31 gennaio 2013

Analisi sull'occupazione globale

Il Rapporto sulle tendenze globali dell'occupazione 2013 (Global Employment Trend 2013), presentato il 22 gennaio 2013  dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) durante l'incontro dei Ministri del Lavoro al Forum economico mondiale di Davos, disegna un quadro ancora allarmante sia per l'esistente che per le immediate prospettive sul lavoro.Si confermano come devastanti le politiche di austerità e di tagli adottate dai Governi, che hanno aggravato la situazione.
Nel 2012, il numero di disoccupati, a livello globale, è aumentato di 4,2 milioni, arrivando a quasi 200 milioni e portando il tasso di disoccupazione a quota 5,9%: si prevede che nel 2013 a questi si aggiungeranno altri 5 milioni circa.
Il Rapporto esamina l'andamento dei mercati del lavoro su scala mondiale, evidenziando da una parte le economie avanzate, dove è scoppiata originariamente la crisi e dove si concentra oltre la metà dei 28 milioni di persone che hanno perso il lavoro dal 2008, e sottolineando dall'altro le negative ripercussioni che si sono prodotte anche nelle economie in via di sviluppo, in particolare nell'Asia orientale e meridionale e nell'Africa sub-sahariana.
La situazione è particolarmente sconfortante per i giovani, con circa 74 milioni di senza lavoro nella fascia tra i 15 ed i 24 anni, che equivale ad un tasso di disoccupazione giovanile del 12,6%.
Tra questi, sono sempre più numerosi, poi, coloro che sperimentano una disoccupazione di lunga durata. Nelle economie avanzate, circa il 35% dei giovani è rimasto fuori dal mercato del lavoro per almeno 6 mesi o anche più a lungo. Di conseguenza, cresce il numero di giovani scoraggiati che abbandonano anche la ricerca di un'occupazione.
Il Direttore generale dell'OIL, Guy Ryder, ha dichiarato che "Il quadro economico incerto e l'inadeguatezza delle politiche adottate per affrontarlo hanno indebolito la domanda aggregata, frenando così gli investimenti e le assunzioni", aggiungendo che proprio da queste politiche è derivato il prolungamento della crisi con l'aumento della disoccupazione, anche laddove in precedenza vi era una dinamicità del mercato del lavoro. Ryder ha inoltre posto l'accento sulla necessità che i Governi intensifichino gli sforzi per sostenere lo sviluppo di competenze e la riqualificazione, innanzitutto dei giovani, poiché spesso i nuovi posti di lavoro richiedono competenze che le persone in cerca di lavoro non posseggono.
Secondo il Rapporto, negli anni a venire le differenze della disoccupazione giovanile tra regioni si accentueranno. Nei prossimi 5 anni ci si aspetta un leggero miglioramento di questa nelle economie avanzate, mentre è previsto persino un peggioramento nelle economie emergenti dell'Europa orientale, Asia dell'est e sud-est e del Medio Oriente.
Nell'Unione Europea, nel 2012 permane una situazione di recessione e di incertezza, aumenta la resistenza degli investitori a rischiare e delle imprese ad assumere. Ancora per il 2013 si prevede un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione, all'8,6% nel 2012. La disoccupazione giovanile è particolarmente alta, con picchi del 50% in alcuni paesi o in certe zone. Quasi il 34% delle persone alla ricerca di un lavoro è stato disoccupato per almeno 12 mesi o anche più a lungo, contro il 28,5% prima della crisi. Si constata ancora un rilevante squilibrio tra domanda e offerta di competenze professionali con effetti sempre più importanti sui mercati del lavoro. In alcuni paesi, si è dimostrata particolarmente efficace l'attuazione di misure, tra l'altro a costi ragionevoli, che garantiscono l'occupazione o la formazione di gruppi mirati di giovani.
Gli autori dello studio dell'OIL individuano infine tre aspetti politici interconnessi su cui i Governi dovrebbero intervenire prioritariamente: l'urgente lotta contro la disoccupazione giovanile; l'avvio di un'azione coordinata a supporto della domanda, in particolare attraverso gli investimenti pubblici e lo sviluppo di programmi di formazione e riqualificazione per affrontare i crescenti problemi legati ai bisogni del mercato del lavoro.

Silvana Cappuccio ( Cgil Politiche Globali)