28 dicembre 2024

"Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme." (Alcide Cervi, padre dei 7 fratelli)

I sette fratelli Cervi erano contadini e antifascisti, fucilati dai repubblichini a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943 per la loro attività partigiana e perciò decorati di Medaglia d'argento al Valor Militare “alla memoria”: originari di Campegine, si chiamavano Gelindo (nato il 7 agosto 1901), Antenore (30 marzo 1904), Aldo (9 febbraio 1909), Ferdinando (19 aprile 1911), Agostino (11 gennaio 1916), Ovidio (13 marzo 1918) ed Ettore (2 giugno 1921).

Figli di Alcide (1875-1970) e di Genoeffa Cocconi (1876-1944), erano cresciuti in una famiglia cattolica (il padre fu iscritto ai giovani dell'ACI e al Partito Popolare), i cui valori democratici si tradussero in immediata opposizione al fascismo.

La loro vicenda è una delle più emblematiche della Resistenza ed è nota a livello internazionale grazie anche all’autobiografia paterna, tradotta in molte lingue.

Il 14 novembre 1944, la madre Genoeffa Cocconi muore per le conseguenze di un infarto avuto un mese prima, il 10 ottobre 1944, quando i fascisti tornarono nuovamente a dar fuoco alla casa dei Cervi, nella quale erano rimasti due vecchi, quattro donne e undici bambini. "Genoeffa quando vide le fiamme, risentì quella notte, quegli spari, quei figli con le mani alzate nel cortile, e gli addii, e il furgone che parte. Così cadde di colpo e il cuore non resse, le era venuto l'infarto. Rimase a letto un mese e morì il 14 novembre, senza avere conoscenza" (Alcide Cervi, i miei sette figli, pag. 88). 

Solo nell'ottobre del 1945 Alcide Cervi potrà far sì che venga celebrato un funerale solenne per i suoi figli. Nel pomeriggio del 28 ottobre, dopo la manifestazione di affetto dei cittadini emiliani, i feretri dei fratelli sono portati al cimitero di Campegine. In questa occasione papà Cervi pronuncerà la celebre frase: "dopo un raccolto ne viene un altro".

Per il suo impegno partigiano e per quello dei suoi figli, gli fu consegnata una medaglia d'oro creata dallo scultore Marino Mazzacurati. La medaglia reca da un lato l'effigie di Alcide Cervi e dall'altro un tronco di quercia tra i cui rami spezzati compaiono le 7 stelle dell'orsa. Durante la consegna, Alcide pronunciò un discorso di cui sono ancora ricordate queste parole: 

"Mi hanno sempre detto... tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta... la figura è bella e qualche volta piango... ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo". 

Il 27 marzo 1970, all'età di 95 anni, Alcide Cervi si spegne: oltre 200 000 persone si riuniranno a Reggio Emilia per salutarlo per l'ultima volta.

Angelo Gentilini