16 maggio 2013

Cgil: "L'elefante che verrà"

E’ innegabile che la Cgil, che è il più grande sindacato confederale europeo, non sia innovativa e alla continua ricerca di soluzioni e proposte affinché si tutelino tutte le parti sociali, dai giovani ai pensionati. In questo contesto giovedì 16 maggio, a Roma, la Cgil presenta un volumetto ricco di elaborazioni e dati intitolato: “Organizzare i non organizzati, idee ed esperienze del sindacato che verrà”. Ilaria Lani, responsabile delle politiche giovanili Cgil, scrive come è cambiato radicalmente l’assetto del mercato del lavoro in Italia; sono 3,5 milioni i lavoratori dipendenti di aziende sopra i 250 addetti; 2 milioni in aziende tra 50 e 249; circa 1,6 milioni in aziende tra 20 e 49 addetti e sono circa 10 milioni i lavoratori nelle aziende sotto i 20 dipendenti. Sono esplose molteplici tipologie di lavoro precario, i contratti a tempo determinato raggiungono i 2,5 milioni e sono in continua crescita le forme di lavoro parasubordinato, partite iva e interinali, lasciando intere generazioni senza alcun riferimento contrattuale certo, con pochi diritti e tanti subdoli ricatti, fenomeni in aumento anche come effetto diretto della crisi. Sempre Ilaria ricorda che la Cgil è immaginata come un elefante, ma ribadisce che: “L’elefante è un animale lento ai cambiamenti, ma è anche forte e solido, con una lunga memoria. Certo l’elefante non potrà mai essere rapido e scattante però sopperisce a questo bisogno con la proboscide che gli consente di raggiungere qualsiasi cosa. La Cgil dovrebbe riorganizzarsi guardando a questa immagine e potenziando la propria proboscide con azioni straordinarie e sperimentali, capaci di arrivare anche nelle aree più periferiche della nostra società”. Brava Ilaria, anch’io credo che deve essere chiaro che tocca in primis a tutta la Cgil rilanciare quel ruolo storico, innovatore e riformatore, scavando dentro le origini, come diceva Ferraris, per riportare alla luce, con armi moderne, il sindacalismo dei primi anni in Italia. Erano gli anni della nascita delle prime Camere del Lavoro chiamate a raccogliere e radunare quelli che allora erano “organizzati e non organizzati”. La storia non manca, la memoria nemmeno.
Angelo Gentilini