03 ottobre 2012

Quale produttività...parte seconda

Il pezzo "Quale produttività?" lo avevo inviato a varie testate giornalistiche locali e territoriali, che lo hanno pubblicato nella parte "Lettere". Il Direttore di una di queste testate ha risposto in allegato al mio scritto sollevando alcuni interrogativi. Per primo, sul lavorare meno per lavorare tutti, lo ritiene un concetto incompleto perchè manca la parte salario inerente alla riduzione di orario. Per secondo, dopo una ampia descrizione tecnica sula validità dei Contratti di Solidarietà, che è una tipologia di ammortizzatore sociale per tutelare l'occupazione a fronte di crisi aziendali, chiede cosa succederà allo loro scadenza se le eccedenze di personale saranno confermate. Ho risposto allo stesso Direttore ampliando i ragionamenti, per altro già chiari nel primo pezzo, per evidenziare le possibili oppurtunità se ci fosse una reale azione riformista, che ritengo necessaria. Incollo sotto la risposta.
Angelo Gentilini

Egregio direttore, La ringrazio di aver trovato degli elementi per rispondere in allegato alla mia precedente lettera inviataLe, che parlava di competitività, produttività, lavoro. I quesiti da Lei sollevati trovavano gia la risposta nel mio scritto e sono osservazioni frutto di un pensiero verticale e legato agli strumenti e ammortizzatori sociali vigenti in Italia, che per altro questo Governo ha indebolito. Io cerco di ragionare in modo orizzontale e con una prospettiva realmente riformista a sostegno del nostro futuro. E’ ovvio che il problema dell’orario di lavoro e del salario non può essere giocato solo sull’asse azienda-lavoratore, perché come già spiegavo in Italia il costo del lavoro e la tassazione del profitto commerciale è il più alto tra i Paesi dell’Ocse. Va rivisto e reiquilibrato tutto il sistema Italia e da li possono arrivare innumerevoli risorse. Detto questo voglio far notare che nel 2008/09 alla Volkswagen, in Germania, per superare la crisi erano scesi alla media di 27 ore settimanali, con la sola perdita dello 0,5% dello stipendio, il resto coperto da aziende e dallo Stato. Inoltre sempre i metalmeccanici tedeschi, a fronte di un orario medio settimanale di 35 ore, hanno stipendi che vanno da 2.300 a 3.000 euro, cioè il doppio degli italiani che lavorano in media 37,5 ore a settimana. Faccio anche notare che da anni i lavoratori italiani si sono visti decurtare lo stipendio, a fine anni 70 nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti andava redistribuito il 74% del Pil e il debito pubblico era al 60%, ora nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti va solo il 45% del Pil e nonostante ciò il debito pubblico è arrivato al 123%. E allora chi ha fatto il buco? Chi è responsabile del disastro finanziario italiano? E ancora l’Istat afferma che gli aumenti contrattuali sono fermi al 1,8% e non si recupera l’inflazione che è al 3,3%; mentre si sa anche che sono lievitati i compensi dei Dirigenti, Manager e super Manager, nel migliore dei casi dal 10% in su. E’ un problema o no se in Italia in tempo di crisi le 600.000 famiglie più ricche del Paese hanno raddoppiato attraverso la speculazione finanziaria il loro potere economico, chiudendo anche degli stabilimenti e aziende? La mancata redistribuzione della ricchezza sta impoverendo sempre più strati sociali e arricchendo a dismisura alcune fascie di cittadini, e dal momento che il mercato italiano è all’80% legato alla domanda interna e solo il 20% all’export è evidente che se si persevera su questa linea, tra l’altro la trovo in tanti casi anche un tantino anticostituzionale, si aumenta lo stato di recessione economica. Questi sono problemi troppi seri ed importanti per tutti noi ed occorre conoscenza, chiarezza, onestà ed indipendenza politica-culturale, dobbiamo uscire tutti dagli steccati in cui viviamo e portare le nostre menti e i nostri cuori oltre quegli steccati per ripensare in modo collettivo e per il bene comune. Infine ritengo positivo rilanciare il dibattito su queste tematiche e penso sia compito primario della politica risolvere e dipanare le matasse e parlo della buona politica, perché la cattiva ci ha portato a tanto. Con stima e affetto, buon lavoro Sig.Direttore….
dal lettore Angelo Gentilini