28 gennaio 2016

La rivolta degli schiavi delle false cooperative.

La rivolta degli schiavi delle false cooperative nella lavorazione delle carni è un problema che riguarda tutti, anche Federalimentare. Da lunedì 25 gennaio 2016 oltre 200 lavoratori stanno scioperando alla Castelfrigo di Castelnuovo R (MO). Oltre 150 lavoratori sono occupati nel “sistema” delle false cooperative che infestano, attraverso discutibili appalti, il settore della macellazione e della trasformazione delle carni, mentre altri 50 lavoratori in sciopero sono dipendenti dell’impresa committente, i quali hanno aderito alla protesta in segno di solidarietà. Da tre giorni questi lavoratori, rappresentati dalla FLAI e dalla FILT, scioperano e presidiano l’azienda, giorno e notte, sopportando le rigide temperature di queste notti per rivendicare semplicemente RISPETTO! Rispetto delle leggi di questa Repubblica in materia di lavoro, cioè pagamenti regolari e di tutte le ore che vengono lavorate. Rispetto del contratto di lavoro, quello che è coerente con le attività che svolgono, cioè quello dell’industria alimentare per coloro che sono adibiti al disosso e al rifilo delle carni. Ma chiedono, soprattutto, il rispetto che si deve a qualsiasi essere umano invece di essere trattati come schiavi! Schiavi. Termine forte, ma che descrive esattamente come vengono trattati questi lavoratori: turni massacranti, insultati, maltrattati e sottoposti a velocità e ritmi pesantissimi, che incominciano a creare serie patologie osteo-articolari. Schiavi alla Castelfrigo, come in molte imprese del comparto della macellazione e trasformazione della carne suina e bovina della nostra Regione. Schiavi che servono per abbattere drasticamente i costi di produzione, attraverso una miriade di elusioni, evasioni fiscali e contributive, compresa la non corretta applicazione dei contratti di lavoro. Situazioni che questa organizzazione sindacale ha segnalato e denunciato a tutte le istituzioni competenti, oltre che all’opinione pubblica, da oltre quindici anni. Quanto sta accadendo in questi mesi nella macellazione delle carni, con esplosioni di rabbia, di protesta, di scioperi deve fare riflettere tutti. Deve fare riflettere non solo le imprese coinvolte direttamente, ma anche quelle che, dietro alle loro sfavillanti certificazioni o codici etici, vengono a fare shopping di materia prima (cosce, pancette, gole, lombi, coppe…) per produrre i loro rinomati salumi, imponendo, sempre più spesso, prezzi sempre più bassi. L’associazione che raggruppa gli imprenditori dell’industria alimentare, Federalimentare, sta dimostrando nella trattativa sul Contratto nazionale di lavoro, quando si cerca di affrontare il capitolo “appalti”, una totale indisponibilità su temi posti dal sindacato che, nella vertenza modenese, stanno palesemente deflagrando. Nella nostra richiesta di creare una “comunità di sito”, cioè il riconoscimento degli stessi diritti e delle stesse tutele a tutti i lavoratori a prescindere da chi sono dipendenti, le imprese, candidamente, ci rispondono che non vogliono assolutamente affrontare l’argomento perchè, con questo sistema dell’organizzazione del lavoro, riescono a stare sul mercato e reggere la competizione. Se si va avanti così si sbatte contro ad un muro, non solo le singole imprese con i loro lavoratori, ma tutto un distretto ed un comparto strategico per l’economia italiana e della nostra Regione. Un sistema dell’organizzazione del lavoro, come quello presente negli impianti di macellazione, che produce concorrenza sleale tra le imprese, tensioni sociali, ma anche problemi alla qualità perché se non c’è la qualità del lavoro non ci può essere qualità del prodotto. Non è un problema solo della Castelfrigo, ma di tutti i soggetti presenti nella filiera e di chi li rappresenta.
(Bologna, 27 gennaio 2016, Umberto Franciosi Segretario Generale FLAI CGIL Emilia Romagna)
Angelo Gentilini, da info Cgil Emilia Romagna.