Prima di tutto vorrei fare una premessa. La Cgil, in tutte le sue articolazioni, non ha nessuna intenzione di creare un partito, ma di continuare a fare politica (ovviamente di sindacato in senso generale) in quanto rappresenta milioni di persone, lavoratori, pensionati, precari e disoccupati, che l'hanno delegata. Il ruolo della rappresentanza generale che ci viene consegnato è, nei fatti, un ruolo politico che si esprime dentro e fuori dai posti di lavoro attraverso la partecipazione e la contrattazione. La Cgil non rinuncia a questo ruolo solo perché cerca di imporlo il governo di turno.
C'è un'ambiguità di fondo nel dibattito locale di questi giorni tra il Partito Democratico e la Fiom Cgil, che nasce dal fatto che questo governo ha azzerato il confronto con le organizzazioni sindacali (uno dei cardini della nostra democrazia), facendo finta di ignorare il peso della rappresentanza e sostenendo che per cambiare le cose è necessario rompere con alcune regole del passato e, guarda caso, come primo atto si rompono le regole che tutelano i più deboli. I decreti sul lavoro, l'attuazione del cosiddetto Jobs Act, ad oggi non cancellano nessuna forma di precariato, riducono gli ammortizzatori sociali consegnando ai lavoratori un futuro ancora più nero (come se non bastasse) ma, soprattutto, intervengono sullo Statuto dei Lavoratori per rendere possibili i licenziamenti anche di fronte a un atto illecito. Perché nel merito è di questo che si tratta. Gli “odiosi privilegi” di cui parla il segretario del Pd imolese non sono altro che norme di tutela del lavoratore quando dimostra di avere ragione sul suo datore di lavoro che vuole licenziarlo ingiustamente. Penso che sia legittimo che ciascuno faccia le proprie valutazioni politiche sui provvedimenti del Governo, anche se mi sfugge la necessità e l'urgenza dell'utilizzo del decreto legge per togliere i diritti, ma questo non può prescindere dalle valutazioni di merito che in questo caso servono per fare chiarezza. In questi anni di crisi, la Cgil e le sue categorie hanno dimostrato sul campo di stare al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, mettendoci tutti i giorni la faccia, con gli strumenti a disposizione, che da domani saranno di meno proprio a causa del Jobs Act, ma non sono mai venuti meno al loro ruolo di tutela e di rappresentanza....Continua a leggere la lettera di Paolo Stefani: www.leggilanotizia.it
Angelo Gentilini, da info stampa Cgil Imola.