Non voglio definire sbagliati gli interventi che il Governo Letta ha
adottato per contrastare la crisi e la crescente disoccupazione, ma le
considero scelte che servono in aiuto solo se a monte si cambia il paradigma
del nostro Paese e di tutta l’Eurozona. Nello specifico credo che l’Italia vada
rivoltata come un calzino riorganizzando tutti i settori, con dei progetti a
lunga portata, sulla ricerca e formazione, scuola e sanità, sull’ambiente,
territorio e agricoltura, energia alternativa e innovativa, rifiuti, trasporti,
edilizia, piani industriali ed accordi di filiera, equità fiscale, legalità e
redistribuzione della ricchezza, ecc..ecc..Tra l’altro sono tutte cose note da
anni, come è noto che da oltre 20 anni non ci siamo preoccupati a sufficienza
del futuro del nostro Paese e perciò del nostro futuro. Da alcuni anni il
problema principale è che manca il lavoro in tutti i settori manifatturieri e
gli incentivi alle assunzioni, alla formazione, agli investimenti, sono scelte
positive e sperimentate anche in passato, ma non è detto che adesso creino
nuovi posti di lavoro. Per esempio se un’azienda ha 100 dipendenti e usa gli
ammortizzatori sociali da 3/4 anni
perché il lavoro a tempo pieno c’è per solo 70/80 lavoratori, che se ne fa
degli incentivi per le nuove assunzioni? Inoltre se la stessa azienda non vede
la luce fuori dal tunnel e il lavoro che riprende, a cosa gli servono gli
incentivi per gli investimenti, anche in macchinari più efficienti, quando ha
da anni macchine e linee sotto usate o anche ferme? In questa fase
straordinaria io ritengo una “urgente necessità” la rivisitazione della recente
riforma Fornero sulle pensioni. Considero questa scelta un motore essenziale da
attivare per contrastare la disoccupazione, specialmente giovanile, ed utile
per aiutare le numerose aziende in difficoltà. Si potrebbe usare un sistema
flessibile in uscita dopo i 60 anni di età e anche dopo i 40 anni di contributi
e cosi si inserirebbe nel ciclo produttivo qualche giovane in sostituzione. Le
aziende sarebbero doppiamente aiutate perché il giovane costa meno e in quei
casi che il turnover non si possa fare completamente si vedrebbero alleggerire
i costi fissi dei dipendenti e potrebbero abbattere o addirittura annullare il
ricorso agli ammortizzatori sociali, con una compensazione della maggior spesa
pubblica per le pensioni recuperabile proprio dalla minor spesa negli
ammortizzatori. Per informazione ricordo che in Francia l’abbassamento dell’età
pensionabile è stato tra i primi decreti del Governo guidato dal socialista
Hollande. Ritornando all’Italia, sul reperimento delle risorse necessarie da
una vita si sa che ogni anno ci sono all’incirca 350 miliardi di euro che
prendono strade sbagliate e che se fossero riportati sulla retta via si
potrebbe stare tutti meglio e perciò considerato tanto cos'è "il miliardo e mezzo" messo a sostegno del lavoro dal Governo Letta, "briciole". Poi ci sono gli stipendi d’oro, le pensioni d’oro,
gli sprechi, i costi della politica e tanto altro, “tutto noto”. La vera e
necessaria rivoluzione sarebbe nell’iniziare a cercare i soldi dove sono
veramente e smettere di infilare le mani nelle tasche dei lavoratori dipendenti
e pensionati che hanno stipendi e pensioni in fondo alle classifiche dei paesi
industrializzati
Angelo Gentilini