Il risultato delle elezioni regionali di domenica scorsa
pone in essere una profonda riflessione che non va liquidata esclusivamente con la conta degli
eletti. Ritengo che le affermazioni del Presidente del Consiglio siano prive di
senso in una democrazia che poggia le sue basi sulla partecipazione che in
questo momento è il malato grave e farebbe bene ad ascoltare il grido di disperazione
che viene dalla società. Quando in una Regione come l'Emilia Romagna, che si è
sempre distinta per l'alta affluenza alle urne, il 63% degli elettori decide di
non partecipare al diritto di voto significa che la distanza tra la politica e
i cittadini ha assunto dimensioni tali da mettere a rischio la democrazia
stessa e le affermazioni tese a sminuire questa realtà o per infamare la Cgil o
le sue categorie dimostrano quanto sia sbagliata la ricetta proposta. E'
l'effetto della frantumazione sociale del Paese che sta portando avanti con
ostinazione il Governo, sostenuto dagli industriali e dai faccendieri più
spregiudicati, contro quella parte di cittadini che soffre maggiormente
l'inerzia dello Stato, che si vedono portare via i diritti e che non riempie la
pancia con gli annunci vuoti del Presidente del Consiglio. Rivendico con
orgoglio l'autonomia politica della Cgil a dimostrazione del fatto che sta
dalla parte dei più deboli che sono quelli che chiedono più lavoro, meno tasse
e più equità, quelli che contribuiscono per l'80% al gettito fiscale pagando le
tasse, quelli che non godono di nessun privilegio e non pagano una cena mille
euro perché in tanti casi, quando ci arrivano, gli servono per campare un mese
intero. Invitiamo tutti i cittadini ad aderire allo sciopero generale
proclamato dalla Cgil e dalla Uil per il 12 dicembre che confermiamo con forza
per fermare il Paese e chiedere contestualmente un radicale cambio di passo al
Governo che sia in grado di dare risposte concrete a partire dalle nostre
richieste.
Paolo Stefani, Segretario generale CGIL IMOLA