Sulle strade italiane ogni anno i ciclisti sono coinvolti in 15/16.000 incidenti e ogni giorno 1 ciclista muore e 40 sono feriti. Il nostro Paese detiene la più alta media di auto pro-capite, 600 per ogni 1000 abitanti, la media europea è di 463 su 1000. In Italia è costume usare l'auto anche per brevi spostamenti, pari al 52,8 % del totale e nonostante che negli ultimi 10 anni sono triplicati i Km in piste ciclabili urbane, per un totale di 3.227 Km, l'uso della bici è stabile al 3,8 %, molto sotto alla media europea. Bolzano e Ferrara sono le eccellenze ciclistiche, Milano ha 74 Km di ciclabili contro i 740 Km di Monaco e i 1000 Km di Vienna, due città similari. Siamo in rosso anche nelle bici pubbliche disponibili, Modena è tra le più virtuose con un rapporto di 1 a 1000, ma per esempio Parigi è a 1 a 100 e Lione 1 a 160.
Purtroppo in Italia manca la volontà, in tanti territori, di proporre i percorsi ciclistici extra urbani, come da decenni succede nelle altri parti d'Europa. Da anni sostengo che tali infrastrutture, oltre che a migliorare la sicurezza degli utenti stradali, sono un grande elemento a sostegno dello sviluppo turistico e del vivere civile, sociale e paesaggistico.
Ma, ma, ma in Italia, super potenza del G8, mancano i soldi. Soldi che in altri Paesi, anche più poveri, sono disponibili e soprattutto spesi meglio. Il musicista, scrittore e ciclista, Andrea Satta, su l'Unità ha richiamato l'insieme dei ciclisti per sostenere delle battaglie comuni e ha raccontato un'esperienza vissuta dal mitico C.T. della Nazionale di ciclismo, Alfredo Martini: "Ci stavamo allenando per il mondiale nei dintorni di Copenhagen, io, Coppi, Bartali e altri. La Polizia danese ci fermò e ci invitò a continuare l'allenamento sulla strada ciclabile e non su quella destinata alle auto. ERA IL 1949!!!".
Sarebbe ora che, in questo BEL-PAESE, chi di dovere sviluppasse dei progetti o almeno ci desse delle SPIEGAZIONI CREDIBILI e SOSTENIBILI.