20 giugno 2011

IL PUNTO FIOM IMOLA

La crisi in Italia, continua ad essere negata nonostante la sua pesantezza. Continua, ed è presente anche nel nostro territorio. Certo ci sono in alcuni settori segnali incoraggianti dovuti all’incremento delle esportazioni, ma la ripresa però è ancora lenta e molto differenziata tra le imprese, e la tenuta dell’occupazione è la nostra forte preoccupazione. La grande impresa si sta riorganizzando, si concentrano le attività a valore aggiunto e si tenta di decentrare e in alcuni casi delocalizzare le lavorazioni a basso valore, si intensificano i ritmi di lavoro e si aumenta la precarizzazione nelle nuove assunzioni. La piccola impresa, quella legata al conto terzi si struttura con volumi inferiori e con conseguenti ricadute sull'occupazione.
Stiamo assistendo all'uscita dal territorio della più grande impresa meccanica privata, la CNH, nel 2008 occupava, considerando anche l'indotto, oltre 550 addetti. Oggi sono rimasti in 183 e l'unica certezza è che dal 1° giugno, lo stabilimento imolese è interamente dismesso e tra 11 mesi scade la cassa integrazione con la possibilità di avere ulteriori 12 mesi solo, se nel frattempo, sarà ricollocato almeno il 30% del personale.
Molte altre sono le situazioni difficili e critiche dove sono presenti lavoratrici e lavoratori che guardano al proprio futuro con forti preoccupazioni.
Pensiamo solo a quello che sta avvenendo alla Malaguti di Castel San Pietro, 180 occupati, ci dicono: "O si trova un compratore o si chiude".
Quello che sicuramente possiamo dire sulla crisi nel nostro territorio è che fino a oggi l’abbiamo gestita, governata, con un rapporto diretto con le lavoratrici e i lavoratori sulle scelte e le decisioni che ci hanno permesso di contenere gli impatti sociali.
Domani sarà più dura con gli ammortizzatori che finiscono e l'aumento della disoccupazione.
Pare, la fotografia, nel nostro piccolo, dei problemi che investono il nostro Paese e del modello di sviluppo industriale e sociale che ci dovrebbe dettare la globalizzazione.
Il paese è ancora fermo e non si fanno politiche valide per contrastare la crisi. Molti non considerano decisivo, per uscirne, il miglioramento delle condizioni di lavoro e il riconoscimento del suo valore. Per reggere la competizione internazionale bisogna produrre beni e servizi che altri non sono capaci di produrre, investendo in ricerca e sviluppo. I "tempi moderni", dettati da Marchionne, Federmeccanica e Governo con il consenso di Cisl e Uil, ci dicono altro: "Il lavoro è una merce e per reggere la competizione internazionale chiedono di cancellare i diritti, le libertà e il contratto nazionale, senza consultare davvero democraticamente le lavoratrici e i lavoratori".
A questo la Fiom Cgil ha opposto un chiaro NO e proprio per questo, oggi, subisce un attacco che ne vuol mettere in discussione la stessa esistenza. Noi sosteniamo che difendere il lavoro oggi significa ragionare su un nuovo modello di sviluppo che non può basarsi sulla competizione al ribasso, ma sulla ricerca, l’innovazione, la compatibilità ambientale dei prodotti e dei processi, sulla valorizzazione dell’intelligenza e della professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori.
In tanti oggi sostengono le nostre scelte sentendo in esse una speranza per il futuro, una strada diversa per uscire da questa crisi, la possibilità di perseguire un diverso modello sociale di sviluppo…
Stefano Pedini - Segretario FIOM CGIL Imola