. A tutti voi vanno i nostri auguri. Per un 2017 migliore. Noi ce la metteremo tutta, come sempre. (Spi Cgil Nazionale)
Angelo Gentilini, da www.facebook.com/SindacatoPensionatiCGIL 

"Vitello tonnato" la ricetta del mese LiberEtà.

Ideale da preparare il giorno prima e da consumare come antipasto o come secondo piatto durante un cenone o il pranzo di Natale.
Ingredienti (per 6 persone)
• 800 g di girello di vitella • sei acciughe sott’olio • 100 g di tonno • un cucchiaio di capperi • un bicchiere di vino bianco • una cipolla • una carota • un dado da brodo • olio extravergine di oliva • sale q.b.
Preparazione • In un tegame mettete un po’ di olio, carota e cipolla a pezzetti. Soffriggete fino a quando la cipolla sarà imbiondita quindi aggiungete la carne e fatela rosolare su tutti i lati. Poi sfumate a fuoco alto con il vino facendo evaporare la parte alcolica. • Aggiungete un bicchiere d’acqua fredda, il dado e il sale. Coprite il tegame e fate cuocere a fiamma bassa per circa un’ora e mezza, controllando che la carne non si asciughi troppo. Nel caso fosse necessario aggiungete altra acqua. • Una volta ultimata la cottura, lasciate raffreddare la carne. • Preparate la salsa frullando insieme il tonno, i capperi, le acciughe e un cucchiaio di olio con un frullatore a immersione. Se il composto dovesse risultare troppo denso, aggiungete qualche cucchiaio del fondo di cottura della carne, con qualche goccia di limone. • Tagliate la carne a fettine molto sottili, adagiatela su un vassoio e ricopritela con la salsa tonnata. Per ottenere fette perfette lasciate raffreddare bene in frigo la carne. • Prima di servirlo, guarnite il vitello tonnato con qualche cappero intero e qualche fettina di limone. www.libereta.it/vitello-tonnato
Angelo Gentilini, da www.libereta.it 

23 dicembre 2016

22 dicembre 2016

Jobs act, il grande inganno, di Alberto Piccinini.

"Esattamente due anni fa (dicembre 2014) veniva alla luce il progetto di riforma del lavoro del governo Renzi, che si sarebbe poi sviluppato, nel corso del 2015, attraverso otto decreti legislativi che hanno innovato e regolamentato la materia. Uno degli interventi più noti e incisivi è stato senza dubbio quello in materia di licenziamenti, perché è riuscito a realizzare il “sogno” (della destra e del padronato) di eliminare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, quantomeno per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del Dlgs. n. 23/2015: i licenziamenti illegittimi e ingiustificati dei “neo-assunti” (con, praticamente, la sola eccezione dei licenziamenti discriminatori), anche se ritenuti tali dal giudice, non vengono sanzionati con la reintegrazione nel posto di lavoro, ma solo da un modesto indennizzo, proporzionato agli anni di lavoro. Tale maggiore flessibilità in uscita ci è stata presentata come rispondente a una duplice esigenza: quella di incentivare gli investimenti, specie stranieri, e quella di rendere più appetibile per il datori di lavoro l’assunzione a tempo indeterminato, con i nuovi contratti “a tutele crescenti”. Un primo inganno lessicale che i promotori della riforma hanno ampiamente usato nella propaganda delle nuove disposizioni sta nell’affermare che in tal modo si è voluto favorire il “lavoro stabile” rispetto a forme di lavoro più precarie. Purtroppo il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti è tutto meno che stabile, e persino l’aggettivo “indeterminato” perde di senso, a fronte di un rapporto di lavoro che può essere agevolmente risolto (e a poco prezzo) senza giusta causa o giustificato motivo. In altre parole si è combattuta la precarietà precarizzando il rapporto a tempo indeterminato....." 
Leggi tutto: www.ilfattoquotidiano.it/jobs-act-il-grande-inganno 
Alberto Piccinini: "Sono avvocato giuslavorista a Bologna e svolgo la professione dalla parte dei lavoratori. Ho scritto svariati articoli in riviste specializzate di diritto del lavoro, oltre a qualche libro in materia di licenziamenti individuali e collettivi e di comportamento antisindacale. Ho anche pubblicato un paio di romanzi e una raccolta di racconti." 
Angelo Gentilini, da www.ilfattoquotidiano.it

21 dicembre 2016

Il voto metalmeccanico per il nuovo Contratto Collettivo Nazionale.

Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici dopo un lungo periodo, esattamente dal 2008, hanno la possibilità di votare con il referendum il loro nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro. L'intesa infatti prevede nel capitolo: "percorso di validazione dell'accordo" che "l'intesa si intende validata se la maggioranza semplice delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti si esprimerà a favore", e ancora "successivamente nel caso di esito positivo della consultazione si procederà alla sottoscrizione dell'accordo formale". Non si tratta di una dichiarazione o di un impegno sindacale, della cosiddetta e tradizionale firma con riserva (che vuole dire che le organizzazioni sindacali si riservano di svolgere una consultazione) ma è parte integrante dell'accordo condiviso dalla Federmeccanica che prevede inoltre che: "le direzioni aziendali mettono a disposizione delle commissioni elettorali l'elenco dei dipendenti aventi diritto al voto nelle singole unità produttive e quanto necessario a consentire il corretto svolgimento della consultazione e del voto". E ancora: "Le organizzazioni sindacali territoriali unitariamente invieranno alle associazioni territoriali datoriali l'elenco delle imprese coinvolte dalla consultazione con l'obiettivo di coinvolgere tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori oggetto della presente intesa". In sostanza la Federmeccanica sottoscrive che l'accordo è valido se viene sostenuto dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori con il referendum. Qualcuno dirà che questa è una questione di metodo perché quello che conta è il merito. Una enorme stupidaggine che e stata ampiamente utilizzata nel corso di questi ultimi decenni per cancellare i diritti dei lavoratori. Lo sanno bene i metalmeccanici e la Fiom, perché la storia degli accordi separati nasce proprio dalla negazione della democrazia, dalla legittimazione da parte della Federmeccanica e della Confindustria di accordi con alcune organizzazioni sindacali senza alcuna consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati. Non c'è dubbio che il testo che ho prima richiamato è un viatico importante perché definisce le condizioni decisive per ragionare sul futuro della contrattazione e del sindacato. Lo testimonia la stessa dinamica del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. La trattativa si è svolta in presenza di due piattaforme sindacali, quella della Fiom e quella di Fim e Uilm. Non solo, ma va tenuto presente, che nella categoria dei metalmeccanici esiste un altro contratto separato, quello della FCA dove i minimi contrattuali sono congelati e il sistema è tutto fondato sugli aspetti premiali definiti dall'azienda. In questo contesto era evidente il rischio di replicare un film già visto e conosciuto anche nella mia esperienza sindacale come segretario della Fiom. In occasione del primo incontro, la controparte dichiara che considera compatibile la piattaforma di Fim e Uilm mentre la piattaforma Fiom è fuori dal perimetro negoziale. È quello che è successo nel 2002 e successivamente nel 2009 a seguito dell'accordo separato tra Cisl UIL e Confindustria sulla struttura contrattuale. È quello che si è ripetuto nel corso degli ultimi due rinnovi contrattuali con l'aggravante della vicenda FCA. La Federmeccanica non ha dato corso allo stesso atteggiamento dall'esito scontato, perché nonostante tutto quello che è successo per aggredire la Fiom, l'esito delle elezioni delle RSU, ne hanno confermato il consenso e la forza. Federmeccanica non ha scelto una piattaforma sindacale ma ha presentato un proprio documento-piattaforma assolutamente non accettabile ma che nello stesso tempo forniva un terreno negoziale comune per tutte le organizzazioni sindacali. Questo è stato il passaggio decisivo che giustamente la Fiom ha colto, credo consapevole della difficoltà che avrebbe comportato perché il padrone non ti regalano niente. Il documento-piattaforma della Federmeccanica aveva un obiettivo preciso, quello del superamento del contratto nazionale e che sostituiva i minimi contrattuali con il "salario di garanzia" e delegava tutto alla contrattazione aziendale. Un percorso simile a quello di FCA dove i minimi contrattuali sono significativamente inferiori a quelli del contratto nazionale. Questo è stato l'oggetto del contendere, il significato generale di quella trattativa. L'intesa, grazie alla riuscita degli scioperi e delle manifestazioni unitarie, conferma il ruolo del contratto nazionale con l'aumento dei minimi contrattuali legati all'aumento dell'inflazione e supera la logica degli accordi separati. Non è un caso che questa parte dell'accordo sia preceduta dalla dizione "in via sperimentale e per la vigenza del presente contratto collettivo nazionale di lavoro". Ho richiamato questi aspetti dell'intesa che ovviamente interviene su una molteplicità di questioni dalla formazione ai congedi parentali, con significativi miglioramenti. L'aumento della contribuzione da parte delle aziende al sistema di Welfare contrattuale, dalle pensioni alla sanità, assume il significato di estendere a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori della categoria, una pratica contrattuale aziendale diffusa nelle medie e grandi imprese. Sono queste le ragioni che mi portano a valutare positivamente l'accordo considerandolo una fase di passaggio nel costruire le condizioni per ragionare sul rilancio del ruolo dei contratti nazionali. (Gianni Rinaldini, dicembre 2016)
Angelo Gentilini

20 dicembre 2016

Imola, Mordano... quale "buona scuola"???

Riorganizzazione Istituti Comprensivi di Imola e Mordano: Mercoledì 14 dicembre si è tenuta un'assemblea sindacale molto partecipata del personale degli Istituti Comprensivi di Imola in merito alla riorganizzazione degli stessi. La scelta effettuata dalle due Amministrazioni comunali ha aspetti positivi e negativi: l'assemblea ne ha sottolineato numerose e diverse problematiche che si verranno a creare per effetto di procedure che hanno tempistiche molto lunghe, dettate dal Ministero dell'Istruzione e che si scontrano con i tempi molto brevi di questa rivisitazione degli Istituti Comprensivi. Infatti, il contratto nazionale sulla mobilità del personale della scuola per l'anno scolastico 2017/18, che disciplina anche i dimensionamenti (riorganizzazioni), è ancora in alto mare per effetto di quanto stabilito nella L. 107 “la Buona Scuola” che assegna il personale agli ambiti territoriali e non negli istituti. In assemblea, Americo Campanari della Flc Cgil nazionale ha chiarito cosa potrebbe accadere se venissero mantenute le norme attuali. Condizione essenziale è che il numero del personale rimanga lo stesso degli anni precedenti e non vi siano quindi esuberi durante le assegnazioni, come richiesto dalla Flc Cgil di Imola in sede di incontro e confermato dall'Amministrazione comunale. Con le assegnazioni agli ambiti territoriali e la normativa che è in fase di definizione, tutto diventa nebuloso. Alcuni scenari che si potranno verificare sono lo spostamento di personale che potrebbe “scegliere” di seguire il proprio plesso in un altro istituto comprensivo oppure rimanere nell'istituto di appartenenza ma con bambini che arrivano da un'altra scuola. Comunque, per garantire le assegnazioni del personale alle scuole, dovranno essere stilate delle graduatorie, dalle quali verificare la possibilità di rimanere nell'istituto o di entrare in uno diverso. Una situazione particolare accade nel Comprensivo 3 dove, con la soppressione dell'Istituto, il personale ha la sola scelta in uscita. Molti sono i dubbi rispetto alle assegnazioni dei collaboratori scolastici e del personale Amministrativo in relazione alla sede amministrativa del “nuovo” IC 1 che ancora non sappiamo in quale plesso sarà ubicata. Come organizzazione sindacale siamo molto preoccupati da quanto emerso in assemblea e saremo vicini a quanti ne subiranno le ripercussioni, ovviamente al personale (docenti, amministrativi e collaboratori scolastici) ma anche alle famiglie che anche in questo anno scolastico potrebbero non solo trovare assegnati i propri figli a istituti diversi ma anche con docenti nuovi, precludendo la continuità didattica. Negli ultimi due anni per effetto della “Buona Scuola” le assegnazioni sono state fatte molto in ritardo e la disorganizzazione, che viene dall'alto e cioè dal Ministero, si è fatta sentire nei primi tre/quattro mesi di ogni inizio anno scolastico, creando disagi alle scuole e alle famiglie. Chiediamo perciò all'Amministrazione comunale di tenere in considerazione questo aspetto che potrebbe andare ad incidere ulteriormente nella qualità delle nostre scuole, rallentando il percorso fin qui elaborato solamente all'interno degli istituti e di condividerlo invece con tutta la comunità, in un confronto aperto alle famiglie e ai lavoratori con la presenza delle due Amministrazioni comunali e dell'Ufficio Scolastico. Non da meno è l'elaborazione del nuovo stradario che mette ancora di più in confusione i genitori rispetto alle scelte delle scuole per i propri figli. Anche in questo caso, sebbene la normativa espliciti che è prerogativa degli Enti locali definire tale organizzazione, chiediamo che la stessa venga condivisa con le famiglie e con le organizzazioni sindacali.(Mirella Collina Cgil e Alessandra Loreti Flc-Cgil Imola)
Angelo Gentilini, da info Cgil Imola.

19 dicembre 2016

Scienza, ricerca... e l'invecchiamento reversibile!!!

Topi anziani sono stati ringiovaniti e la loro vita è stata allungata del 30% riprogrammando le loro cellule. La stessa tecnica ha dimostrato di funzionare anche su cellule umane in provetta. È la prima volta che si dimostra che il processo di invecchiamento non ha un'unica direzione e che non è irreversibile. Pubblicato sulla rivista Cell, il risultato si deve al gruppo coordinato da Juan Carlos Izpisua Belmonte, dell'Istituto Salk per gli Studi Biologici a La Jolla, in California. ''Dimostriamo - ha detto Belmonte - che il processo di invecchiamento potrebbe essere invertito''.
Riprogrammazione parziale: Nell'esperimento i ricercatori hanno utilizzato una versione 'ridotta' della tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka per far tornare 'bambine' le cellule adulte e basata su un cocktail di 4 geni, chiamati Oct-3/4, Sox2, c-Myc, e Klf4. Le cellule così ottenute sono pluripotenti, ossia capaci di seguire diverse direzioni nello sviluppo, e vengono cchiamate Cellule staminali plupotenti indotte (Ips). Finora adottata solo su cellule, questa tecnica prevede che le cellule adulte siano immerse nel cocktail di geni per circa tre settimane. Per applicarla su animali vivi il gruppo di Belmonte ha deciso di prendere una 'scorciatoia', abbreviando i tempi da tre settimane a soli quattro giorni. I rischi: L'obiettivo non era infatti riportare le cellule dei topi anziani ad essere nuovamente bambine, ma farle ringiovanire appena un po': quanto basta per garantire una buona salute. Un'impresa non facile, considerando che uno dei rischi maggiori di questa stimolazione delle cellule in animali vivi è la formazione di tumori. Per questo motivo il gruppo californiano ha integrato il cocktail di geni con un antibiotico a largo spettro, nella giusta quantità per impedire la formazione di tumori senza altri effetti collaterali. I test delle cellule: Il primo passo è stato sperimentare la tecnica su colture di cellule umane e di topo e tutte sono 'ringiovanite', nel senso che le disfunzioni molecolari associate all'età si sono ridotte. Incoraggiati da questo risultato, i ricercatori hanno applicato la stessa tecnica in topi vivi, utilizzati come modello dell'invecchiamento precoce. Gli animali erano stati infatti modificati in modo da avere una malattia genetica rara chiamata progeria. E quelli sui topi anziani: Nei topi anziani è stato iniettato quindi il cocktail di geni in modo da far regredire le cellule nel tempo, ma in modo parziale, più l'antibiotico. I ricercatori hanno osservato così che negli animali sono migliorate le condizioni di cuore e sistema vascolare, così come quelle di pancreas e muscoli. Non sono comparsi tumori e in generale la loro vita si è allungata del 30%, ossia da una media di 18 mesi a 24 mesi. Ancora molto tempo per i test sull'uomo: Nonostante il successo, il passo verso un'eventuale sperimentazione di questa tecnica nell'uomo non sarà breve. ''I topi non sono esseri umani e sappiamo che sarà molto più complesso ringiovanire una persona'', ha rilevato Belmonte. ''Ma lo studio  - ha concluso - dimostra che, a differenza di quanto si riteneva finora - l'invecchiamento è un processo 'plastico', sul quale si può intervenire".
Angelo Gentilini, da info 16/12/2016www.ansa.it/scienza/invecchiamento-reversibile 

18 dicembre 2016

L'intervista a Pedretti, segretario Spi Cgil.

Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, a proposito dei vostri referendum abrogativi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha detto che il Jobs act funziona e quindi non va cambiato. 
«Beh, funziona solo in quanto sta allargando il precariato. In più si sta assistendo ad un aumento dei licenziamenti, soprattutto senza giusta causa. Io penso invece che il governo, dopo l'esito del referendum costituzionale dovrebbe ascoltare i giovani che difatti hanno votato in massa "No". Giovani che soprattutto al Sud hanno meno diritti, meno salario e sono lasciati soli in rapporto ai datori di lavoro».  
Nel Pd però ci sono posizioni più articolate anche da parte di chi ha appoggiato Renzi e ha votato Si al referendum costituzionale. Cesare Damiano e il ministro Andrea Orlando chiedono un confronto con i sindacati per modificare le leggi che chiedete di cambiare, anche quelle sull'articolo 18. Crede che faranno breccia?  
«Io reputo questo nuovo governo totalmente legittimo. E allora penso che debba rispondere ai bisogni reali del Paese. Per farlo dovrebbe aprire un confronto come ha fatto con successo sul tema delle pensioni. Se facesse così sarebbe un governo forte con al centro un Pd forte perché in politica riconoscere gli errori è un segno di forza, non di debolezza».  
Invece molti chiedono di andare alle elezioni entro aprile anche per evitare i referendum della Cgil, facendoli slittare alla primavera 2018.  
«Sarebbe la risposta più debole che la politica può dare ai milioni di persone che hanno frenato i nostri quesiti chiedendo al Parlamento di modificare le leggi su voucher, responsabilità solidale negli appalti e reintegra in caso di licenziamenti illegittimi. Mi chiedo: possono essere i voucher lo strumento di lavoro nel futuro? Vogliamo innovare il Paese mandando i giovani dal tabaccaio ad acquistarli? Vogliamo che il futuro sia una riduzione costante delle retribuzioni in un sistema che mette i lavoratori sotto ricatto? Non posso credere che un partito che si dice di sinistra sostenga queste posizioni. In questo caso quando si voterà i nodi verranno al pettine. E sarà il secondo giro di ciò che è accaduto il 4 dicembre».  
Pensa che in quel caso si riproporrebbe la cosiddetta "accozzaglia" anti Renzi?  
«Se il governo mantiene l'idea di autosufficienza e non risponde all'esito del referendum costituzione è evidente che lo schema si riproporrà. Io vorrei evitare la strumentalità della destra che appoggia quesiti proposti dalla Cgil. Ma non posso farlo da solo, tocca al governo ascoltarci». Sacconi e Ichino sostengono che il quesito sull'articolo 18 sia inammissibile perché crea una nuova normativa che allarga il diritto alla reintegra anche nelle aziende con 5 dipendenti e non fino a 15 come nel vecchio Statuto dei lavoratori.  «Questo non lo giudicherà né Sacconi, né Ichino, né io. Lo giudicherà la Corte Costituzionale l'll gennaio. Sacconi e Ichino in quanto parlamentari devono invece rispondere a quei milioni di lavoratori che chiedono conto dei diritti persi e dei licenziamenti in aumento».  
Lei al Direttivo dello Spi ha proposto una mobilitazione. Con quale motivazione?  
«Ho proposto una mobilitazione per fine gennaio o inizio febbraio a sostegno delle ragioni dei referendum chiedendo alla politica di rispondere anche sul -la seconda fase della trattativa sulle pensioni e sull'aumento della precarietà e della disoccupazione. In più chiedo agli imprenditori: volete continuare a pensare lo sviluppo solo come riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori?».  
La via referendaria in Cgil l'avete decisa a fine 2014 non senza discussioni. Era il momento in cui Renzi era più forte e il sindacato più debole. Due anni dopo le posizioni sembrano ribaltate. Come è potuto succedere?  
«È accaduto perché si è distolta l'attenzione ai problemi reali del Paese. Chi ha governato ha pensato di essere autosufficiente nel ruolo dell'innovatore senza mediazioni. Ma per tenere assieme il Paese serve dialogo sociale. Ai cittadini italiani non va più bene l'uomo solo al comando. Renzi è ancora in tempo per capirlo, ma deve fare in fretta, cambiando strada, ascoltando il disagio sociale». (17 dicembre 2016, Massimo Franchi, L' Unità)
Angelo Gentilini, da info www.spi.cgil.it 

17 dicembre 2016

Saldo pensioni il 3 gennaio 2017.

Secondo quanto comunica l'Inps il prossimo mese le pensioni saranno pagate il 3 gennaio. L'Inps informa inoltre che dall'anno 2017, secondo quanto previsto dalla legge, i trattamenti pensionistici, gli assegni,le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'Inail sono messi in pagamento il secondo giorno bancabile di ciascun mese. Stiamo provando a fare in modo che in futuro il pagamento avvenga il primo giorno bancabile. Per farlo però è necessario modificare la legge.

16 dicembre 2016

Per evitare i referendum, si correggano gli errori.

"C'è un solo modo per evitare che i tre referendum della Cgil sul Jobs Act, voucher e appalti diventino quella bomba ad orologeria che oggi tanto preoccupa parte della politica. Si intervenga a livello legislativo e si correggano gli errori di quelle misure. Mi auguro che prevalga il buon senso e che la politica per una volta dia dimostrazione di saper ascoltare i bisogni del paese. Sarebbe un bene per tutti. Diversamente bisognerà andare al voto su quei quesiti dando così la possibilità ai cittadini di esprimersi". 
Lo ha scritto il Segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti su Facebook intervenendo sulla possibilità di arrivare in primavera ad un voto sui referendum proposti dalla Cgil e per cui nei mesi scorsi sono state raccolte oltre 3 milioni di firme in tutta Italia.
Il prossimo 11 gennaio infatti la Consulta dovrà esprimersi sull'ammissibilità dei quesiti. Qualora dovesse dare un responso positivo il governo, come previsto dalla legge, avrebbe tempo 60 giorni per indicare la data del referendum.
Ma che cosa prevedono nello specifico i tre quesiti? Lo spieghiamo in breve e in modo semplice: 

Con il primo quesito si richiede l'abolizione dei voucher, un tempo individuati quali strumento di regolarizzazione delle piccole mansioni pagate in nero ma ormai usati in maniera flessibile ed illegittima. Il secondo quesito affronta invece il tema dei licenziamenti, così come sono stati normati dal Jobs Act. Si richiede quindi il reintegro del lavoratore oggetto di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendo questo meccanismo anche per le aziende che hanno fino a 5 dipendenti (e non più 15 come era prima). Infine il terzo quesito sugli appalti. In questo caso si richiede l'abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti, assicurando così la tutela dell'occupazione dei lavoratori nei casi di cambio d'appalto, contrastando pratiche di concorrenza sleale tra le aziende e rendendo il sistema di responsabilità solidale omogeneo e applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto di lavoro.

15 dicembre 2016

Alternanza generazionale alla Ducati Motor.

Accordo per l'alternanza generale alla Ducati Motor, l'azienda nota per un sistema molto avanzato di relazioni sindacali. Grazie all'accordo firmato da Rsu e Fim, Fiom e Uilm di Bologna con la direzione aziendale, parte un progetto già previsto nel contratto aziendale del 4 marzo 2015. In sintesi il percorso di alternanza generazionale darà l’opportunità ai lavoratori e alle lavoratrici della Ducati, che lo richiedano e che sono prossimi alla pensione (che cioè raggiungano i requisiti pensionistici in un periodo non superiore a 30 mesi da oggi), di uscire anticipatamente dall’azienda ricevendo un trattamento economico complessivo fino alla pensione almeno pari all’80% della retribuzione netta percepita al momento dell’uscita (quindi paragonabile a quanto sarà l’assegno pensionistico). Nell’accordo è stato previsto un numero ipotizzabile in 30 lavoratrici e lavoratori potenzialmente coinvolti. Al contempo, per ciascun lavoratore che aderisce al percorso di alternanza generazionale, Ducati si impegna ad inserire in azienda, in tempi definiti, lavoratori giovani (con contratto di apprendistato) e/o a stabilizzare a full time lavoratori in produzione al momento assunti a tempo indeterminato a part-time verticale. Di conseguenza, in attuazione dei sistemi condivisi negli accordi aziendali Ducati, verranno stabilizzati a tempo indeterminato part-time verticale un pari numero di lavoratori stagionali........... 
Leggi tutto: www.rassegna.it/ducati-motor-parte-lalternanza-generazionale 
Angelo Gentilini, da www.rassegna.it

14 dicembre 2016

Emergenza Aleppo.

"Non ho mai avuto così tanta paura come ora. Scontri e bombardamenti non si sono fermati ieri notte. 100mila persone moriranno… non so cosa dobbiamo fare perché il mondo ci aiuti… non ho paura della morte, ma dell’esercito, mi arresteranno quando arriveranno."  
Questo è il messaggio mandato stamattina (13 dicembre 2016) a un membro del team di Avaaz da un suo amico, da Aleppo. L’ONU afferma che nella città siriana i civili stanno venendo “uccisi sul posto” mentre 100mila persone cercano di scappare dalla città. C’è un piano di evacuazione dell’ONU per portarli in salvo ad appena 4 km, ma prima che possano muoversi i bombardamenti devono cessare. L’Italia può contribuire a far smettere i bombardamenti e permettere l’evacuazione dei civili. Il nuovo capo del governo Paolo Gentiloni fino a ieri era Ministro degli esteri, conosce la situazione e ha tenuto i rapporti del nostro paese con la Russia. 
Continuiamo a ricevere messaggi disperati da Aleppo ma nelle prossime 24 ore internet potrebbe venire bloccato, e a quel punto non sapremo più niente, le famiglie rimarranno sole, pronte per essere accerchiate, arrestate, torturate, o perfino giustiziate sul posto. Scrivi al nuovo capo del governo, facciamogli capire che i cittadini italiani vogliono che agisca subito. Bastano 5 minuti, tutti assieme possiamo fargli sentire la pressione dell’opinione pubblica per Aleppo. Personalizza il tuo messaggio richiedendo che si faccia subito il possibile per: Ottenere un cessate il fuoco immediato; Permettere l’evacuazione dei civili da Aleppo facendo smettere i bombardamenti. https://www.facebook.com/paologentiloni/ 
Angelo Gentilini, da www.avaaz.org 

12 dicembre 2016

"Bella Ciao" è la giusta memoria di Giacomo Matteotti.

**Imola,10 dicembre 2016** Oltre una cinquantina di persone, radunate di fronte alla biblioteca comunale, verso le 16 del 10 dicembre, hanno marciato in corteo fino a piazza Matteotti per impedire che fosse toccata dai neofascisti di Forza Nuova che comunque le forze dell'ordine avevano già dirottato e scortato in piazza Mirri per impedire qualsiasi scontro. Infatti, le due piazze non si sono date battaglia grazie anche al forte dispiegamento di polizia e carabinieri. In piazza Mirri, una trentina di persone ha coniato slogan soprattutto su "L'Italia agli italiani", mentre in piazza Matteotti il colore nettamente predominate per oltre un'ora è stato il rosso delle bandiere di Rifondazione comunista, Partito comunista e dello striscione di ImolAntifascista "Nessuno spazio ai fascisti" con slogan quali "Fuori i fascisti dalle città" e "Fuori i fascisti dalla storia" oltre alla sempre emozionante "Bella Ciao". Era presente anche una delegazione dell'Anpi con il presidente Bruno Solaroli e Gabrio Salieri. Nella piazza grande dedicata a un antifascista coraggioso quale fu Giacomo Matteotti, molti hanno reso omaggio alla medaglia d'oro conferita a Imola per la Resistenza. (www.leggilanotizia.it)
**Imola, 9 dicembre 2016** L'arrivo imminente in città di formazioni neofasciste come Forza Nuova,
per di più in piazza Matteotti suscita una forte reazione contraria. L'Anpi esprime indignazione e protesta contro l'autorizzazione concessa dalla Questura ad un presidio dei fascisti di Forza Nuova in Piazza Matteotti, per sabato 10 dicembre alle 16. "Si tratta di un provvedimento contro la Costituzione che vieta riorganizzazione e propaganda fascista e neofascista,contro la Città di Imola Medaglia d'Oro al Valor Militare per attivita' partigiane - sottolinea il presidente Bruno Solaroli - contro la mozione approvata a larga maggioranza dal consiglio comunale ai fini di impedire la concessione di spazi pubblici a forze neofasciste , che ignora il rischio del manifestarsi di problemi di ordine pubblico. Si tratta di Piazza Matteotti (Antifascista barbaramente trucidato dai fascisti), nel cuore della città, di sabato pomeriggio intensamente frequentata e in genere piena di iniziative. Inoltre le manifestazioni neofasciste non solo sono rifiutate dalla stragrande maggioranza dei cittadini, ma tendono a generare anche reazioni conflittuali. Pertanto l'Anpi chiede che l'autorizzazione sia ritirata o almeno sia negata piazza Matteotti per uno spazio fuori del centro storico come in genere e' successo fino a oggi. A questo fine fa appello alla sensibilità del sindaco Daniele Manca anche per tutelare ordine democratico e tranquillità per gli imolesi e la città". L'Anpi invita democratici e cittadini a isolare questa nuova provocazione di Forza Nuova. Con un isolamento politico e fisico. Lasciamoli soli e nella responsabilità delle forze dell'ordine che devono continuare ad essere coerenti con Costituzione e storia democratica e antifascista di Imola. (www.leggilanotizia.it)
**Giacomo Matteotti** (Fratta Polesine, 22 maggio 1885  Roma, 10 giugno 1924) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista ItalianoMatteotti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919, in rappresentanza della circoscrizione Ferrara-Rovigo. Fu rieletto nel 1921 e nel 1924, e veniva soprannominato Tempesta dai suoi compagni di partito per il suo carattere battagliero ed intransigente. Dopo i fatti del dicembre 1920 a Ferrara divenne il nuovo segretario della Camera del Lavoro cittadina, e questo produsse un rinnovato impegno nella sua lotta antifascista. Fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, probabilmente per volontà di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati - dopo quello sui brogli del 30 maggio - in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del duce. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo... Per più info clicca il link: wikipedia.org/wiki/Giacomo_Matteotti 
Angelo Gentilini, da www.leggilanotizia.it /// wikipedia.org