Da alcuni anni, da varie direzioni, si spara sui sindacati per
indebolirli e delegittimarli. In particolare il potere mediatico/populista
cerca di rendere tutti uguali, cosicché si va a colpire proprio quelle forze
sindacali che più di altre stanno sul pezzo a difesa dei lavoratori e
lavoratrici. Senza la dovuta conoscenza si criticano i sindacati di mancanza di trasparenza
e si associa il tutto al sistema politico. Alcuni giorni fa leggendo la bozza
del Job Act di Renzi ho avuto la conferma di quanto ho scritto sopra. Sulla
trasparenza: “amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati, hanno il dovere di
pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e
circostanziato”. In riferimento a questo, riporto quanto ha scritto Maurizio
Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, nel recente libro “Forza lavoro”: “ Noi viviamo unicamente del contributo
degli iscritti, lavoratori che scelgono di dare l’1% del proprio stipendio alla
Fiom. E’ la sola nostra entrata e il lavoratore può decidere in qualunque
momento di non dare più quel contributo. Non è per routine che esistiamo, non è
per consuetudine. Il fatto che noi viviamo solo
dei contributi degli iscritti è una scelta che diventa un segnale
politico e costituisce un valore. Come il fatto che gli stipendi di chi lavora
in Fiom sono giustamente rapportati agli stipendi di chi lavora in fabbrica.
Per noi chi si impegna a fare il sindacalista non lo fa per soldi e non può
arricchirsi. Fare il sindacalista non può e non deve diventare un mestiere. Al
lavoro nella sede nazionale siamo in 29, tra funzionari e dipendenti. Il
segretario generale della Fiom guadagna 2260 euro netti al mese, un segretario
nazionale 2150. Lo stipendio di dipendenti e funzionari va dai 1400 ai 1800
euro mensili, i segretari regionali e provinciali guadagnano tra 1600 e 1800. La Fiom sono i suoi 360.000
iscritti, i suoi 16.000 delegati e delegate eletti nei luoghi di lavoro. Questo
processo democratico ci ha permesso di essere vivi e vitali, insieme al fatto che
in nessuna azienda abbiamo fatto un accordo senza avere il consenso della
maggioranza dei lavoratori, e quando non è stato possibile, come alla Fiat,
abbiamo denunciato questo ricatto. Tutto questo fa della Fiom un’organizzazione
che vive di partecipazione democratica e di militanza, grazie al contributo di
delegati che non sono nominati da qualcuno ma eletti dai loro compagni sui
luoghi di lavoro”. Condivido totalmente quanto ha scritto Landini e mi
sembrano evidenti le differenze di un sindacato democratico e rappresentativo
quale è la Fiom-Cgil dalla stragrande maggioranza del sistema politico italiano.
Angelo Gentilini