17 ottobre 2014

"Dite a Matteo Renzi dove eravamo e dove siamo"

In Italia i lavoratori e lavoratrici hanno, da sempre, dovuto  lottare duramente per rivendicare dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, approvata nel 1947. Negli anni 50/60 la Cgil e la sinistra italiana hanno lottato contro l’ondata di “Licenziamenti senza giusta causa”, lavoratori/ci colpevoli di essere iscritti alla Cgil e ai partiti di sinistra e che lottavano per la difesa dei loro diritti Costituzionali. A fine anni 60 la Fiom innescò il dibattito sulla democrazia sindacale, sulla rappresentanza e sulla partecipazione della base, temi ancora in agenda. Altro momento simbolico, nel 1968 alla Cogne di Imola, nonostante l’art. 37 della Costituzione parli chiaro, ci vollero 3 mesi di lotte con 120 ore di sciopero per veder applicato il diritto della “parità salariale tra uomini e donne”, ed altri diritti Costituzionali. Finalmente il 20 maggio 1970 entrò in vigore  lo "Statuto dei Lavoratori", già richiesto al Congresso Cgil del 1952 da Giuseppe Di Vittorio, recante “norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”. Nel 1981/82 furono  proposti , da DP , un referendum per estendere alle fabbriche con meno di 15 dipendenti l’art.18 e un secondo sulla liquidazione (TFR). Il primo non fu ammesso, il quesito non era univoco, il secondo vide un compromesso, proposto dalla Cgil, altre forze politiche di sinistra e condiviso anche da DP. Portò ad una legge che estendeva a tutti il diritto alla liquidazione pari ad una mensilità moltiplicata per gli anni di lavoro. Fu un buon risultato e c’è ancora oggi.  Nel 1990 , sempre sull’estensione alle piccole imprese dell’art.18, il referendum proposto fu ammesso. Una legge evitò la votazione. Rendeva la giusta causa necessaria per quasi tutti i licenziamenti (sebbene solo per le imprese con più di 15 dipendenti restava la tutela reale del posto, cioè la reintegra.) Negli altri casi veniva introdotta la compensazione monetaria. Che non c’era.  A marzo 2002, a Roma al Circo Massimo, oltre 3 milioni di persone hanno manifestato con la Cgil per difendere l'art. 18 e contro l'idea di trattare il lavoro come una merce: lavoro a termine, a progetto, intermittente, interinale, a chiamata, sempre e comunque lavoro precario. Nel 2003 si rinnovò la richiesta dell’ estensione dell’art. 18 alle piccole imprese . Votò solo poco più del 25% , ma furono pur sempre 10 milioni di voti , l’87 % votò si. Ed ancora, abbiamo contrastato il famigerato "Patto per l'Italia", proposto dai nuovi scudieri del neo-liberismo senza regole, dove lo sviluppo del Paese era legato al peggioramento di vita e di lavoro di gran parte di cittadini. Negli ultimi anni abbiamo lottato contro la cultura delle consultazioni ricatto alla Marchionne e per difendere il valore dei Contratti nazionali di lavoro, mentre altri firmavano accordi separati in controtendenza a questi valori. Tre anni fa la Cgil ha prodotto "Il piano del lavoro" che indica le tante soluzioni sostenibili per uscire da questa grave crisi di sistema, ma si finge di non saperlo e credo che i più della politica non lo abbiano nemmeno letto. Da anni abbiamo individuato come si possono ridurre le tantissime forme contrattuali da 46 a 4 settoriali, e chiediamo che si armonizzi il potere d'acquisto delle pensioni più basse, anche rivedendo le 100.000 pensioni d'oro. Poi gli accordi a sostegno delle crisi aziendali, gli accordi al sostegno delle famiglie, gli accordi per rilanciare il lavoro nelle zone terremotate e alluvionate, e tanto altro. Comunque la sintetica sintesi sulle tante stagioni e pagine di lotta e di conquista, fotografa bene dove eravamo, uomini, donne, partiti di sinistra, tutta la Cgil e Delegati sindacali, con la gran parte dei lavoratori/ci dalle grandi ragioni e valori, che da sempre si sono battuti per il lavoro, la dignità del lavoro e l’art. 18 che è il pilastro centrale dello Statuto dei Lavoratori. E... a proposito della legge a tutela dei licenziamenti discriminatori e sulla reintegra, quando sentite dire che è presente solo in Italia. Rispondete a gran voce: "Mentite sapendo di mentire perché, per esempio, in Germania la legge c'è dal 1951 e tutela tutti i lavoratori/ci delle aziende sopra i 10 dipendenti". Detto questo.....:
Adesso lottiamo perché vogliono cambiare le regole sul lavoro senza sentire il nostro parere!!!
Adesso lottiamo contro chi vuol  modificare l’art.18 per liberalizzare i licenziamenti.
Adesso lottiamo contro chi vuole la possibilità di demansionare i lavoratori e lavoratrici.
Adesso lottiamo contro chi vuole il controllo visivo a distanza sui lavoratori e lavoratrici.
Adesso lottiamo perché ci sia una nuova politica economica che faccia ripartire gli investimenti.
Adesso lottiamo perché ascoltino le nostre idee sul modello di sviluppo e sul futuro di tutti noi.
Adesso lottiamo perché ci sia una radicale revisione della Legge Fornero sulle pensioni.
Adesso lottiamo perché serve una nuova politica fiscale e venga tutelata la previdenza.
Adesso lottiamo perché si tuteli il valore della solidarietà sociale tre le generazioni.
Adesso lottiamo perché i lavoratori e lavoratrici sono uomini e donne con i loro bisogni e diritti.
Adesso lottiamo e lotteremo per l'estensione dei diritti e per non lasciare indietro nessuno.
Ieri a Bologna e sabato 25 ottobre a Roma manifestiamo contro il Jobs Act del Governo Renzi.
Mercoledi 5 novembre manifestazione a Milano a sostegno della piattaforma Cgil,Cisl,Uil, "Previdenza e Fisco". 
Angelo Gentilini