È
una strage che sta passando quasi sotto silenzio, nel costante flusso
di preoccupanti aggiornamenti sull’emergenza coronavirus nel nostro
Paese. È quella che si sta consumando in queste ore in molte case
di riposo in Lombardia, nelle Marche, in Emilia Romagna, in Toscana
dove il virus si sta diffondendo tra gli ospiti delle strutture
residenziali in maniera incontrollata. Le notizie, spesso
frammentarie, e i numeri che arrivano da alcune di queste strutture
sono agghiaccianti e mostrano l’emergenza nell’emergenza che si
sta aprendo in queste ore, e a cui le autorità e le stesse strutture
sembrano del tutto impreparate, nonostante gli appelli lanciati nei
giorni scorsi dai sindacati dei pensionati. “Le
case di riposo sono delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte
ad esplodere, con 500mila anziani in condizioni di grande fragilità
che rischiano di essere contagiati”, è l’allarme che lancia lo
Spi-Cgil, di fronte all’aumento esponenziali di casi coronavirus
nelle strutture residenziali. “Quando
il virus entra in questi luoghi fa inevitabilmente una strage, come
purtroppo sta già avvenendo in diverse parti d’Italia. Ci
appelliamo per questo al governo, alla Protezione civile, alle
Regioni e ai Comuni perché prendano con urgenza tutte le iniziative
necessarie a scongiurare uno scenario che altrimenti rischia di
diventare drammatico. Da troppe parti infatti ci segnalano che il
personale socio-sanitario non è sufficientemente dotato dei
dispositivi di protezione individuale, aumentando così le
possibilità di contagio”. La tragedia di Mediglia, in provincia di
Milano, nella casa di riposo di Mombretto, i decessi di pazienti a
causa del coronavirus sono 45, da quando, alla fine di febbraio sono
emersi i primi casi di infezione. Quasi un terzo del numero totale di
posti letto della struttura, che ammonta a 150. È stato il sindaco
Paolo Bianchi ad denunciarlo. La testimonianza di Cinzia Bisoni,
raccolta dal Quotidiano nazionale, figlia di una donna ricoverata
nella struttura è terribile. “Non hanno voluto darci i numeri
ufficiali, ma fra noi familiari ci parliamo e vediamo cosa sta
accadendo, dai fatti di cui siamo stati testimoni in prima persona
all’andirivieni di carri funebri che fa presagire una situazione
ormai fuori controllo. Pare un lazzaretto. Io posso vedere mia madre
solo da dietro la finestra della stanza in cui è ricoverata al primo
piano. Dalla strada la saluto e cerco di farle coraggio. Sono
disperata”. “Un
altro grave problema da affrontare – segnala lo Spi Cgil – è
quello della solitudine di questi anziani. La maggior parte di loro
infatti non ha più alcun contatto con le proprie famiglie e si sente
abbandonata. Chiediamo per questo che si preveda uno stanziamento di
risorse per dotare queste strutture di strumenti tecnologici con cui
far comunicare gli ospiti con l’esterno”. In
zona Milano Corvetto, il sesto piano della Rsa Virgilio Ferrari è in
quarantena e sono stati registrati quattro decessi. A Vimercate, il
comunicato stampa della Casa Famiglia San Giuseppe annunciava un caso
di contagio già il 5 marzo. A Brescia il contagio ha toccato già
diverse strutture: dalla casa di riposo di Barbariga le ultime
notizie parlano di 7 morti su 33 ospiti. Stesso copione nella
struttura per anziani della Fondazione Villa G.Padovani di Quinzano
d’Oglio: 18 morti in casa di riposo dall’inizio dell’epidemia,
5 in un solo giorno martedì scorso. Qualche giorno fa, lo Spi Cgil,
la Fnp Cisl e la Uilp Uil della Lombardia avevano messo in guardia la
Regione Lombardia, giudicando una “follia” la delibera che
autorizza l’impiego delle Rsa per il ricovero dei pazienti con
Covid 19 anticipatamente dimessi: “Si rischia la diffusione
incontrollata del virus, non diventino gli anziani più fragili le
vittime sacrificabili all’emergenza”. Strutture in emergenza. La
diffusione dell’epidemia, non risparmia il personale, aggravando la
situazione delle strutture, dove spesso gli anziani non
autosufficienti sono la maggioranza. Nel Forlivese, nella casa di
riposo ‘Pellegrino Artusi’ di Forlimpopoli, su 35 ospiti attuali
della struttura i positivi al coronavirus sono 25. Due sono deceduti
nei giorni scorsi. Colpiti anche otto fra infermieri e ausiliari, due
dei quali si trovano isolati in struttura sanitaria, mentre gli altri
si trovano a domicilio. La casa di riposo è stata isolata dal resto
della cittadina e si provvede a rifornirla di tutti i beni necessari
ma è impossibile mantenere la distanza di sicurezza fra personale e
ospiti, diversi dei quali debbono essere imboccati e accompagnati in
bagno. Dalle Marche sono stati i tre sindacati dei pensionati di
Cgil, Cisl e Uil a lanciare ieri l’allarme: “Le notizie che
arrivano dalle strutture residenziali sono molto allarmanti. Molti
ospiti risultano contagiati e ad alcuni di loro, come sappiamo, il
virus non ha lasciato scampo”. Il primo caso noto, raccontato dalla
stampa nei giorni scorsi, è stato quello della residenza assistita
di Cigoli, dove gli assistiti contagiati sono 37 su 40, e i morti
sarebbero due. “Stiamo vivendo una situazione drammatica – ha
detto il sindaco Michele Vittori – non siamo in grado di portare in
ospedale gli ospiti positivi della nostra casa di riposo. I malati
sono stati visitati dai medici di famiglia: ci è stato detto che non
si registrano dei sintomi che possano portare al ricovero
ospedaliero. Non riusciamo a trovare nuovi operatori e infermieri, e
il nostro ospedale, depredato di risorse dal mese di giugno, non è
in grado di aiutare a spegnere questo vero e proprio focolaio”. Altre
segnalazioni arrivano dal padovano, e cioè da Merlara (6 anziani in
ospedale e 4 deceduti), Galzignano (20 ospiti su 120) e Monselice
(alcuni ricoverati) e da Comeana in provincia di Prato (2 morti e 6
anziani positivi in isolamento). Urge la necessità di correre al più
presto ai ripari: un anziano su tre dei circa 500mila anziani
ricoverati nelle settemila strutture della penisola, vive nelle zone
di maggiore contagio. Si intervenga ora se non si vuole rischiare
l’ecatombe.
Per segnalare casi o raccontare le vostre testimonianze, scrivete a questa e-mail: antonio.fico74@outlook.com
Angelo Gentilini, da info www.libereta.it
Per segnalare casi o raccontare le vostre testimonianze, scrivete a questa e-mail: antonio.fico74@outlook.com
Angelo Gentilini, da info www.libereta.it