L’acqua “puzzona” di Regina
IMOLA - Le sorgenti d’acqua sulfurea sulla riva destra del Santerno, tra il Parco Acque Minerali e la Tosa, furono chiamate “Regina”, dal nome di chi per primo le aveva sfruttate. Il luogo è stato frequentato per anni per mangiare piadine, giocare a bocce o a carte. Il tutto condito con un buon bicchiere d’acqua “puzzona”. Con i lavori di recinzione dell’Autodromo il luogo è stato abbandonato e la fonte interrata. Nella foto, che risale al 1942, la signora Giovannini (madre di Peppino il ciclista, il cui negozio era situato in via Stagni), versa l’acqua “puzzona” in un bicchiere, accanto a Tonino Dal Pozzo, soprannominato «Gazzetta» (probabilmente per il fatto che, dal 1930, distribuiva giornali). www.sabatosera.it/lacqua-puzzona-di-regina
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Gioacchino Cerchiari scoprì nel 1830 delle sorgenti curative di acque sulfuree e marziali che resero il luogo immediatamente popolare. Le acque minerali furono scoperte lungo il rio Ghiandolino ai piedi della collina del Castellaccio. Analizzando queste acque, il medico Cerchiari capì che se bevute avevano effetti positivi sulla salute del corpo. Le sorgenti scoperte sono acque mineralizzate e non minerali visto che sono a temperatura ambiente e contengono una concentrazione di ferro e zolfo disciolto. Le acque minerali invece sgorgano ad alte temperature. Le sorgenti erano in origine 4 di cui due ferruginose e due solfuree. Le acque ferruginose o marziali (gli antichi chiamavano marte il ferro) derivano il loro nome dalla colore rosso, dato dalla quantità di Cu in dissoluzione; Cerchiari dice che al momento della scoperta: “La portata della sorgente è abbondante, la temperatura di 14 gradi, il sapore è detto marziale, l'acqua non ha odore ed è limpida”. Queste acque servivano a migliorare la funzioni dell'apparato digestivo e a curare alcune malattie del sangue come l'anemia. Le acque sulfuree sono descritte da Cerchiari in questo modo: “La sorgente ha portata abbondante; la temperatura è sui 12°, il sapore e l' odore epatico (spiega ben..), limpida.” Queste acque a suo parere avevano proprietà curative sia per l' intestino che per i polmoni, oltre a migliorare la pelle... doc.mode.unibo.it/sites/classe.pdf
Gioacchino Cerchiari scoprì nel 1830 delle sorgenti curative di acque sulfuree e marziali che resero il luogo immediatamente popolare. Le acque minerali furono scoperte lungo il rio Ghiandolino ai piedi della collina del Castellaccio. Analizzando queste acque, il medico Cerchiari capì che se bevute avevano effetti positivi sulla salute del corpo. Le sorgenti scoperte sono acque mineralizzate e non minerali visto che sono a temperatura ambiente e contengono una concentrazione di ferro e zolfo disciolto. Le acque minerali invece sgorgano ad alte temperature. Le sorgenti erano in origine 4 di cui due ferruginose e due solfuree. Le acque ferruginose o marziali (gli antichi chiamavano marte il ferro) derivano il loro nome dalla colore rosso, dato dalla quantità di Cu in dissoluzione; Cerchiari dice che al momento della scoperta: “La portata della sorgente è abbondante, la temperatura di 14 gradi, il sapore è detto marziale, l'acqua non ha odore ed è limpida”. Queste acque servivano a migliorare la funzioni dell'apparato digestivo e a curare alcune malattie del sangue come l'anemia. Le acque sulfuree sono descritte da Cerchiari in questo modo: “La sorgente ha portata abbondante; la temperatura è sui 12°, il sapore e l' odore epatico (spiega ben..), limpida.” Queste acque a suo parere avevano proprietà curative sia per l' intestino che per i polmoni, oltre a migliorare la pelle... doc.mode.unibo.it/sites/classe.pdf
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A fine anni 70, quando correvo in bici tra i dilettanti, avevamo preso l'abitudine, a fine allenamenti, di andare a bere una borraccia di acqua "puzzona" e un'altra la portavamo a casa per berla al pomeriggio. Confermo che, dopo il primo periodo di adattamento al sapore, a me e agli altri corridori sembrava che quest' acqua facesse molto bene come disintossicante epatico e per l'intestino. Quando queste fonti sono state chiuse mi è dispiaciuto molto e credo che fossero una particolarità e una ricchezza del nostro territorio.
A fine anni 70, quando correvo in bici tra i dilettanti, avevamo preso l'abitudine, a fine allenamenti, di andare a bere una borraccia di acqua "puzzona" e un'altra la portavamo a casa per berla al pomeriggio. Confermo che, dopo il primo periodo di adattamento al sapore, a me e agli altri corridori sembrava che quest' acqua facesse molto bene come disintossicante epatico e per l'intestino. Quando queste fonti sono state chiuse mi è dispiaciuto molto e credo che fossero una particolarità e una ricchezza del nostro territorio.
Angelo Gentilini