09 luglio 2015

"A 20 anni dalla strage di Srebrenica"

Un'attenzione a corrente alternata ci porta ad interessarci ieri dei migranti nel mar Mediterraneo, oggi della crisi del popolo greco e domani? Domani l'attenzione sarà evidentemente catalizzata dalla strage di Srebrenica avvenuta ormai venti anni fa, almeno per qualche giorno. Ma il filo rosso della militanza della Cgil ER non intende adeguarsi a questo “spezzettamento” della solidarietà. Perché il ricordo della strage di Srebrenica non scivoli via come tanti altri è bene fermarsi a riflettere un po' su quel tragico evento che, per numeri e gravità, fa ancora ombra a tutti i pericoli e ai venti di guerra che ci circondano. Attualmente i profughi nella Bosnia-Erzegovina sono più di 80.000. Le rimesse degli emigranti sono le entrate prevalenti – quasi le uniche – che sostengono la vita delle famiglie e l'economia del territorio mentre l'80% dei giovani pensa o ha già deciso di emigrare alla luce della totale mancanza di prospettive. Sono diversi i bosniaci di religione musulmana che si sono votati al sedicente Stato Islamico: sono giovani che la guerra non l'hanno vissuta direttamente, ma che ne hanno subito le conseguenze e le umiliazioni. Terreno assai fertile per chi inneggia al riscatto vendicativo e violento. Un'indagine riservata, resa nota dall'Observer, lascia emergere una documentazione che attesterebbe le gravissime responsabilità occidentali che rendono la strage di Srebrenica non un fatto imprevedibile e avvenuto eccezionalmente, quanto piuttosto il frutto di una precisa strategia attuata in violazione delle disposizioni ONU che avevano dichiarato il territorio una “safe area” de-militarizzata e di cui imprevedibili erano le sole dimensioni del massacro. Questo anniversario urla a gran voce la necessità che le organizzazioni internazionali e le stesse organizzazioni ed istituzioni europee, che oggi appaiono ancora prevalentemente inceppate su questioni finanziarie ed economiche, si sveglino. Ripartano con maggior convinzione per il perseguimento della pace, della solidarietà, del rispetto dei diritti umani e per la giustizia sociale delle donne e degli uomini nella vasta area del Mediterraneo e del Grande Medio Oriente. La Cgil dell'Emilia-Romagna unitamente alla Rete degli Studenti e con il sostegno dell'Università di Bologna hanno promosso una visita-studio che renda merito alla memoria di quel massacro nel quale le vittime furono più di 8.000. Dopo le analisi fatte e la conoscenza acquisita la Cgil ER sostiene quei giovani che non intendono accontentarsi di studiare sui banchi di scuola, ma verificare e conoscere da vicino questa immane tragedia affinché non abbia più a ripetersi. 
Anna Salfi, Segreteria Cgil Emilia Romagna.
Angelo Gentilini