06 dicembre 2016

Gli indiani Sioux... ci inviano un messaggio!!!

La notizia è arrivata domenica 4 dicembre 2016: l’Army Corps of Engineers ha annunciato che non approverà i permessi per costruire il Dakota Access Pipeline sotto un pezzo del fiume Missouri e vicino a terre sacre agli indiani d’America. Jo-Ellen Darcy la Assistant Secretary delle opere interne per conto dell’Army dice che considereranno percorsi alternativi, in cui ci saranno delle valutazioni di impatto ambientale con le osservazioni del pubblico. Il Dakota Access pipeline è un proposto oleodotto di 1.700 chilometri che avrebbe dovuto trasportare 400,000 barili di petrolio ogni giorno (64 milioni di litri!) provenienti dai campi petroliferi detti Bakken e Three Forks nel nord Dakota ed estratti con il fracking, nella sua versione per petrolio..... Particolarmente arrabbiati sono stati gli indigeni, gli indiani d’America che protestano da due anni almeno. Non vogliono l’oleodotto. Punto. Questo perché prendono l’acqua dal fiume Missouri e sono preoccupati di eventuali perdite che potrebbero inquinarla, e poi come detto sopra, perche’ ci sono terre a loro sacre, siti archeologici e cimiteri. Soprattutto, dicono di non essere mai stati interpellati nella progettazione di questo oleodotto.... Le cose però si complicano quando di mezzo ci sono gli indiani d’America, maltrattati da cinquecento anni. Gli indiani hanno un attaccamento profondo alle loro terre, e in teoria le riserve in cui vivono sono oggi sotto la propria giurisdizione..... L’Army Corps riconosce tutto ciò e quindi ogni volta che devono approvare un progetto nelle vicinanze di siti di indiani d’America sotto..... tali indiani devono essere interpellati *prima* che le loro ex-terre diventino qualsiasi altra cosa... La gente era qui accampata da settimane e mesi, e ci si preparava a resistere per tutto l’inverno. Sono arrivate le celebrità in persona o a dare il loro supporto (da Jane Fonda a Mark Ruffalo, da Leonardo di Caprio a Robert Kennedy, da Susan Sarandon a Ben Affleck, da a Shailene Woodley). Ci sono state azioni di protesta in vari campus americani, per le strade di Washington e di New York, e qualche giorno fa sono arrivati anche 2mila veterani di guerra a dare il loro supporto. Neve, freddo, minacce. Non c’è stato niente da fare, alla fine, abbiamo vinto ancora noi, gente normale, con la persistenza e la resistenza ad oltranza.
Grazie. È un bel giorno.
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Angelo Gentilini, da comune-info.net