Cgil,
Cisl e Uil hanno presentato alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri e al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali una
proposta unitaria sui temi al centro del confronto della fase due
sulla previdenza. Le proposte intendono superare le attuali rigidità
e favorire il turn over generazionale per rendere più equo l’attuale
sistema previdenziale. Pedretti (Spi Cgil): «Continuiamo a lavorare
e ci attendiamo risposte chiare e certe».
Le proposte:
Cgil,
Cisl e Uil chiedono il blocco
dell’adeguamento all’aspettativa di vita,
previsto per il prossimo 2019, e che al contempo si avvii un tavolo
di studio per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità
e le peculiarità di tutti i lavori. Per sostenere
le future pensioni dei giovani,
i sindacati propongono l’utilizzo di uno strumento che,
valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il
futuro reddito previdenziale e, contemporaneamente, che si superino
gli attuali criteri previsti nel sistema contributivo, una vera e
propria penalizzazione per i lavoratori con redditi più bassi. È
necessario porre
fine alle disparità di genere che
ancora penalizzano le donne nel nostro Paese. Un intervento sul solo
meccanismo dell’Ape sociale è riduttivo, occorre una misura più
ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio,
fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus
contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni
delle donne. È fondamentale il rilancio
delle adesioni della previdenza complementare estendendo
la fiscalità incentivante, prevista per i lavoratori privati, anche
a quelli del settore pubblico. Occorre operare, finalmente,
una separazione
contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale al
fine di dimostrare che la spesa per pensioni, in Italia, è sotto la
media europea. Bisogna, poi, varare subito una riforma
della governance dell’Inps e dell’Inail per
realizzare un sistema efficiente, trasparente e partecipato.Cgil,
Cisl e Uil chiedono, infine, il ripristino
della piena indicizzazione delle pensioni introducendo
un nuovo paniere e recuperando quanto perso in questi anni.
Dalla Festa Liberetà dello Spi Cgil Toscana, a Pistoia, ieri è intervenuto sull'argomento con un post sul suo profilo Fb il Segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti: «Proprio oggi Cgil, Cisl e Uil hanno inviato un documento con le richieste che avanziamo al governo. Continuiamo a lavorare e ci attendiamo delle risposte chiare e certe».
www.facebook.com/SindacatoPensionatiCGIL
"Nel caso che il Governo non accolga le istanze e proposte unitarie di Cgil, Cisl e Uil, ricordo che dal 2019 è previsto l'aumento della speranza di vita di 5 mesi e per la pensione di vecchiaia si passerà dai 66 anni e 7 mesi attuali a 67 anni. Mentre per le cosiddette pensioni anticipate determinate dai contributi lavorativi si passerà per gli uomini dagli attuali 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi. Inoltre sono previsti ulteriori scatti di 2 mesi ogni 2 anni e sempre dal 2019 per l'adeguamento dei nuovi coefficienti di trasformazione i nuovi assegni pensionistici a parità di età in uscita dal lavoro caleranno del 4-5%. Detto questo tra i paesi europei e OCSE i lavoratori e lavoratrici italiane hanno l'orario di lavoro e l'età pensionabile più alta, con gli stipendi più bassi."
"Nel caso che il Governo non accolga le istanze e proposte unitarie di Cgil, Cisl e Uil, ricordo che dal 2019 è previsto l'aumento della speranza di vita di 5 mesi e per la pensione di vecchiaia si passerà dai 66 anni e 7 mesi attuali a 67 anni. Mentre per le cosiddette pensioni anticipate determinate dai contributi lavorativi si passerà per gli uomini dagli attuali 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi. Inoltre sono previsti ulteriori scatti di 2 mesi ogni 2 anni e sempre dal 2019 per l'adeguamento dei nuovi coefficienti di trasformazione i nuovi assegni pensionistici a parità di età in uscita dal lavoro caleranno del 4-5%. Detto questo tra i paesi europei e OCSE i lavoratori e lavoratrici italiane hanno l'orario di lavoro e l'età pensionabile più alta, con gli stipendi più bassi."
Angelo
Gentilini.