Nella
giornata in cui si è svolta la Milano-Sanremo 2015 è stato portato alla
pubblica attenzione la “dimenticanza fiscale” che il campione di ciclismo
Vincenzo Nibali ha praticato con l’incompletezza dei redditi e compensi
dichiarati relativi al 2010/2011. La Guardia di Finanza ha rilevato che
Nibali ha dimenticato di indicare un imponibile di 772 mila euro, pari ad un
imposta evasa di 290 mila euro. A differenza di altri campioni dello sport,
Nibali ha ammesso l’errore, ed essendo scattata la denuncia per evasione
fiscale ha patteggiato la pena di 6 mesi con una multa di 45 mila euro. Inoltre
il campione di ciclismo ha dichiarato: “ Ho chiuso questa storia più di un anno
fa, mi stupisco che salti fuori adesso; se si sbaglia, giusto assumersi le
responsabilità”. Secondo il mio modesto parere, apprezzo Nibali che ha ammesso
la propria colpa, ma che , tra l’altro, gli ha permesso di patteggiare e di
pagare solo 45 mila euro di multa invece del totale dell’imposta evasa (290
mila euro). Nel contempo questo caso evidenzia, sempre che ce ne fosse ancora bisogno di capirla, che il sistema fiscale italiano
è da cambiare e da rivedere proprio nella parte delle sanzioni evitando
speculativi e funzionali patteggiamenti, che si possono definire dei veri e
propri condoni fiscali. Ognuno deve pagare in proporzione al proprio reddito,
premi e compensi aggiuntivi compreso, invece ci troviamo con i poveri salariati
e pensionati che pagano tutto fino all’ultimo centesimo con le trattenute
fiscali fatte direttamente alla fonte, e in pratica è noto che coprono oltre
l’80% del totale del gettito fiscale italiano, mentre campioni e non campioni, manager e
non manager, hanno mille rivoli e scappatoie per evadere, eludere, trasferire
capitali nei paradisi fiscali, ecc..ecc..ecc.
Angelo Gentilini