Angelo Gentilini
20 marzo 2013
Imola e la CRISI PRODUTTIVA
Sono più o meno 150 le aziende del Circondario Imolese che stanno facendo uso degli Ammortizzatori
Sociali, con oltre 5.000 lavoratori coinvolti. Negli ultimi mesi sta aumentando
la richiesta della Cigs in Deroga da parte delle aziende sotto i 15 dipendenti
che hanno terminato il periodo di Cig Ordinaria e sono stati siglati 90 accordi solo tra gennaio/febbraio 2013. Negli ultimi 4 anni sono state
chiuse 300 imprese e si sono persi altri 2.000 posti di lavoro; 1.200 solo nel
2012 che portano i disoccupati oltre gli 11.300, e al dato del 13,56%. Si pensi che nel mese di gennaio il Centro per l'Impiego ha accolto 1.800 persone e le ore di Cig Ordinaria richieste salgono a 94.000. Ci sono molte aziende che,
pur lavorando, faticano a pagare con regolarità le retribuzioni e altrettante
non riescono più a garantire l’anticipo in busta paga della Cassa Integrazione
e perciò, per questo, si ricorre sempre di più all’attivazione dell’accordo
territoriale siglato con le banche dai sindacati e Circondario. Sono tanti gli
imprenditori, medio-piccoli, che denunciano la crescente difficoltà di accesso
e di sostegno del credito bancario e su questo ci sono delle approfondite
analisi nazionali che dimostrano che le grandi aziende si avvalgono di una
quota molto alta di credito bancario, lasciando alle piccole e medio imprese le
briciole. Ed è anche giusto dire che, nella maggior parte dei casi, le grandi
aziende stanno tenendo anche scaricando sulle piccole conto-terziste un aumento
dei costi fissi, tipo acquisto diretto del materiale e tenuta dei pezzi
prodotti a magazzino, oltre che allungamento dei tempi di pagamento, che
arrivano a volte fino a 210/240 giorni. Sempre sul versante pagamenti ci sono
aziende che, come nel resto del Paese, devono riscuotere i soldi dei lavori
svolti per la
Pubblica Amministrazione. Tutto questo in controtendenza con
una Legge Europea che regola in 30 giorni il tempo di pagamento tra pubblico e
privato, ed in 60 giorni tra soggetti privati. In generale si registra un peggioramento della
qualità dei rapporti lavorativi, condizioni di lavoro, precarizzazione,
sicurezza e come da altre parti aumenta la quota di disoccupazione giovanile,
con i tanti lavoratori e lavoratrici “maturi” inchiodati al loro posto di
lavoro e incavolati con la
Fornero e con la sua deleteria riforma delle pensioni. In
conclusione è chiaro che in assenza, da oltre 20 anni, di una seria e profonda politica industriale nazionale, le
aziende italiane faticano di più che da altri parti, dove la coesione è un
elemento usato, proprio per superare meglio le difficoltà. Inoltre sarebbe bene
che tutta l’Eurozona, che ha perso in generale all’incirca il 20% della quota di lavoro manifatturiero, si attrezzasse politicamente in senso generale, sociale,
economico, industriale, ambientale, ecc..ecc. La moneta unica da sola non
basta.