14 settembre 2015

"Un Paese in manette"

Evidenzio una datata ma sempre attuale analisi sul sistema politico affaristico italiano di Alberto Forchielli, intervistato da Michele Mengoli per Oblòg il 12 maggio 2014.  Analisi che condivido, anche se io sono cresciuto proletario e lui manager internazionale. (Angelo Gentilini)

 Alberto Forchielli, lo sapete bene, è uno che non ha peli sulla linguaSiccome in Italia, ogni santo giorno, qualche super-potente finisce in galera per corruzione, rapporti con la malavita organizzata o perché ha provato (riuscendoci) a rubare i soldi degli italiani, proviamo a sentire cosa ne pensa.
Alberto, ma ti sembra normale tutto questo tintinnar di manette? “Michele, cazzo, ma ormai è nel nostro DNA. L’italiano ha subito una mutazione genetica. Parliamoci chiaro, in Italia, per gli onesti non è possibile ricoprire certe posizioni. Ci capiti giusto se loro si sono sbagliati, ma se scoprono che sei onesto, ti fanno saltare immediatamente.” Perché il sistema rifiuta gli onesti? “Perché gli onesti sono pericolosi! Se sei onesto e quindi non sei ricattabile, per loro diventi pericolosissimo. È anche vero che in un mondo di disonesti, tu non puoi essere l’unico onesto. Perciò, se vuoi stare lì, su quella determinata poltrona, devi scendere a compromessi, devi diventare disonesto come loro. Soprattutto, in questo strampalato carrozzone di Paese, la corruzione è necessaria per la sopravvivenza del sistema.” Tutta questa corruzione da dove arriva? “In Italia la corruzione c’è sempre stata. C’era anche durante il ventennio fascista, anche se in forma minore. Il momento più alto, come senso di onestà, lo abbiamo vissuto durante il dopoguerra, con la ‘Great Generation’. Poi negli Anni Sessanta e Settanta la corruzione è esplosa. L’onestà si è persa dentro i Partiti politici, soprattutto con il mancato ricambio dei politici. La Guerra Fredda e la non alternanza della classe politica hanno radicato la mutazione genetica degli italiani e il DNA adesso è questo.” Nessun risvolto positivo? “Sì, in parallelo, in Italia è sempre esistito pure il concetto del ‘buon funzionario’, anche con Mussolini. E difatti, tra le tante colpe che vengono attribuite a lui e ai gerarchi, non c’è quella dell’arricchimento personale. Hanno fatto un sacco di cazzate, ma non hanno rubato.” Quindi la colpa “originaria” è dei politici degli anni Sessanta e Settanta? “La DC doveva, per forza, stare davanti al PCI e allora si sono inventati il voto di scambio. La soluzione è stata quella di comprare i voti. Così sono nati i diritti sindacali incredibili, con i pensionati di 38 anni, e anche l’assurdo fenomeno dei Forestali a migliaia e migliaia.” Il voto clientelare. Tutto nasce da lì? “Sì. Purtroppo anche la collusione con la malavita. Io la chiamo la ‘filosofia popul-corruttiva’. Per un fenomeno che esplode in modo prepotente negli Anni Ottanta. Con i socialisti che non si vergognano più e lo rendono un manifesto programmatico, anche attraverso il famoso discorso di Craxi in Parlamento.” La necessità di comprare voti per non far vincere il PCI ha fatto degenerare geneticamente il Paese? “Il paradosso è che una volta caduto il Muro di Berlino poteva anche vincere Occhetto. A quel punto non fregava più niente nemmeno agli americani. Ma ironia della sorte è arrivato Silvio!” E non è servita nemmeno Mani Pulite? “Macché. Partiti, poteri forti, le mafie. Hanno fatto fuori Falcone e Borsellino e il vecchio sistema ha detto di no al cambiamento e oggi c’è un arresto al giorno.” Potrebbe andare peggio di così? Forse sì: stessa corruzione ma senza gli arresti. Chissà, forse, allora, c’è ancora speranza!
Approfondisci info: http://www.albertoforchielli.com/  http://www.lettera43.it/fatti/alberto-forchielli-il-profilo-del-manager