Dopo
la reintroduzione dei voucher assistiamo ad un accanimento contro i
lavoratori agricoli, rappresentato dalla circolare Inps n. 107 del 5
luglio 2017, circolare che rende applicabile la nuova legge sulle
prestazioni di lavoro occasionale. Legge,
quella sul lavoro occasionale, che in agricoltura aveva già
allargato il campo di applicazione, allargando a tutte le imprese
agricole (senza distinzioni di fatturato come precedentemente
previsto) e includendo anche i disoccupati con o senza percezione di
reddito. L’Inps
va oltre l’interpretazione della legge, aggiungendo quello che
nemmeno la legge dice. L’Inps per il settore agricolo non si limita
a riportare che il compenso minimo orario è
“pari all’importo della retribuzione oraria delle prestazioni di
natura subordinata individuata dal contratto collettivo stipulato
dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative
sul piano nazionale”, ma
va oltre, indicando tre importi orari differenti, a seconda dell’area
professionale di appartenenza del lavoratore, previsti dal Contratto
Nazionale per gli operai agricoli. L’Inps sembra non conoscere
come viene definita la retribuzione degli operai agricoli, che è
composta dalla retribuzione prevista dal Contratto Nazionale (che
disciplina il primo biennio di vigenza contrattuale) e dalla
retribuzione derivante dalla contrattazione provinciale (che
disciplina il secondo biennio di vigenza contrattuale). Gli importi
indicati dall’Inps, oltre che essere inferiori ai 9 euro/ora
prestata da tutti i lavoratori in altri settori con il contratto di
prestazione occasionale, come indicato dalla legge, è inferiore
anche ai valori minimi previsti dai contratti provinciali applicati
in Emilia Romagna. Un esempio: la tariffa oraria media, di
raccolta di frutta e ortaggi, presente sul territorio dell’Emilia
Romagna è mediamente pari a 8,13 euro/ora, l’Inps la fissa a 6.52
euro/ora; per un operaio qualificato la tariffa prevista dalla
contrattazione è di 12,03 euro/ora, l’INPS la fissa a 6,94; per il
lavoratore specializzato la tariffa prevista dalla contrattazione è
di 13.66 euro/ora, l’Inps la fissa a 7.57 euro/ora. Il lavoro
"stagionale" in agricoltura ha già i suoi strumenti
contrattuali che possono anche prevedere la chiamata giornaliera
dell'operaio a tempo determinato anche per un solo giorno all'anno,
anche per le sole ore necessarie a svolgere l'attività richiesta. Si
tratta di un vero e proprio lavoro a chiamata previsto dalle
normative di legge e dai contratti che regolano il mercato del lavoro
in agricoltura, che non ha nemmeno bisogno della comunicazione
giornaliera di inizio e fine lavoro, com’è previsto per il nuovo
lavoro accessorio. Se prima, con i vecchi voucher, il lavoro
accessorio poteva avere un costo maggiore per le imprese agricole,
rispetto all’applicazione del contratto di lavoro, oggi alle
imprese viene offerta una incredibile occasione per abbattere i
costi. Per i lavoratori, invece, la differenza è enorme: con i
voucher nessun diritto (malattia, disoccupazione, assegni familiari e
copertura previdenziale). Insomma, già i voucher vanno a
penalizzare i lavoratori del settore agricolo ma con le
interpretazioni dell’Inps si aggiunge danno a danno. La circolare
più che dettare norme esplicative introduce una sorta di
deregolamentazioni con un accanimento particolare per i lavoratori
agricoli. La Flai e la Cgil non si rassegnano: proseguiremo la nostra
battaglia. (Bologna, 10 luglio 2017, Umberto Franciosi, Segretario Flai Cgil Emilia Romagna)
Angelo Gentilini, da info Cgil E.R.