Ha ragione Marchionne, quello che è successo in Fiat è un passaggio storico.
In due righe si è modificato il modello di relazioni sindacali ed il ruolo del sindacato confederale, si è cancellato il contratto nazionale, si è modificata la Costituzione, si è certificato che il lavoro è l'ostacolo principale allo sviluppo e lo si è reso subalterno ad un aziendalismo unilaterale, si è legittimato il sindacato aziendale la cui rappresentanza è garantita dalla nomina di organizzazione e non dal voto dei lavoratori, legittimato dalla controparte.
Ha ragione Marchionne: un passaggio storico che ci ha portato indietro di 50 anni, quando i diritti erano considerati costi insopportabili, i contratti collettivi tutelavano interessi di pochi e delle grandi aziende, quando le corporazioni ed il cottimo dettavano i modelli produttivi.
Ora la questione Fiat non può essere relegata ad un problema che è solo della Fiom e per noi, la Cgil, diventa un macigno che va superato riaffermando la nostra strategia sul modello contrattuale e sul mercato del lavoro.
E' più che mai necessario ribadire la nostra posizione, soprattutto alla luce di quanto è successo in Fiat ed in previsione degli interventi del Governo Monti sul mercato del lavoro (vedi idea del contratto unico).
E' più che mai necessario rimarcare la nostra posizione nei confronti di Confindustria sulla centralità del contratto nazionale, in caso contrario l'accordo del 28 Giugno è da considerarsi inapplicabile.
E' più che mai necessario far vivere il principio costituzionale di democrazia, che in questo paese è stato sacrificato sull'altare della crisi e della competizione.
E' più che mai necessario rilanciare il ruolo del sindacalismo confederale per respingere un'idea di economia fondata sul corporativismo, sullo sfruttamento e sulla competizione giocata sul peggioramento delle condizioni di lavoro.
Il modello Fiat nella nostra regione e nel nostro paese non può avere diritto di cittadinanza.
Antonio Mattioli - Responsabile politiche contrattuali Segreteria Cgil E-R