I pensionati italiani, a giusta ragione, continuano a
sostenere le proprie rivendicazioni su fisco, pensioni, lavoro, equità e
giustizia sociale. La richiesta dell’estensione del bonus di 80 euro per i
pensionati e per i cittadini incapienti è strettamente legata al fatto che i
pensionati italiani sono i più tartassati e tassati d’Europa. Dai calcoli fatti dallo Spi-Cgil nazionale su
un reddito di 13.000 euro, risulta che un pensionato nel 2014 pagherà quasi
1.000 euro in più di tasse nei confronti di un lavoratore attivo. Inoltre è da
rivedere il sistema di rivalutazione del potere d’acquisto delle pensioni,
ripristinando il modello applicato dal governo Prodi, frutto
dell’accordo del 2007 con i sindacati, che prevedeva la piena rivalutazione al
100% fino a cinque volte il minimo di pensione Inps, mentre ora è fermo a tre.
Se non si proteggono i pensionati dall’aumento dei prezzi, dalla elevata
tassazione e dal costo della vita in generale, da qui a breve, assisteremo all’avanzare di nuove povertà e
difficoltà, che coinvolgeranno anche i
redditi da pensione medio-bassi. Personalmente posso confermare che nel 2014,
in base allo sblocco della rivalutazione, il mio assegno mensile doveva
aumentare di 18 euro, invece a causa
dell’aumento delle addizionali Irpef regionali e comunali, ho subito un calo di
10 euro, che alla fine mi ha portato nel 2014 ad un differenziale negativo di
28 euro al mese. Restano ferme tutte le
criticità sulla riforma delle pensioni Fornero che, da subito, va cambiata per
favorire l’acceso dei giovani nel mondo del lavoro, prevedendo la flessibilità in uscita dal lavoro senza
penalizzazioni quando si hanno in dote, per esempio, 42 anni e oltre di
contribuzione e si caldeggia anche una risoluzione definitiva del problema
“esodati”. Si chiede che non ci sia
l’elevazione anagrafica per il diritto all’assegno sociale, che entro il 2021
salirà dagli attuali 65 a 67 anni. Si rimarca che il sistema previdenziale deve
restare pubblico e integrato con la
previdenza complementare, per arrivare alla definitiva separazione della
previdenza dall’assistenza, che deve andare a carico della fiscalità generale
perché spetta a tutti i cittadini. Sul reperimento delle risorse, invece di
continuare ad infilare le mani nelle tasche dei soliti noti pensionati e
lavoratori dipendenti, si consiglia una lotta dura e tolleranza zero contro
l’evasione fiscale, l’elusione, la corruzione, il riciclaggio, l’esportazione
illegale di capitali all’estero, il lavoro nero, una legge sul falso in bilancio e sul
conflitto di interesse. A chi dice di
voler cambiare in meglio questo Paese,
ricordo che la Cgil è in campo da oltre 114 anni e siamo disponibili al
confronto democratico, territorio su territorio , fino ai vertici governativi,
mettendo sui tavoli i nostri progetti, le nostre idee e i nostri valori. Nel contempo
deve essere chiaro che contrasteremo con
forza, chi e quanti, perseguono la continua riduzione dei diritti, dei pensionati, dei lavoratori e
lavoratrici, giovani e meno giovani, nel rispetto dell’immenso valore che si rispecchia nella solidarietà tra le
generazioni.