Il 5 agosto 2015, le Commissioni Lavoro di Camera e Senato, hanno espresso parere favorevole, in merito agli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act, riguardanti: politiche attive, ammortizzatori sociali, semplificazioni e attività ispettiva. Mi soffermo solo sul capitolo ammortizzatori, in merito alle attività stagionali presenti nel settore dell’agroindustria, e riporto testualmente quanto è stato espresso dalle citate Commissioni: “In riferimento al nuovo assetto complessivo degli ammortizzatori sociali, è stata sollevata da diverse parti la questione circa la garanzia di continuità del reddito per i lavoratori stagionali, ai quali la nuova assicurazione contro la disoccupazione non offre più il sostegno del reddito senza soluzione di continuità. Al riguardo si osserva in primo luogo che un ritorno alla disciplina precedente della materia si porrebbe evidentemente in contraddizione con l’intendimento complessivo della riforma degli ammortizzatori sociali, nel senso del progressivo superamento di ogni forma di sostegno del reddito che possa costituire incentivo, sia pure parziale, al mantenimento dello stato di disoccupazione o comunque a una rinuncia alla ricerca di un’occupazione regolare. Per converso, si osserva che sarebbe pienamente coerente con gli obiettivi della riforma l’introduzione di un incentivo alla contrattazione collettiva di secondo livello (per esempio di livello regionale, ma anche aziendale) che preveda la trasformazione dei contratti a termine stagionali in contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, che prevedano l’alternarsi di periodi di lavoro a tempo pieno nei periodi dell’anno nei quali la domanda è più forte e periodi a tempo parziale nei periodi nei quali essa è più debole”. Dopo una simile affermazione bisogna fare immani sforzi per mantenere la necessaria pacatezza ma, come minimo, a tutti quei parlamentari che hanno condiviso un simile “delirio” mi viene spontaneo affermare: siete degli incompetenti! Vorrei ricordare che ci sono interi settori dell’industria alimentare che si reggono sulla stagionalità, in alcune aziende oltre l’80% dei lavoratori si trova in queste condizioni e, con le recenti normative introdotte con la NASPI, molti di questi lavoratori vengono pesantemente penalizzati, specialmente chi lavora almeno sei mesi in un anno. Infatti prima dell’introduzione della recente normativa i lavoratori stagionali (non riconducibili alla previdenza agricola) che avevano lavorato per almeno sei mesi potevano aver diritto a sei mesi di disoccupazione, ora, con la NASPI quei mesi diventeranno tre! La nuova NASPI, che doveva essere il fiore all’occhiello del Jobs Act, che, a detta dei suoi sostenitori, doveva allargare le tutele sarà una vera e propria disgrazia per oltre 1.000 lavoratori dell’industria alimentare emiliano romagnola, non solo perché si vedranno dimezzato il sussidio di disoccupazione, ma anche le pesanti conseguenze sulla loro condizione previdenziale. Ai parlamentari che hanno sostenuto una simile delirio vorremmo ricordare che i pomodori, le barbabietole, le pesche, i panettoni, le uova di pasqua, i gelati, le conserve vegetali, le sementi ecc.. si coltivano, raccolgono, si trasformano, si lavorano, si producono e si vendono in determinati periodi dell’anno! Non comprendere questo e ricondurre tutto e solo a una sorta di utilizzo improprio dell’ammortizzatore da parte di questi lavoratori è veramente una cosa indecente e irresponsabile, soprattutto se sostenuta da Parlamentari di questa Repubblica.
Umberto Franciosi, Segretario Generale FLAI CGIL Emilia Romagna.