Condivido l'articolo di Alfiero Grandi:
Tremonti aveva spergiurato che la nuova legge di bilancio non avrebbe più subito assalti alla diligenza, come era accaduto con le leggi finanziarie in passato.
Tremonti aveva raccontato questa favoletta più volte negli anni passati e spesso era stato anche creduto.
Basta ricordare che nel 2008 - in occasione della prima manovra economico-finanziaria d’estate del Governo Berlusconi - aveva affermato che addirittura i conti pubblici sarebbero rimasti in ordine per gli anni a venire, cosa che come sappiamo si è rivelata non vera.
Per la legge di stabilità (ex finanziaria) che in questi giorni è all’esame del parlamento, Tremonti aveva affermato che si sarebbe discusso solo di tabelle: entrate ed uscite. Nulla più.
Al primo traballamento della maggioranza il Ministro dell’Economia ha cambiato opinione ed ha deciso di anticipare la manovra (pomposamente) definita per lo sviluppo, che altrimenti sarebbe stata relegata ad un altro provvedimento a fine anno.
In realtà, come era prevedibile, la manovra per lo sviluppo è un modestissimo alleggerimento dei tagli già decisi agli Enti locali e alle Università.
Le altre misure sono alcuni, parziali rifinanziamenti di provvedimenti che già esistono come, ad esempio, la proroga degli ammortizzatori sociali. Non mancano trucchi contabili e finzioni. Ad esempio se i soldati italiani restano in Afghanistan come in altre parti del mondo occorre provvedere al finanziamento delle missioni militari, mentre la proposta del Governo è di finanziarle per soli 6 mesi. Dopo chi vivrà provvederà. In realtà sotto il profilo del bilancio dello Stato è semplicemente una finzione perché è chiaro che le missioni militari all’estero dureranno anche nel secondo semestre del 2011. Dello stesso tipo è rinnovare solo per alcuni mesi l’intervento finanziario per ridurre i ticket sulla diagnostica , anche in questo caso viene lasciato a chi verrà il cerino in mano.
Questo modo di fare i conti è devastante perché sottovaluta sistematicamente spese pressochè obbligate e certe. E’ la classica polvere nascosta sotto il tappeto.
Tremonti continua inoltre con la sua tecnica di trovare meno soldi di quanto sarebbe necessario in modo da costringere a rinunciare ad alcuni interventi o a ridurre la portata di quelli previsti. Infatti giorno dopo giorno calano le disponibilità iniziali promesse, ad esempio per l’Università si è già scesi da un miliardo di euro a 800 milioni.
Con questa tecnica, che non affronta i problemi, Tremonti prepara le misure per la ripresa, naturalmente si fa per dire. Mentre dovrebbe decidere quali sono le misure necessarie e cercare di conseguenza le risorse per finanziare gli interventi.
Solo così si spiega come il Ministro possa arrivare ad escludere dalla legge di stabilità, e quindi per il prossimo anno, le detrazioni fiscali al 55 % per aumentare l’efficienza energetica e quindi ridurre le importazioni di prodotti petroliferi.
La detrazione fiscale del 55 % ha avuto per unanime riconoscimento effetti positivi sia per il minore consumo di energia, che per gli investimenti privati che mette in moto e per l’occupazione che crea. Di questi tempi dovrebbe essere una misura prioritaria visto che unisce convenienza economica, risultati ambientali e occupazione. Invece questa misura viene esclusa e se non verrà reintrodotta sarà un ulteriore colpo all’occupazione che già è arrivata all’11 %.
Perché Tremonti agisce in questo modo ? Coprendo con frasi ad effetto l’assenza sostanziale di provvedimenti di sostegno allo sviluppo e all’occupazione ?
La ragione è che Tremonti non può contraddire la linea fin qui seguita dal Governo. Per farlo dovrebbe mettere sotto tiro le rendite finanziarie, i redditi più alti che nella crisi hanno guadagnato, gli evasori che sono stati premiati con lo scudo fiscale a prezzi di favore.
In altre parole il Ministro avrebbe dovuto mettere sotto tiro esattamente chi è stato beneficiato in questi anni dal Governo e che appartiene al suo elettorato. Senza misure di riequilibrio nel prelievo fiscale, senza fare pagare chi può farlo mancano le risorse per aiutare la ripresa e l’occupazione. Queste misure non esistono perché mancano i finanziamenti e i finanziamenti mancano perché il Governo non vuole e non può chiederle a chi lo sostiene. Infatti se si può solo raschiare un altro poco il barile questo è più o meno il risultato possibile.
Così la ripresa non sarà aiutata, l’occupazione continuerà a segnare il passo.
In realtà questa rachitica legge di stabilità conferma che il problema principale è politico. Con questo Governo e con questo Ministro dell’economia l’Italia resterà al palo e il deterioramento delle attività produttive e dell’occupazione continuerà.
In altre parole l’Italia paga un prezzo pesante per questo Governo ma anche per questo Ministro dell’Economia.
L’opposizione dovrebbe occuparsi di questo, indicando una speranza per il futuro, facendo intendere agli italiani che questa non è l’unica minestra che può passare il convento e che un’alternativa è possibile, dura, ma possibile.
di Alfiero Grandi