21 marzo 2020

Con *LIBERA* in attesa di essere liberi.

La Giornata della memoria e dell’impegno promossa dalla associazione antimafia Libera, quest’anno avrebbe dovuto svolgersi il 21 marzo a Palermo, portando un mare di gente da tutta Italia a celebrare i primi 25 anni di vita della grande rete nazionale fondata da don Luigi Ciotti. 
In quel grande mare di persone perbene, migliaia e migliaia di studenti e lavoratori sarebbero arrivati lungo i fiumi delle Ferrovie dello Stato, in particolare grazie al treno organizzato da Libera che sarebbe dovuto partire da Milano la sera del 20 marzo, caricando gente a Bologna e Roma prima di sbarcare a Palermo. Su quel treno CGIL, CISL e UIL dell’Emilia Romagna avrebbero portato centinaia di lavoratori e pensionati. Avrebbero, perché l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci obbliga e ci impegna a restare in casa. Di manifestazioni di massa per ora non se ne parla. L’incontro a Palermo è spostato ad ottobre, ma ciò non toglie che il 21 marzo resti una data importante, da ricordare e da vivere anche nel difficile contesto odierno. Perché il coronavirus sconvolge la nostra vita e mette in crisi la nostra organizzazione sociale. Perché non si vede ma fa male. Perché uccide. Perché solo tutti assieme, attraverso comportamenti responsabili, pensando al bene collettivo e non all’interesse personale, riusciremo a sconfiggerlo. Esattamente come con le mafie. (Paolo Bonacini)
Lo dice, oggi, lo stesso don Luigi Ciotti rivolgendosi ai giovani italiani: 
“Mai come in questo frangente storico, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti. Potenti perché insediate in un sistema economico-finanziario che, se non criminale, è criminogeno, e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l’accesso, in un intreccio di omissioni, «distrazioni» e complicità. Ed ecco non solo le «zone grigie» ma l’osmosi che si è creata fra legale e illegale: da un lato mafie in «guanti bianchi», flessibili, reticolari, imprenditrici e sempre più globali, dall’altro la corruzione e la «mafiosizzazione» di vaste parti di società e dei poteri che le rappresentano”. 
Dal 14 ottobre 1905, all'8 ottobre 1998, sono 54 i sindacalisti italiani uccisi dalle mafie.
Angelo Gentilini, da info www.libera.it // www.libereta.it