24 gennaio 2016

Pedalare sui percorsi dei minatori sardi.

Per questa via passa la rivoluzione industriale e sociale di una regione speciale, non solo per statuto. Il volto della Sardegna mineraria è una pagina ingiallita che dev’essere raccontata e visitata anche da chi abita nel continente. È memoria collettiva, un popolo che è cresciuto e ha sofferto con i suoi giacimenti, un territorio plasmato dalle infrastrutture per l’estrazione, una devozione ineluttabile alla santa patrona dei minatori. Il cammino di Santa Barbara racconta questo, e molto di più, nei suoi 400 chilometri ad anello. Siamo all’estremo sud-ovest della bellezza sarda, sugli antichi sentieri storici delle miniere che raggiungono il mare, nell’area del Sulcis-Iglesiente e del Guspinese. Dove passavano sciami di lavoratori anneriti, pronti a scomparire nell’oscurità delle gallerie sotterranee, ora non si incontrano che turisti e guide appassionate. Vecchie mulattiere, carrarecce e ferrovie per il trasporto dei minerali grezzi e mercantili vivono una fase di riconversione, da provare in mountain bike. Quelle che un tempo potevano sembrare eresie antieconomiche, tipo la valorizzazione sostenibile dei territori minerari, la loro musealizzazione, la proposta di itinerari enogastronomici, sembra oggi una realtà ricercata dal basso, a partire da volontari e cittadini consapevoli.
Angelo Gentilini, da info www.viagginbici.com