Sono ben 65 i giorni di attesa per una visita nella sanità pubblica, 7 giorni nel privato, 6 in intramoenia (attività extra orario a pagamento dei medici ospedalieri nelle stesse strutture pubbliche). A dirlo è l’Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali. Si tratta di una ricerca commissionata dalla Funzione Pubblica Cgil e condotta dal centro C.R.E.A. Sanità. È la prima indagine che confronta tempi e costi nell’arco di 3 anni su un campione di oltre 26 milioni di cittadini in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania. Per rispondere al drammatico allungamento dei tempi di attesa, su tutto il territorio nazionale il sindacato si sta mobilitando. A Lucca nella sottoscrizione lanciata dalla Cgil sono state raccolte 8mila firme che verranno presto consegnate alla direttrice della Asl Toscana Nord Ovest, proprio per dire stop alle liste d’attesa infinite. «Un risultato importante – commenta Francesco Fontana, segretario del sindacato pensionati della Cgil – frutto del lavoro fatto dallo Spi e dalla Cgil che ha trovato riscontro nelle persone che troppo spesso, dopo la valutazione dello specialista e l’impegnativa del medico di famiglia, si vedono proporre appuntamenti anche a un anno di distanza». Le buone pratiche per abbattere i tempi di attesa in ambito sanitario ci sono. Spesso il segreto è nell’organizzazione. Fontana spiega che i sistemi che funzionano meglio sono quelli che vedono la presa in carico diretta delle persone da parte dei medici di famiglia e degli specialisti. Il report voluto dalla Funzione Pubblica prende in considerazione 11 prestazioni senza esplicita indicazione di urgenza. Si va dai 22,6 giorni per una radiografia a una mano o una caviglia ai 96,2 per una colonscopia. Le stesse prestazioni, effettuate in intramoenia o in privato registrano invece attese decisamente ridotte: 4,4 e 6,7 nel primo caso, 3,3, e 10,2 nel privato. Il direttore di C.R.E.A. Sanità, Federico Spandonaro commenta così il dato: “la tempestività di accesso sembra una condizione garantita dal Servizio Sanitario Nazionale solo per le prestazioni urgenti. Mentre diventa di fatto un servizio a pagamento nei casi restanti che sono prevalenti numericamente”. I sindacati in molte regioni hanno siglato protocolli di intesa con le Asl per avviare tavoli di confronto sul tema, verifica e monitoraggio delle politiche sanitarie e per sollecitare le direzioni sanitarie a trovare una soluzione. In Toscana, per fare solo un esempio, Cgil Cisl Uil hanno siglato un protocollo di intesa con la Direzione Asl Toscana Nord Ovest e con la Conferenza dei sindaci per l’istituzione programmata di tavoli comuni di confronto che si riuniranno a cadenza mensile. www.libereta.it/sanita-liste-dattesa
Angelo Gentilini, da info www.libereta.it
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