28 settembre 2015

Il problema degli aiuti di Stato.

Gli insegnamenti che derivano dal caso della multiutility lombarda A2A. La continua violazione delle regole derivanti dal principio della concorrenza comunitaria, di ANNA SALFI, Segreteria Cgil Emilia Romagna.
Che le politiche neoliberiste e il dominio della finanza sull’economia reale abbiano avuto un ruolo preminente nello scatenarsi della crisi sembra fatto ormai acquisito. Altrettanto lo è la convinzione che la politica – in senso lato – abbia perso il controllo e gran parte del suo ruolo nel governo e nell’indirizzo della realtà economica, così come la sua stessa leadership. Oggi, le ricette confuse, incerte e contraddittorie che provano a cavalcare “the beast”, ovvero la bestia di un capitalismo rapace e distruttivo mostrano tutta la loro inefficacia e il loro caos. La Cgil, con il suo progetto di Piano del lavoro e con l’elaborazione a questo sottintesa, ha proposto una sua linea e la sua idea per cambiare questo stato di cose e per uscire dalla crisi con la contemporanea riduzione delle vecchie e nuove diseguaglianze. Una ricetta anticiclica, che qualcuno ha voluto definire neo-keynesiana, che si fonda prioritariamente su un ruolo attivo e propulsivo dello Stato nell’economia. D'altro canto, se la politica – in senso nobile – e lo Stato – in senso lato – non dovessero almeno ambire al governo dell’economia e si accontentassero di arginare il possibile, offrendo una sostanziale e palese acquiescenza alle dinamiche darwiniane del mercato libero, a cosa servirebbero? Ma, per fare ciò, non basta pensarsi nei ristretti confini statuali o, ancor meno, regionali o locali e il caso recentissimo del recupero di Aiuti di Stato illegali che dall’Ue viene rivendicato per la multiutility A2A, dovrebbero convincerci definitivamente – se mai ce ne fosse ancora bisogno – che i confini europei sono solo il perimetro minimo di riferimento di cui tener conto. La normativa Ue sugli Aiuti di Stato, che garantisce il principio comunitario della concorrenza, serve a evitare misure protezionistiche nei confini europei e determina il recupero di quegli aiuti, incentivi, esenzioni, agevolazioni che i singoli Stati abbiano deliberato per favorire iniziative e imprese, come sono anche le multiutility. Il caso A2A – oggi alla ribalta – ci dice come gli incentivi dati sotto diverse forme a queste imprese, per favorirne l’aggregazione o l’imprenditorialità sono stati spesso realizzati in violazione delle regole derivanti dal principio della concorrenza comunitaria e oggi vengono recuperate, richiedendo anche molti anni dopo cifre enormi allo Stato di riferimento che si rivale sull’azienda stessa.
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Angelo Gentilini, da www.rassegna.it