Negli ultimi mesi il fenomeno delle migrazioni e l'afflusso di persone che chiedono protezione
internazionale hanno cambiato decisamente passo rivelandosi per quello che realmente sono. Un esodo straordinario e – presumibilmente – di lunga durata. Non sono certamente fatti episodici o di relativa portata da scaricare sui Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Polemiche inutili si susseguono mentre nelle stazioni, nei porti e alle frontiere si assiste ad uno scempio sociale. Un rimpallo di responsabilità pubbliche compensate solo parzialmente dai numerosi esempi di solidarietà che singole persone, associazioni private e di solidarietà vanno dimostrando. L'assenza di una strategia politica italiana, europea e internazionale sulle migrazioni mostra tutta la sua gravità e dimostra – ancora una volta – che le priorità dei governi nazionali e delle stesse istituzioni europee sono altro da ciò. Sono troppo distanti dalla vita, dalle vite di uomini e donne che a migliaia rischiano tutto ciò che loro rimane per raggiungere migliori condizioni di vita o per sfuggire alla “guerra diffusa”, a quei conflitti locali che – nell'indifferenza - si vanno moltiplicando e appaiono prefigurare una vera e propria guerra mondiale non dichiarata.L'Europa delle origini ha ormai perso oltre che i suoi ideali, la sua stessa anima. Avevamo sperato che lo spostamento sul piano politico della negoziazione tra l'Unione e la Grecia potesse godere di migliori opportunità. Non è stato così, almeno fino ad ora. Non c'è stato uno scatto di orgoglio che potesse preludere ad una nuova politica europea, capace di spostare l'attenzione dei decisori dagli argomenti finanziari ed economici verso quelli sociali ed umanitari. L'antico popolo greco è ancora sotto scacco e le richieste avanzate dalle burocrazie europee urtano contro l'impossibilità materiale di essere soddisfatte da un governo ed una popolazione stremata da sacrifici che si protraggono da lungo tempo, mentre continua senza argine alcuno lo shopping verso le loro antiche ricchezze. Dove è finita l’Europa sociale? Stritolata dalle politiche di austerità chiede - oggi più che mai - di essere affermata. Dov'è finita l'Europa dei popoli? Dov’è la CES? I lavoratori e le lavoratrici in Europa domandano un suo ruolo più attivo, più in sintonia con ciò che succede e più tarato sulle emergenze sociali odierne. Al Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati che si terrà in autunno tali questioni dovranno essere poste con determinazione e trovare risposte concrete.E, intanto, donne e uomini migranti sbarcano sulle nostre coste, muoiono, bivaccano sugli scogli, nelle stazioni, nelle città incrociando solo le risposte securitarie e di chiusura di diversi Paesi europei e anche di alcune Regioni italiane o le sole misure di ordine pubblico che i Prefetti continuano ad emanare. L'avanzata delle forze razziste e conservatrici rende titubanti amministratori e politici. Raccolgono consenso per la paura e l'inquietudine. Ma questo è tremendamente pericoloso e ci rende ostaggio di un pensiero che non condividiamo. La politica altalenante e contraddittoria del Governo che ha portato alla fine del programma “Mare Nostrum” rischia di riproporre l'apertura dei Centri di identificazione ed espulsione che noi abbiamo contrastato e fatto chiudere per perseguire l'obiettivo del rimpatrio dei cosiddetti “migranti economici irregolari”. I problemi non si sfuggono, né si rimandano. I problemi si affrontano. Guardare altrove significa continuare a far lievitare una bomba sociale che già dimostra la volontà di esplodere. Bisogna misurarsi con ciò che sta avviene sapendo che gli interventi da adottare non sono né facili, né univoci, né senza contraccolpi.Ma occorre avere coraggio e guardare avanti recuperando fiducia nella pratica della solidarietà per una nuova strategia dell'accoglienza e dell'asilo. L'Europa rifugga dai nazionalismi e non arretri rispetto all'idea di proporsi come spazio aperto, libero e solidale. L'Italia faccia la sua parte fino in fondo e non scarichi le proprie insufficienze ed inefficienze in un gioco di rimbalzi. Tutto il mondo ci sta a guardare.
Per questi motivi:Il Comitato direttivo della CGIL dell'Emilia Romagna aderisce convintamente alla manifestazione indetta per il 20 giugno prossimo a Roma da un largo cartello di associazioni e sindacati ed anche alle eventuali altre iniziative territoriali organizzate a partire da quella in programma per lo stesso giorno a Ravenna e assume le motivazioni contenute nell'appello che si allega al presente ordine del giorno. (Ordine del giorno del Comitato Direttivo della Cgil Emilia Romagna)
Angelo Gentilini