30 giugno 2011

«Presidente, faccia finire quest'ingiustizia»

Ecco il testo dell'appello a Napolitano degli operai della Thyssen Krupp di Torino che si sono costituiti parte civile al processo contro l'azienda e non trovano più un posto. E il 30 giugno perdono la Cig, la cassa integrazione.
A. G.

Caro Presidente Napolitano,

chi Le scrive sono i Lavoratori in cassa integrazione della ThyssenKrupp di Torino, in gran parte costituitisi, per la prima volta in Italia, come Parte Civile nel processo contro la Multinazionale Tedesca per il rogo del 6 dicembre 2007 in cui morirono, in nome del profitto, 7 amici e compagni di lavoro: A. Schiavone, B. Santino, R. Scola, A. Laurino, R. Marzo, R. Rodinò e G. Demasi.

Abbiamo dovuto portare avanti con coraggio e determinazione una giusta battaglia civile e processuale per il riconoscimento della verità e della giustizia affinché le nostre giuste rivendicazioni fossero riconosciute: la Corte d’Assise di Torino, per la prima volta in Italia, ha ammesso la fattispecie di omicidio volontario in un caso di morti sul lavoro.

La sentenza di primo grado, grazie alla presenza dei lavoratori ThyssenKrupp costituitisi nel procedimento, alla costante denuncia, alla puntuale mobilitazione ad ogni udienza e all’imprescindibile coordinamento con altri organismi e associazioni che portano avanti battaglie analoghe, ha affermato un principio (che i 1300 morti l’anno per lavoro in Italia sembrano continuamente mettere in discussione), come quello sancito dall’Art. 4 della Costituzione, che prevede per ogni cittadino un lavoro che concorra al progresso materiale e spirituale della società: mai la vita dei lavoratori è derogabile ad alcuna logica di profitto. Un accordo siglato da Azienda, Enti Locali e Organizzazioni Sindacali per gestire la chiusura dello stabilimento, confermato dagli ulteriori accordi a seguito della tragedia del 6 dicembre 2007, che prevedono la ricollocazione per tutti i lavoratori, è stato ampiamente disatteso: da tre anni ormai veniamo discriminati e non ricollocati come è invece avvenuto per altri nostri ex colleghi non costituitisi Parte Civile ricollocati in aziende pubbliche e private del Torinese.

Comprensibile seppur illegittimo, nel caso in cui sia l’Azienda ad adottare tale comportamento, inaccettabile e vergognoso quando sia un’Istituzione a fare altrettanto ( il Comune di Torino e le aziende ex-municipalizzate, Amiat, etc…). Gli Enti locali, costituitisi al fianco degli operai, hanno tutti ottenuto cospicui risarcimenti: ora, per far fede alle dichiarazioni fatte durante le campagne elettorali, li devono utilizzare per far diventare, utilizzando le stesse parole del neo sindaco Fassino, Torino la “capitale del lavoro”. Aggiungiamo noi: “lavoro utile e dignitoso per tutti”, come sancito dalla Costituzione nata dalla Resistenza partigiana.

Il prossimo 30 giugno rappresenta per noi una data decisiva: scadranno gli ammortizzatori sociali e verremo posti in mobilità, vera e propria anticamera della disoccupazione. Gli ammortizzatori sociali sono stati utili per la parziale salvaguardia del reddito ma il nostro obiettivo principale era e rimane una ricollocazione sicura e dignitosa per tutti i lavoratori, senza discriminazione alcuna. Lavoro a noi di fatto negato proprio perché abbiamo lottato per affermare un diritto che riguarda tutti i cittadini: un lavoro sicuro e dignitoso per ciascun individuo e che dinnanzi alla Legge si è tutti Uguali nella piena applicazione della Carta Costituzionale.

Ci rivolgiamo a Lei quale massima carica della Repubblica italiana e massimo garante del rispetto della Costituzione in Italia, Repubblica fondata sul lavoro. Ci terremmo ad incontrarLa al più presto per metterLa al corrente di persona sulla nostra precaria situazione e avvalerci del prestigio e del credito di cui gode per porre fine a questa ingiustizia.

I Nostri più cordiali saluti.
Operai Thyssen

27 giugno 2011

1901 NASCE LA FIOM

Dopo le grandi feste 10+100 Fiom di Bologna e di Sesto San Giovanni (MI), ricordo come e quando si è costituita la Fiom.

Il 16 giugno 1901, nella sede della Fratellanza artigiana, a Livorno, aveva inizio il Congresso costitutivo della Fiom. Erano trascorsi nove anni da quando, nell'agosto del 1892, la "Lega di resistenza fra operai metallurgici e affini" di Milano aveva lanciato la prima proposta di una Federazione nazionale perchè cresceva l'esigenza di un maggior coordinamento e di consolidamento dell'iniziativa sindacale. L'operaio Aristide Becucci tenne la relazione morale e finanziaria del "Comitato centrale di propaganda", presenti 100/120 delegati e invitati al Congresso, in rappresentanza dei circa 18.000 iscritti alle Sezioni territoriali. Il primo Segretario eletto della Fiom fu Ernesto Verzi, operaio di 29 anni, nato a Firenze ma residente a Roma dove svolgeva l'attività di incisore di metalli. In pochi anni la Fiom esplose e già nel 1903 al 2° Congresso aderirono 172 Leghe per un totale di 29.066 iscritti. I lavori congressuali si svolsero a Milano e all'unanimità fu approvata l'azione del Comitato centrale e la relazione di Verzi che fu riconfermato Segretario Nazionale Fiom.

Questo è l'inizio di una importante storia e percorso sindacale dei metalmeccanici italiani che in ogni momento, anche drammatico, non si sono mai sottratti alle responsabilità e allo sviluppo democratico del paese.

E la lotta continua......

A. G. - Elaborazione testo da archivio Fiom-Cgil

23 giugno 2011

AMICI E COMPAGNI SI PUO’ FARE

A Genova Franco Marini, ex Segretario Cisl, ha affermato: “A me il termine democratici mi lascia freddo e quindi meglio affidarsi ad un più caldo amici e compagni”. Dopo aver richiamato il valore dell’unità d’azione sindacale continua: “Rispetto alla contrattazione nazionale Ichino ha una posizione irreale perché la contrattazione aziendale si può allargare ma non deve superare quella nazionale”. A Bologna, a dimostrazione che la Fiom-Cgil non è un’organizzazione settaria ma un soggetto riformista, Landini ha sostenuto: “Noi lavoratori della Fiom abbiamo sempre avuto l’ambizione di un progetto di cambiamento della società. Sosteniamo la dignità del lavoro come condizione di libertà, che è da ricercare anche fuori dalle fabbriche. Per noi la coesione sociale, l’uguaglianza, la democrazia e la partecipazione della base nelle scelte sono elementi fondamentali e indispensabili. In Italia non c’è bisogno di 30 contratti nazionali di lavoro, quando ce ne sono 4, confermando il lavoro a tempo indeterminato, è più che sufficiente e mi sembra strano che di questo se ne possa parlare e discutere in Europa, ma in Italia no”. Io aggiungo che le politiche neo-liberiste hanno già fatto troppi danni e sarebbe stato meglio associarsi alle proposte di Berlinguer quando nel 1974 affermava che era urgente una Governance mondiale dei maggior processi economici , finanziari ed ambientali per evitare il declino dato dalla subalternità alle pure logiche del mercato e del profitto. Credo che occorra memoria e scusatemi se nel dopo Referendum , pur avendo dato molto per i 4 SI, mi sono ritrovato da solo in casa a festeggiare e a sventolare le bandiere. Mi è venuta così… Ho conosciuto la delusione dei partigiani che avevano lottato per un’Italia migliore e si sono ritrovati in pochi anni con un pugno di mosche e porto ancora nello spirito l’amarezza per l’occasione mancata dopo le lotte del 68/69. Personalmente ho assistito e contrastato i neri manganelli della cellere. Io ero un ragazzino che iniziava a lottare, loro erano uomini adulti che picchiavano a comando dei potenti. Che sia chiaro, il 68/69 non è stata una goliardata e un bagno di utopia, ma un insieme di persone, studenti e lavoratori che pensavano e lottavano per il bene collettivo. Ora la parte politica di mio interesse deve fare molta attenzione per non disilludere le aspettative poste da questo nuovo trasversale risorgimento. Credo che occorra coerenza e per questo sottolineo che alla festa 10+100 Fiom a Bologna, l’acqua pubblica è stata servita gratuita con le caraffe Hera h2o. Una scelta semplice ma un messaggio forte e coerente che tutte le feste popolari e democratiche potrebbero accogliere. So benissimo che le feste servono per fare cassa e per auto-finanziarsi , ma le feste dei partiti servono anche per fare politica e per far penetrare meglio nella società le proprie idee e proposte. Ecco che allora un piccolo sacrificio economico può divenire un grande investimento nella costruzione del consenso e dell’affidabilità che incolla le parole ai fatti. Credo anche che tutti noi si debba capire una volta per tutte che le chiavi per aprire le porte del vero cambiamento sono nelle nostre mani, cittadini e lavoratori. Ad uno, ad uno, amici e compagni si può fare.
A. G.

20 giugno 2011

IL PUNTO FIOM IMOLA

La crisi in Italia, continua ad essere negata nonostante la sua pesantezza. Continua, ed è presente anche nel nostro territorio. Certo ci sono in alcuni settori segnali incoraggianti dovuti all’incremento delle esportazioni, ma la ripresa però è ancora lenta e molto differenziata tra le imprese, e la tenuta dell’occupazione è la nostra forte preoccupazione. La grande impresa si sta riorganizzando, si concentrano le attività a valore aggiunto e si tenta di decentrare e in alcuni casi delocalizzare le lavorazioni a basso valore, si intensificano i ritmi di lavoro e si aumenta la precarizzazione nelle nuove assunzioni. La piccola impresa, quella legata al conto terzi si struttura con volumi inferiori e con conseguenti ricadute sull'occupazione.
Stiamo assistendo all'uscita dal territorio della più grande impresa meccanica privata, la CNH, nel 2008 occupava, considerando anche l'indotto, oltre 550 addetti. Oggi sono rimasti in 183 e l'unica certezza è che dal 1° giugno, lo stabilimento imolese è interamente dismesso e tra 11 mesi scade la cassa integrazione con la possibilità di avere ulteriori 12 mesi solo, se nel frattempo, sarà ricollocato almeno il 30% del personale.
Molte altre sono le situazioni difficili e critiche dove sono presenti lavoratrici e lavoratori che guardano al proprio futuro con forti preoccupazioni.
Pensiamo solo a quello che sta avvenendo alla Malaguti di Castel San Pietro, 180 occupati, ci dicono: "O si trova un compratore o si chiude".
Quello che sicuramente possiamo dire sulla crisi nel nostro territorio è che fino a oggi l’abbiamo gestita, governata, con un rapporto diretto con le lavoratrici e i lavoratori sulle scelte e le decisioni che ci hanno permesso di contenere gli impatti sociali.
Domani sarà più dura con gli ammortizzatori che finiscono e l'aumento della disoccupazione.
Pare, la fotografia, nel nostro piccolo, dei problemi che investono il nostro Paese e del modello di sviluppo industriale e sociale che ci dovrebbe dettare la globalizzazione.
Il paese è ancora fermo e non si fanno politiche valide per contrastare la crisi. Molti non considerano decisivo, per uscirne, il miglioramento delle condizioni di lavoro e il riconoscimento del suo valore. Per reggere la competizione internazionale bisogna produrre beni e servizi che altri non sono capaci di produrre, investendo in ricerca e sviluppo. I "tempi moderni", dettati da Marchionne, Federmeccanica e Governo con il consenso di Cisl e Uil, ci dicono altro: "Il lavoro è una merce e per reggere la competizione internazionale chiedono di cancellare i diritti, le libertà e il contratto nazionale, senza consultare davvero democraticamente le lavoratrici e i lavoratori".
A questo la Fiom Cgil ha opposto un chiaro NO e proprio per questo, oggi, subisce un attacco che ne vuol mettere in discussione la stessa esistenza. Noi sosteniamo che difendere il lavoro oggi significa ragionare su un nuovo modello di sviluppo che non può basarsi sulla competizione al ribasso, ma sulla ricerca, l’innovazione, la compatibilità ambientale dei prodotti e dei processi, sulla valorizzazione dell’intelligenza e della professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori.
In tanti oggi sostengono le nostre scelte sentendo in esse una speranza per il futuro, una strada diversa per uscire da questa crisi, la possibilità di perseguire un diverso modello sociale di sviluppo…
Stefano Pedini - Segretario FIOM CGIL Imola

15 giugno 2011

Festa nazionale FIOM Bologna


FIOM in Festa per i 110 anni.
Occasione importante e unica concretizzata nel giro di poco tempo che ha richiamato inaspettatamente una partecipazione molto ampia di ospiti...

13 giugno 2011

INDIGNADOS! INCAZZADOS!

Dal giornalino dei lavoratori della Ferrari "SU LA TESTA":


Tifiamo SI la Rossa Ferrari, ma pensiamo anche SI ai lavoratori/trici delle Officine Ferrari.
A. G.